27 ottobre 1990. Muore Ugo Tognazzi, re della commedia italiana.

Le origini di un talento
Ugo Tognazzi nasce il 23 marzo 1922 a Cremona, in una famiglia modesta. Dopo l’adolescenza segnata dal lavoro in fabbrica e dagli anni difficili della guerra, trova nella recitazione la via per dare voce alla sua ironia naturale. Inizia nei dopolavoro aziendali, dove scopre la potenza del sorriso come forma di libertà e resistenza.
Negli anni Quaranta approda al varietà e alla radio, poi al teatro di rivista, dove affina tempi comici e capacità improvvisativa. La sua comicità, mai fine a sé stessa, riflette già allora uno sguardo lucido sull’Italia che cambia.
Il successo e la trasformazione dell’attore
Con l’avvento della televisione, Tognazzi diventa uno dei volti più amati del piccolo schermo grazie al programma “Un due tre”, in coppia con Raimondo Vianello. La loro satira elegante ma tagliente conquista il pubblico e segna un’epoca.
Il cinema lo accoglie come interprete versatile: dalla commedia brillante al dramma psicologico, Tognazzi attraversa generi e stili. Lavora con registi come Mario Monicelli, Dino Risi, Marco Ferreri, Alberto Lattuada e Pietro Germi, costruendo un repertorio vastissimo. Film come La grande abbuffata, Il federale, I mostri, Amici miei e La cage aux folles diventano parte della memoria collettiva italiana.
Dietro la risata si nasconde un attore capace di introspezione, un interprete che porta sullo schermo l’uomo comune con le sue fragilità e contraddizioni.
Gli ultimi anni e l’eredità
Negli anni Ottanta continua a lavorare tra cinema e televisione, anche accanto ai figli Ricky, Gianmarco e Thomas, eredi naturali della sua passione per lo spettacolo.
Il 27 ottobre 1990 Ugo Tognazzi muore improvvisamente nella sua casa di Roma, a causa di un’emorragia cerebrale. Aveva 68 anni. I funerali si tengono nella capitale, e l’Italia intera lo saluta con affetto profondo.
Oggi la sua figura rimane simbolo di un modo autentico di fare cinema: ironico, libero, umano. Ugo Tognazzi continua a parlare attraverso i suoi film, che raccontano con tenerezza e coraggio l’anima di un paese intero.
Le origini di un talento
Ugo Tognazzi nasce il 23 marzo 1922 a Cremona, in una famiglia modesta. Dopo l’adolescenza segnata dal lavoro in fabbrica e dagli anni difficili della guerra, trova nella recitazione la via per dare voce alla sua ironia naturale. Inizia nei dopolavoro aziendali, dove scopre la potenza del sorriso come forma di libertà e resistenza.
Negli anni Quaranta approda al varietà e alla radio, poi al teatro di rivista, dove affina tempi comici e capacità improvvisativa. La sua comicità, mai fine a sé stessa, riflette già allora uno sguardo lucido sull’Italia che cambia.
Il successo e la trasformazione dell’attore
Con l’avvento della televisione, Tognazzi diventa uno dei volti più amati del piccolo schermo grazie al programma “Un due tre”, in coppia con Raimondo Vianello. La loro satira elegante ma tagliente conquista il pubblico e segna un’epoca.
Il cinema lo accoglie come interprete versatile: dalla commedia brillante al dramma psicologico, Tognazzi attraversa generi e stili. Lavora con registi come Mario Monicelli, Dino Risi, Marco Ferreri, Alberto Lattuada e Pietro Germi, costruendo un repertorio vastissimo. Film come La grande abbuffata, Il federale, I mostri, Amici miei e La cage aux folles diventano parte della memoria collettiva italiana.
Dietro la risata si nasconde un attore capace di introspezione, un interprete che porta sullo schermo l’uomo comune con le sue fragilità e contraddizioni.
Gli ultimi anni e l’eredità
Negli anni Ottanta continua a lavorare tra cinema e televisione, anche accanto ai figli Ricky, Gianmarco e Thomas, eredi naturali della sua passione per lo spettacolo.
Il 27 ottobre 1990 Ugo Tognazzi muore improvvisamente nella sua casa di Roma, a causa di un’emorragia cerebrale. Aveva 68 anni. I funerali si tengono nella capitale, e l’Italia intera lo saluta con affetto profondo.
Oggi la sua figura rimane simbolo di un modo autentico di fare cinema: ironico, libero, umano. Ugo Tognazzi continua a parlare attraverso i suoi film, che raccontano con tenerezza e coraggio l’anima di un paese intero.


















































































