17 ottobre 2015. Muore Morando Morandini, firma del Dizionario.

Un intellettuale tra parole e immagini
Morando Morandini nasce a Milano il 21 luglio 1924.
La sua vita si intreccia da subito con quella del Novecento culturale italiano: giornalista, critico cinematografico e scrittore, attraversa più di mezzo secolo di cinema con uno sguardo curioso e appassionato.
Durante la Seconda guerra mondiale viene internato in un campo di concentramento tedesco, esperienza che segna profondamente la sua sensibilità e il suo modo di osservare il mondo.
Dalla cronaca al grande schermo
Negli anni Cinquanta entra nella redazione del Giorno, dove inizia una lunga carriera di critico cinematografico.
Morandini non scrive solo di film: scruta il linguaggio delle immagini, ne analizza i codici e le trasformazioni sociali che riflettono.
Nel tempo collabora anche con L’Europeo, Filmcritica e la RAI, contribuendo a diffondere una cultura cinematografica accessibile ma mai banale.
È autore di numerosi saggi, romanzi e racconti, ma la sua opera più conosciuta resta il “Dizionario dei film”, realizzato insieme alla moglie Laura e alla figlia Luisa, un riferimento imprescindibile per generazioni di studenti, giornalisti e appassionati di cinema.
Una visione umana del cinema
Morandini non riduce mai il film a un semplice prodotto artistico: per lui ogni pellicola è un frammento di umanità, un documento del tempo in cui nasce.
Il suo stile, limpido e ironico, trasforma la critica in narrazione, in un dialogo continuo tra lo spettatore e lo schermo.
È tra i primi a intuire il valore educativo e civile del cinema, considerandolo una lente attraverso cui leggere la società e la memoria collettiva.
La morte e l’eredità culturale
Morando Morandini muore a Milano il 17 ottobre 2015, all’età di 91 anni.
Il suo funerale si svolge in forma laica, nel segno della sobrietà che lo ha sempre contraddistinto.
Resta un’eredità vasta: libri, articoli, interviste e, soprattutto, quel dizionario che continua a vivere e a crescere come un archivio dell’immaginario.
Nel ricordo di chi ama il cinema, il suo nome è sinonimo di competenza, passione e libertà di giudizio.
Un intellettuale tra parole e immagini
Morando Morandini nasce a Milano il 21 luglio 1924.
La sua vita si intreccia da subito con quella del Novecento culturale italiano: giornalista, critico cinematografico e scrittore, attraversa più di mezzo secolo di cinema con uno sguardo curioso e appassionato.
Durante la Seconda guerra mondiale viene internato in un campo di concentramento tedesco, esperienza che segna profondamente la sua sensibilità e il suo modo di osservare il mondo.
Dalla cronaca al grande schermo
Negli anni Cinquanta entra nella redazione del Giorno, dove inizia una lunga carriera di critico cinematografico.
Morandini non scrive solo di film: scruta il linguaggio delle immagini, ne analizza i codici e le trasformazioni sociali che riflettono.
Nel tempo collabora anche con L’Europeo, Filmcritica e la RAI, contribuendo a diffondere una cultura cinematografica accessibile ma mai banale.
È autore di numerosi saggi, romanzi e racconti, ma la sua opera più conosciuta resta il “Dizionario dei film”, realizzato insieme alla moglie Laura e alla figlia Luisa, un riferimento imprescindibile per generazioni di studenti, giornalisti e appassionati di cinema.
Una visione umana del cinema
Morandini non riduce mai il film a un semplice prodotto artistico: per lui ogni pellicola è un frammento di umanità, un documento del tempo in cui nasce.
Il suo stile, limpido e ironico, trasforma la critica in narrazione, in un dialogo continuo tra lo spettatore e lo schermo.
È tra i primi a intuire il valore educativo e civile del cinema, considerandolo una lente attraverso cui leggere la società e la memoria collettiva.
La morte e l’eredità culturale
Morando Morandini muore a Milano il 17 ottobre 2015, all’età di 91 anni.
Il suo funerale si svolge in forma laica, nel segno della sobrietà che lo ha sempre contraddistinto.
Resta un’eredità vasta: libri, articoli, interviste e, soprattutto, quel dizionario che continua a vivere e a crescere come un archivio dell’immaginario.
Nel ricordo di chi ama il cinema, il suo nome è sinonimo di competenza, passione e libertà di giudizio.


















































































