Epitaffi d’autore, Elvis Presley.

Epitaffi d’Autore, l’ultima parola prima della parola “fine”.
Alcuni se ne vanno in punta di piedi, altri improvvisamente, quasi con un “colpo di teatro”.
In questa rubrica, che abbiamo chiamato Epitaffi d’Autore, vogliamo dare “l’ultima parola” a coloro, noti e meno noti, che hanno saputo lasciare il segno… con una sola frase.
Epitaffi che fanno pensare e persino sorridere.
Perché anche la fine, se scritta bene, merita un applauso.
Il Re del Rock and Roll e il suo ultimo testamento
Elvis Presley non è stato solo un cantante, ma un’icona che ha segnato un’epoca.
Nato in una modesta casa nel Mississippi, si è elevato a “Re del Rock and Roll” grazie al suo talento e al suo magnetico carisma.
La sua prematura scomparsa, avvenuta il 16 agosto 1977 a soli 42 anni, ha lasciato un vuoto incolmabile nel panorama musicale.
La sua eredità, però, continua a vivere, custodita in un luogo speciale: la sua ultima dimora, a Graceland.
Graceland: la casa e il luogo del ricordo
Graceland è il cuore pulsante del mito di Elvis Presley.
Acquistata nel 1957, quando il successo di “Jailhouse Rock” lo aveva già consacrato a livello mondiale, divenne il rifugio privato del cantante e il luogo in cui ospitava amici, musicisti e familiari.
Qui Presley visse momenti di creatività, ma anche la quotidianità lontano dai riflettori.

Graceland, Memphis, Tennessee

Graceland, interni, foto di Pietro Bosio
Dopo la sua morte, Vernon Presley decise di seppellirlo nel Meditation Garden, un’area della proprietà dedicata al raccoglimento.
Oggi Graceland è una delle residenze più visitate negli Stati Uniti e il pellegrinaggio annuale dei fan durante l’“Elvis Week” ne conferma lo status di simbolo culturale.
L’epitaffio per un figlio amato

Graceland, Giardino della Meditazione, foto di Pietro Bosio
L’iscrizione sulla tomba di Elvis è una dichiarazione d’amore e orgoglio senza filtri.
Racconta una storia, quella di un uomo visto attraverso gli occhi di chi lo ha amato di più.
ELVIS AARON PRESLEY
8 gennaio 1935 – 16 agosto 1977
Figlio di VERNON ELVIS PRESLEY e GLADYS LOVE PRESLEY
Padre di LISA MARIE PRESLEY
Era un prezioso dono di Dio,
che abbiamo amato e custodito con cura.
Aveva un talento donatogli da Dio,
che ha condiviso con il mondo, e senza dubbio
divenne uno degli artisti più acclamati,
catturando il cuore di giovani e anziani.
Fu ammirato non solo come intrattenitore,
ma anche come il grande umanitario che era,
per la sua generosità e la sua bontà verso il prossimo.
Rivoluzionò il mondo della musica*
e ricevette i suoi massimi riconoscimenti.
Divenne una leggenda vivente già in vita,
guadagnando il rispetto e l’amore di milioni di persone.
Dio vide che aveva bisogno di riposo*
e lo chiamò a sé.
Ci manchi, figlio e papà,
ringrazio Dio per averci donato te come figlio.
L’uomo, il mito, il dono
Questo epitaffio unisce in modo armonioso la dimensione pubblica e quella privata.
Racconta la famiglia, i successi, il talento e la generosità di Elvis, disposti come capitoli fondamentali di una storia che il mondo conosce bene.
È il ritratto di un uomo amato e di un’icona che, per chi gli era vicino, ha rappresentato un dono unico e irripetibile.
La frase “Dio vide che aveva bisogno di riposo e lo chiamò a sé” mostra il tentativo del padre di dare un senso alla perdita.
“Ci manchi, figlio e papà, ringrazio Dio per averci donato te come figlio”: parole che restano scolpite nel tempo.
Epitaffi d’Autore, l’ultima parola prima della parola “fine”.
Alcuni se ne vanno in punta di piedi, altri improvvisamente, quasi con un “colpo di teatro”.
In questa rubrica, che abbiamo chiamato Epitaffi d’Autore, vogliamo dare “l’ultima parola” a coloro, noti e meno noti, che hanno saputo lasciare il segno… con una sola frase.
Epitaffi che fanno pensare e persino sorridere.
Perché anche la fine, se scritta bene, merita un applauso.
Il Re del Rock and Roll e il suo ultimo testamento
Elvis Presley non è stato solo un cantante, ma un’icona che ha segnato un’epoca.
Nato in una modesta casa nel Mississippi, si è elevato a “Re del Rock and Roll” grazie al suo talento e al suo magnetico carisma.
La sua prematura scomparsa, avvenuta il 16 agosto 1977 a soli 42 anni, ha lasciato un vuoto incolmabile nel panorama musicale.
La sua eredità, però, continua a vivere, custodita in un luogo speciale: la sua ultima dimora, a Graceland.
Graceland: la casa e il luogo del ricordo
Graceland è il cuore pulsante del mito di Elvis Presley.
Acquistata nel 1957, quando il successo di “Jailhouse Rock” lo aveva già consacrato a livello mondiale, divenne il rifugio privato del cantante e il luogo in cui ospitava amici, musicisti e familiari.
Qui Presley visse momenti di creatività, ma anche la quotidianità lontano dai riflettori.

Graceland, Memphis, Tennessee

Graceland, interni, foto di Pietro Bosio
Dopo la sua morte, Vernon Presley decise di seppellirlo nel Meditation Garden, un’area della proprietà dedicata al raccoglimento.
Oggi Graceland è una delle residenze più visitate negli Stati Uniti e il pellegrinaggio annuale dei fan durante l’“Elvis Week” ne conferma lo status di simbolo culturale.
L’epitaffio per un figlio amato

Graceland, Giardino della Meditazione, foto di Pietro Bosio
L’iscrizione sulla tomba di Elvis è una dichiarazione d’amore e orgoglio senza filtri.
Racconta una storia, quella di un uomo visto attraverso gli occhi di chi lo ha amato di più.
ELVIS AARON PRESLEY
8 gennaio 1935 – 16 agosto 1977
Figlio di VERNON ELVIS PRESLEY e GLADYS LOVE PRESLEY
Padre di LISA MARIE PRESLEY
Era un prezioso dono di Dio,
che abbiamo amato e custodito con cura.
Aveva un talento donatogli da Dio,
che ha condiviso con il mondo, e senza dubbio
divenne uno degli artisti più acclamati,
catturando il cuore di giovani e anziani.
Fu ammirato non solo come intrattenitore,
ma anche come il grande umanitario che era,
per la sua generosità e la sua bontà verso il prossimo.
Rivoluzionò il mondo della musica*
e ricevette i suoi massimi riconoscimenti.
Divenne una leggenda vivente già in vita,
guadagnando il rispetto e l’amore di milioni di persone.
Dio vide che aveva bisogno di riposo*
e lo chiamò a sé.
Ci manchi, figlio e papà,
ringrazio Dio per averci donato te come figlio.
L’uomo, il mito, il dono
Questo epitaffio unisce in modo armonioso la dimensione pubblica e quella privata.
Racconta la famiglia, i successi, il talento e la generosità di Elvis, disposti come capitoli fondamentali di una storia che il mondo conosce bene.
È il ritratto di un uomo amato e di un’icona che, per chi gli era vicino, ha rappresentato un dono unico e irripetibile.
La frase “Dio vide che aveva bisogno di riposo e lo chiamò a sé” mostra il tentativo del padre di dare un senso alla perdita.
“Ci manchi, figlio e papà, ringrazio Dio per averci donato te come figlio”: parole che restano scolpite nel tempo.


















































































