Addio ad Aimo Moroni, il cuoco che ha rivoluzionato la cucina milanese.

7 Ottobre 2025 - 10:00--Lutto-

Le origini toscane e l’arrivo a Milano

Aimo Moroni nasce a Pescia, in provincia di Pistoia, nel 1934.
Figlio di un carabiniere, cresce nella campagna toscana insieme alla moglie Nadia Giuntoli, anche lei originaria di Chiesina Uzzanese.
Entrambi portano con sé un bagaglio fatto di semplicità, autenticità e rispetto per la materia prima, che diventeranno i pilastri della loro cucina.
Negli anni Cinquanta si trasferiscono a Milano, città che all’epoca rappresentava il simbolo del boom economico italiano.
Nel 1962 aprono una piccola trattoria in via Montecuccoli, allora una zona periferica e non asfaltata: è l’inizio di una storia destinata a cambiare il volto della gastronomia italiana.

Dalla trattoria “Stella” a “Il Luogo di Aimo e Nadia”

Il primo locale, un modesto bar chiamato “Stella”, diventa presto il laboratorio di un nuovo modo di intendere la cucina.
Aimo e Nadia, uniti da un amore profondo e da un’incredibile etica del lavoro, trasformano la semplicità delle ricette toscane in alta cucina, ponendo sempre al centro la qualità degli ingredienti.
Per loro la cucina è cultura, racconto e memoria.
Niente mode passeggere, niente eccessi: solo rispetto per la terra e per i sapori autentici.
Da quella filosofia nasce “Il Luogo di Aimo e Nadia”, che nel tempo si afferma come uno dei ristoranti più importanti d’Italia.

Il riconoscimento internazionale

Nel 1980 arriva la prima stella Michelin, seguita da una seconda dieci anni dopo.
Il successo non cambia lo spirito originario del ristorante: la cucina rimane un tributo all’Italia, alla sua biodiversità e ai suoi territori.
Piatti come lo Spaghetto al cipollotto del 1965 e la Zuppa Etrusca diventano simboli di un’idea di cucina elegante ma radicata nella tradizione.
Moroni non segue le tendenze, le anticipa, con intuizioni che ancora oggi ispirano le nuove generazioni di chef.

Apiemme Engineering Progettazione Case Funerarie

Il tributo di Massimo Bottura e dei grandi chef

La notizia della scomparsa di Aimo Moroni, avvenuta a 89 anni a Milano, ha suscitato grande commozione nel mondo della ristorazione.
Massimo Bottura lo ha ricordato con parole toccanti: “La sua cucina era come la bandiera italiana”.
Un’immagine che sintetizza perfettamente il suo approccio: onestà, colore, armonia e identità.
Moroni ha dimostrato che la grande cucina italiana non nasce da complicazioni, ma dalla verità degli ingredienti e dal rispetto per chi li produce.

Un’eredità viva grazie alla famiglia e ai suoi allievi

Dopo oltre sessant’anni di carriera, l’eredità di Aimo Moroni continua nel ristorante di via Montecuccoli grazie alla figlia Stefania Moroni e agli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani.
Sotto la loro guida, “Il Luogo” è diventato anche un centro di dialogo tra arte, cultura e gastronomia, mantenendo intatta la visione originale del fondatore.
L’obiettivo resta lo stesso: raccontare l’Italia attraverso il gusto, la memoria e la creatività.

Una vita d’amore e dedizione

Aimo e Nadia sono stati una coppia indissolubile nella vita e nel lavoro.
Si conobbero da giovanissimi e insieme hanno affrontato ogni sfida, unendo cuore e professionalità.
La loro storia è un esempio di amore, sacrificio e coerenza, una lunga avventura condivisa tra pentole, ricette e sogni.
Nella figlia Stefania hanno trasmesso il senso più profondo del loro mestiere: servire il cliente come si serve un ospite di casa.

I piatti che hanno fatto la storia

Lo Spaghetto al cipollotto è il simbolo dell’essenza di Aimo Moroni: semplicità solo apparente, equilibrio perfetto, rispetto assoluto della materia prima.
Ogni ingrediente ha un ruolo, ogni passaggio è studiato per esaltare il sapore autentico.
La Zuppa Etrusca, invece, rappresenta il legame con la terra d’origine: un piatto contadino, ricco di legumi, cereali e verdure, capace di parlare di identità e memoria.
Due piatti che hanno reso “Il Luogo di Aimo e Nadia” un punto fermo della cucina italiana nel mondo.

La scomparsa e il ricordo

Con la morte di Aimo Moroni, l’Italia perde un maestro, ma resta viva la sua lezione: la cucina come atto d’amore, come linguaggio di verità e come forma d’arte.
Nel suo ristorante, ogni piatto continua a raccontare la storia di un uomo che, partendo da un piccolo bar di periferia, ha saputo dare alla cucina italiana una voce universale.

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