1° novembre 2009. Muore l’antropologo Claude Lévi-Strauss.

Le origini di un pensatore globale
Claude Lévi-Strauss nasce a Bruxelles il 28 novembre 1908 da una famiglia francese di origine ebraica.
Cresce a Parigi in un ambiente colto e cosmopolita che alimenta la sua curiosità per le società umane e i loro linguaggi simbolici.
Dopo aver studiato filosofia alla Sorbona, sceglie l’antropologia come strumento per indagare la mente umana attraverso le strutture culturali.
Negli anni Trenta parte per il Brasile, dove insegna sociologia e intraprende spedizioni nel Mato Grosso e in Amazzonia.
L’esperienza con le popolazioni indigene segna profondamente il suo pensiero: Lévi-Strauss comprende che le società “primitive” non sono arretrate, ma possiedono una logica e un ordine tanto complessi quanto quelli delle società occidentali.
Le opere e la rivoluzione dello strutturalismo
Durante l’esilio negli Stati Uniti, dovuto alla guerra e alle leggi razziali di Vichy, entra in contatto con linguisti come Roman Jakobson. Da questo incontro nasce l’idea dello strutturalismo: ogni cultura, come una lingua, si regge su strutture profonde che regolano i comportamenti e i miti.
Tra le sue opere principali emergono Tristi Tropici (1955), una riflessione poetica e critica sulla civiltà occidentale, e Le strutture elementari della parentela (1949), testo fondamentale che mostra come le relazioni familiari rispondano a regole universali. Seguiranno Il pensiero selvaggio (1962) e le Mitologiche, monumentale esplorazione del mito come linguaggio dell’inconscio collettivo.
Lévi-Strauss non cerca di classificare le culture, ma di comprenderne l’armonia invisibile. Il suo sguardo antropologico si muove tra filosofia, linguistica e arte, con la convinzione che il mondo umano sia un intreccio di segni da decifrare.
La morte e l’eredità intellettuale
Claude Lévi-Strauss muore a Parigi il 1° novembre 2009, pochi giorni prima del suo centunesimo compleanno.
I funerali si svolgono in forma privata, come da suo desiderio.
Riposa nel cimitero di Lignerolles, piccolo comune francese nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi.
Con la sua scomparsa, l’antropologia perde uno dei suoi maestri più lucidi e poetici del Novecento.

Le origini di un pensatore globale
Claude Lévi-Strauss nasce a Bruxelles il 28 novembre 1908 da una famiglia francese di origine ebraica.
Cresce a Parigi in un ambiente colto e cosmopolita che alimenta la sua curiosità per le società umane e i loro linguaggi simbolici.
Dopo aver studiato filosofia alla Sorbona, sceglie l’antropologia come strumento per indagare la mente umana attraverso le strutture culturali.
Negli anni Trenta parte per il Brasile, dove insegna sociologia e intraprende spedizioni nel Mato Grosso e in Amazzonia.
L’esperienza con le popolazioni indigene segna profondamente il suo pensiero: Lévi-Strauss comprende che le società “primitive” non sono arretrate, ma possiedono una logica e un ordine tanto complessi quanto quelli delle società occidentali.
Le opere e la rivoluzione dello strutturalismo
Durante l’esilio negli Stati Uniti, dovuto alla guerra e alle leggi razziali di Vichy, entra in contatto con linguisti come Roman Jakobson. Da questo incontro nasce l’idea dello strutturalismo: ogni cultura, come una lingua, si regge su strutture profonde che regolano i comportamenti e i miti.
Tra le sue opere principali emergono Tristi Tropici (1955), una riflessione poetica e critica sulla civiltà occidentale, e Le strutture elementari della parentela (1949), testo fondamentale che mostra come le relazioni familiari rispondano a regole universali. Seguiranno Il pensiero selvaggio (1962) e le Mitologiche, monumentale esplorazione del mito come linguaggio dell’inconscio collettivo.
Lévi-Strauss non cerca di classificare le culture, ma di comprenderne l’armonia invisibile. Il suo sguardo antropologico si muove tra filosofia, linguistica e arte, con la convinzione che il mondo umano sia un intreccio di segni da decifrare.
La morte e l’eredità intellettuale
Claude Lévi-Strauss muore a Parigi il 1° novembre 2009, pochi giorni prima del suo centunesimo compleanno.
I funerali si svolgono in forma privata, come da suo desiderio.
Riposa nel cimitero di Lignerolles, piccolo comune francese nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi.
Con la sua scomparsa, l’antropologia perde uno dei suoi maestri più lucidi e poetici del Novecento.


















































































