Addio al giornalista Emilio Fede, direttore del Tg1 e del Tg4.

Emilio Fede è morto a 94 anni nella residenza San Felice di Segrate, vicino Milano. Accanto a lui, fino all’ultimo, le figlie Simona e Sveva.
Il giornalista e conduttore, esorcizzava con l’ironia la morte.
Celebre una sua dichiarazione degli ultimi anni: “Ogni mattina leggo i necrologi. Se non c’è il mio nome, vado a farmi la barba”.
Il suo nome è legato a una lunga carriera tra Rai e Mediaset e a una lunga vita pubblica tra luci e ombre.
Nato a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1931, si trasferisce a Roma dopo la guerra e inizia il suo percorso nella carta stampata.
Dopo le prime esperienze con Il Momento – Mattino e La Gazzetta del Popolo, nel 1961 viene assunto in Rai. Per otto anni è inviato speciale in Africa, documentando decolonizzazione e conflitti civili. Celebre la sua inchiesta sulla “bistecca agli estrogeni”, che fece epoca nel giornalismo investigativo italiano.
Dalla Rai a Mediaset, tra successi e innovazioni
Nel 1981 diventa direttore ad interim del Tg1. Durante il suo mandato, il telegiornale segue in diretta la tragedia di Vermicino e la vicenda del piccolo Alfredino, un evento che segna la nascita della cosiddetta “tv del dolore”.
Dopo un periodo travagliato, lascia la Rai nel 1987 e approda a Fininvest nel 1989, sotto l’ala di Silvio Berlusconi, a cui resterà sempre fedele.
A Videonews e poi a Studio Aperto porta innovazioni dirompenti: la conduzione in piedi, l’abolizione del gobbo, l’attenzione all’informazione regionale.
Il 16 gennaio 1991 annuncia in diretta l’inizio della Guerra del Golfo, con una scenografia creata di suo pugno.
Le “bandierine di Fede” diventeranno celebri.
Dal 1992 guida il Tg4, diventando un volto simbolo della rete e protagonista di collegamenti indimenticabili durante Tangentopoli.
Ombre giudiziarie e ultimi anni
La carriera di Emilio Fede è stata anche segnata da scandali e processi.
Nel 2019 arriva la condanna definitiva per favoreggiamento della prostituzione nel processo Ruby Bis. Altre vicende giudiziarie lo vedono coinvolto fino al 2021, con la conferma in Cassazione della condanna per tentata estorsione ai danni di Mediaset.
Malgrado le difficoltà, Fede resta una figura mediatica di forte impatto, capace di attirare parimenti consensi e critiche.
Scrittore, politico e personaggio televisivo
Oltre al giornalismo, Emilio Fede si dedica alla scrittura, pubblicando diversi libri autobiografici e di costume.
Si cimenta anche in politica, fondando movimenti come Vogliamo vivere e Le ali della libertà.
Al cinema compare in un cameo in Paparazzi di Neri Parenti e in filmati di repertorio usati da registi come Nanni Moretti e Marco Bellocchio.
La sua ultima apparizione pubblica risale al 2023 in occasione dei funerali di Silvio Berlusconi, da lui definito “la mia vita”.
I funerali si terranno giovedì 4 alle ore 16 nella parrocchia di Dio Padre a Milano 2, celebrati dal parroco don Gianni Cazzaniga.
LPP
Emilio Fede è morto a 94 anni nella residenza San Felice di Segrate, vicino Milano. Accanto a lui, fino all’ultimo, le figlie Simona e Sveva.
Il giornalista e conduttore, esorcizzava con l’ironia la morte.
Celebre una sua dichiarazione degli ultimi anni: “Ogni mattina leggo i necrologi. Se non c’è il mio nome, vado a farmi la barba”.
Il suo nome è legato a una lunga carriera tra Rai e Mediaset e a una lunga vita pubblica tra luci e ombre.
Nato a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1931, si trasferisce a Roma dopo la guerra e inizia il suo percorso nella carta stampata.
Dopo le prime esperienze con Il Momento – Mattino e La Gazzetta del Popolo, nel 1961 viene assunto in Rai. Per otto anni è inviato speciale in Africa, documentando decolonizzazione e conflitti civili. Celebre la sua inchiesta sulla “bistecca agli estrogeni”, che fece epoca nel giornalismo investigativo italiano.
Dalla Rai a Mediaset, tra successi e innovazioni
Nel 1981 diventa direttore ad interim del Tg1. Durante il suo mandato, il telegiornale segue in diretta la tragedia di Vermicino e la vicenda del piccolo Alfredino, un evento che segna la nascita della cosiddetta “tv del dolore”.
Dopo un periodo travagliato, lascia la Rai nel 1987 e approda a Fininvest nel 1989, sotto l’ala di Silvio Berlusconi, a cui resterà sempre fedele.
A Videonews e poi a Studio Aperto porta innovazioni dirompenti: la conduzione in piedi, l’abolizione del gobbo, l’attenzione all’informazione regionale.
Il 16 gennaio 1991 annuncia in diretta l’inizio della Guerra del Golfo, con una scenografia creata di suo pugno.
Le “bandierine di Fede” diventeranno celebri.
Dal 1992 guida il Tg4, diventando un volto simbolo della rete e protagonista di collegamenti indimenticabili durante Tangentopoli.
Ombre giudiziarie e ultimi anni
La carriera di Emilio Fede è stata anche segnata da scandali e processi.
Nel 2019 arriva la condanna definitiva per favoreggiamento della prostituzione nel processo Ruby Bis. Altre vicende giudiziarie lo vedono coinvolto fino al 2021, con la conferma in Cassazione della condanna per tentata estorsione ai danni di Mediaset.
Malgrado le difficoltà, Fede resta una figura mediatica di forte impatto, capace di attirare parimenti consensi e critiche.
Scrittore, politico e personaggio televisivo
Oltre al giornalismo, Emilio Fede si dedica alla scrittura, pubblicando diversi libri autobiografici e di costume.
Si cimenta anche in politica, fondando movimenti come Vogliamo vivere e Le ali della libertà.
Al cinema compare in un cameo in Paparazzi di Neri Parenti e in filmati di repertorio usati da registi come Nanni Moretti e Marco Bellocchio.
La sua ultima apparizione pubblica risale al 2023 in occasione dei funerali di Silvio Berlusconi, da lui definito “la mia vita”.
I funerali si terranno giovedì 4 alle ore 16 nella parrocchia di Dio Padre a Milano 2, celebrati dal parroco don Gianni Cazzaniga.
LPP


















































































