20 ottobre 1999. Muore Amintore Fanfani, interprete del Novecento.

Dalla Toscana alla scena nazionale
Amintore Fanfani nasce a Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo, il 6 febbraio 1908.
Cresce in un’Italia che attraversa profondi mutamenti sociali e politici, e fin da giovane si dedica agli studi economici e sociali, laureandosi all’Università Cattolica di Milano.
Diventa professore di economia politica, distinguendosi per le sue ricerche sulle origini del capitalismo e sul rapporto tra etica e sviluppo economico.
Durante la Seconda guerra mondiale partecipa al dibattito intellettuale che darà vita alla Democrazia Cristiana, formazione politica destinata a guidare il Paese nel dopoguerra. La sua visione è chiara: un cattolicesimo sociale moderno, capace di coniugare solidarietà e progresso.
Il riformatore e lo statista
Negli anni Cinquanta Fanfani entra nel cuore della politica italiana.
È più volte ministro del Lavoro, dell’Interno, degli Esteri e in varie occasioni presidente del Consiglio.
È uno dei protagonisti del “miracolo economico” italiano, con politiche volte alla piena occupazione e alla costruzione di case popolari.
La sua figura si impone per il dinamismo e per la capacità di mediazione all’interno della Democrazia Cristiana, partito spesso diviso tra anime differenti.
Fanfani è anche tra i promotori dell’apertura ai socialisti, che segna una svolta nella storia politica italiana degli anni Sessanta.
Parallelamente, contribuisce alla vita culturale e accademica del Paese, dirigendo istituzioni e scrivendo opere di economia e sociologia.
È presidente del Senato per più legislature e rappresenta l’Italia in numerosi contesti internazionali, compreso l’ONU, dove promuove l’impegno per lo sviluppo e la cooperazione tra i popoli.
Gli ultimi anni e il commiato
Negli ultimi anni della sua vita Fanfani si ritira progressivamente dall’attività politica, ma rimane una voce ascoltata e rispettata.
Muore il 20 ottobre 1999 a Roma, a 91 anni.
I funerali si tengono nella capitale, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, come omaggio a un uomo che attraversa con lucidità e determinazione mezzo secolo di storia italiana.
Dalla Toscana alla scena nazionale
Amintore Fanfani nasce a Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo, il 6 febbraio 1908.
Cresce in un’Italia che attraversa profondi mutamenti sociali e politici, e fin da giovane si dedica agli studi economici e sociali, laureandosi all’Università Cattolica di Milano.
Diventa professore di economia politica, distinguendosi per le sue ricerche sulle origini del capitalismo e sul rapporto tra etica e sviluppo economico.
Durante la Seconda guerra mondiale partecipa al dibattito intellettuale che darà vita alla Democrazia Cristiana, formazione politica destinata a guidare il Paese nel dopoguerra. La sua visione è chiara: un cattolicesimo sociale moderno, capace di coniugare solidarietà e progresso.
Il riformatore e lo statista
Negli anni Cinquanta Fanfani entra nel cuore della politica italiana.
È più volte ministro del Lavoro, dell’Interno, degli Esteri e in varie occasioni presidente del Consiglio.
È uno dei protagonisti del “miracolo economico” italiano, con politiche volte alla piena occupazione e alla costruzione di case popolari.
La sua figura si impone per il dinamismo e per la capacità di mediazione all’interno della Democrazia Cristiana, partito spesso diviso tra anime differenti.
Fanfani è anche tra i promotori dell’apertura ai socialisti, che segna una svolta nella storia politica italiana degli anni Sessanta.
Parallelamente, contribuisce alla vita culturale e accademica del Paese, dirigendo istituzioni e scrivendo opere di economia e sociologia.
È presidente del Senato per più legislature e rappresenta l’Italia in numerosi contesti internazionali, compreso l’ONU, dove promuove l’impegno per lo sviluppo e la cooperazione tra i popoli.
Gli ultimi anni e il commiato
Negli ultimi anni della sua vita Fanfani si ritira progressivamente dall’attività politica, ma rimane una voce ascoltata e rispettata.
Muore il 20 ottobre 1999 a Roma, a 91 anni.
I funerali si tengono nella capitale, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, come omaggio a un uomo che attraversa con lucidità e determinazione mezzo secolo di storia italiana.


















































































