Addio a Gianni Berengo Gardin, maestro del bianco e nero.

Gianni Berengo Gardin è morto oggi, 7 agosto 2025, all’età di 94 anni.
Il maestro della fotografia italiana si è spento nella sua casa di Milano, circondato dai suoi familiari.
La notizia della scomparsa è stata diffusa nella tarda mattinata, suscitando un’ondata di cordoglio nel mondo della cultura, del giornalismo e dell’arte.
Nato a Santa Margherita Ligure il 10 ottobre 1930, Berengo Gardin attraversa quasi un secolo di storia con uno sguardo sempre attento alla realtà.
Il suo nome è legato indissolubilmente alla fotografia di reportage, rigorosamente in bianco e nero, senza filtri né ritocchi.
Le sue immagini non sono mai compiacenti, ma sempre profonde, essenziali, piene di rispetto per il soggetto.
Un archivio lungo settant’anni
Comincia a fotografare negli anni Cinquanta, per passione.
Si trasferisce poi a Milano, dove trova il suo ambiente ideale: il lavoro, la fabbrica, i riti collettivi, le marginalità sociali.
Documenta la vita degli operai alla Olivetti, le baraccopoli, i manicomi, le nozze, i funerali, le periferie urbane.
Il suo sguardo non è mai giudicante. Cerca la dignità, il gesto minimo, la presenza umana.
Collabora con le principali testate italiane e internazionali (Il Mondo, L’Espresso, Domus, Time), e con architetti, sociologi, intellettuali come Renzo Piano, Franco Basaglia, Cesare Zavattini.
La fotografia come racconto civile
Berengo Gardin firma oltre 250 libri fotografici. Alcuni titoli segnano un’epoca: Morire di classe (1969), con Carla Cerati, è tra i primi a documentare le condizioni dei malati psichiatrici in Italia.
Il suo lavoro per le Ferrovie dello Stato, l’Alfa Romeo, la Fiat, mai piegato alla pubblicità, diventa memoria collettiva.
Le sue mostre viaggiano in tutto il mondo, dal MoMA di New York alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi.
Nel 1998 riceve il prestigioso premio Hasselblad alla carriera.
Ma resta sempre lontano dai riflettori, fedele alla Leica e al silenzio dell’osservazione.
I funerali e l’ultimo saluto
I funerali di Gianni Berengo Gardin si terranno in forma privata, secondo la volontà espressa dal fotografo stesso.
Nessuna cerimonia pubblica è prevista, almeno per ora.
Resta il suo archivio immenso: centinaia di migliaia di negativi che raccontano, con sobrietà e passione, il volto più autentico dell’Italia.
Gianni Berengo Gardin è morto oggi, 7 agosto 2025, all’età di 94 anni.
Il maestro della fotografia italiana si è spento nella sua casa di Milano, circondato dai suoi familiari.
La notizia della scomparsa è stata diffusa nella tarda mattinata, suscitando un’ondata di cordoglio nel mondo della cultura, del giornalismo e dell’arte.
Nato a Santa Margherita Ligure il 10 ottobre 1930, Berengo Gardin attraversa quasi un secolo di storia con uno sguardo sempre attento alla realtà.
Il suo nome è legato indissolubilmente alla fotografia di reportage, rigorosamente in bianco e nero, senza filtri né ritocchi.
Le sue immagini non sono mai compiacenti, ma sempre profonde, essenziali, piene di rispetto per il soggetto.
Un archivio lungo settant’anni
Comincia a fotografare negli anni Cinquanta, per passione.
Si trasferisce poi a Milano, dove trova il suo ambiente ideale: il lavoro, la fabbrica, i riti collettivi, le marginalità sociali.
Documenta la vita degli operai alla Olivetti, le baraccopoli, i manicomi, le nozze, i funerali, le periferie urbane.
Il suo sguardo non è mai giudicante. Cerca la dignità, il gesto minimo, la presenza umana.
Collabora con le principali testate italiane e internazionali (Il Mondo, L’Espresso, Domus, Time), e con architetti, sociologi, intellettuali come Renzo Piano, Franco Basaglia, Cesare Zavattini.
La fotografia come racconto civile
Berengo Gardin firma oltre 250 libri fotografici. Alcuni titoli segnano un’epoca: Morire di classe (1969), con Carla Cerati, è tra i primi a documentare le condizioni dei malati psichiatrici in Italia.
Il suo lavoro per le Ferrovie dello Stato, l’Alfa Romeo, la Fiat, mai piegato alla pubblicità, diventa memoria collettiva.
Le sue mostre viaggiano in tutto il mondo, dal MoMA di New York alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi.
Nel 1998 riceve il prestigioso premio Hasselblad alla carriera.
Ma resta sempre lontano dai riflettori, fedele alla Leica e al silenzio dell’osservazione.
I funerali e l’ultimo saluto
I funerali di Gianni Berengo Gardin si terranno in forma privata, secondo la volontà espressa dal fotografo stesso.
Nessuna cerimonia pubblica è prevista, almeno per ora.
Resta il suo archivio immenso: centinaia di migliaia di negativi che raccontano, con sobrietà e passione, il volto più autentico dell’Italia.


















































































