Frankenstein è tratto da una storia vera?

Le origini di un mito letterario
Il personaggio di Frankenstein ha affascinato (e turbato i sonni) di grandi e piccoli e ci si chiede se sia tratto da una storia vera.
Il celebre romanzo di Mary Shelley, pubblicato nel 1818, in effetti, ha radici che affondano negli esperimenti scientifici dell’epoca e nelle esperienze personali dell’autrice. Tanto da rendere la vicenda del mostro Frankenstein, creato in laboratorio, più realistica di quanto sia.
Galvanismo ed esperimenti inquietanti
All’inizio del XIX secolo, gli esperimenti scientifici sull’elettricità affascinavano l’Europa.
Luigi Galvani scoprì che una scarica elettrica poteva far contrarre i muscoli di una rana, dando l’impressione che l’elettricità fosse legata alla forza vitale.
Il nipote, Giovanni Aldini, portò questi esperimenti oltre i limiti etici, applicando scariche ai cadaveri di animali e persino di esseri umani, che si muovevano in modo spaventoso.
Questi episodi impressionarono la società e alimentarono l’idea che fosse possibile “riportare in vita i morti” con l’uso di scariche elettriche.
Scienziati e alchimisti dietro Victor Frankenstein
Mary Shelley, dunque, non inventò la storia di Frankenstein dal nulla.
Alcune personaggi dell’epoca sembrano aver influenzato la creazione del protagonista suo romanzo:
- Erasmus Darwin, scienziato visionario e sostenitore delle teorie galvaniche.
- Henry Cline, medico che “riportò in vita” un marinaio in coma con l’uso delle scariche elettriche.
- James Lind, sperimentatore che usò l’elettricità sugli animali.
- Johann Konrad Dippel, alchimista tedesco noto per pratiche discutibili sui cadaveri di animali e umani.
Un intreccio di scienza, alchimia e leggende diede forma al personaggio del dottor Victor Frankenstein e alla vicenda narrata nel romanzo.
L’immaginazione di Mary Shelley
La genesi del romanzo affonda anche nella vita personale della scrittrice.
Nel 1816, a soli 18 anni, Mary Shelley trascorse l’estate in Svizzera con Percy Shelley, Lord Byron e John Polidori. Da una sfida letteraria tra loro nacque l’idea originaria di Frankenstein.
A rafforzare i toni drammatici usati dalla scrittrice contribuirono le tragedie personali: la perdita della madre, la morte del suo primo figlio e il suicidio della sorellastra.
Tutti elementi che si ritrovano nelle atmosfere di dolore, solitudine e rifiuto della realtà presenti nel romanzo.
È davvero una storia vera?
La risposta è no: Frankenstein non è cronaca, ma letteratura.
Tuttavia, è costruito su basi reali:
- esperimenti scientifici documentati
- figure storiche realmente esistite
- lutti e dolori personali di Mary Shelley
- il clima culturale di ispirazione gotico-romantico del tempo.
Resta il fatto che, ancora oggi lFrankenstein resta un classico intramontabile della letteratura, capace di far riflettere sui limiti della scienza e sulle responsabilità morali dell’uomo.
LPP
Le origini di un mito letterario
Il personaggio di Frankenstein ha affascinato (e turbato i sonni) di grandi e piccoli e ci si chiede se sia tratto da una storia vera.
Il celebre romanzo di Mary Shelley, pubblicato nel 1818, in effetti, ha radici che affondano negli esperimenti scientifici dell’epoca e nelle esperienze personali dell’autrice. Tanto da rendere la vicenda del mostro Frankenstein, creato in laboratorio, più realistica di quanto sia.
Galvanismo ed esperimenti inquietanti
All’inizio del XIX secolo, gli esperimenti scientifici sull’elettricità affascinavano l’Europa.
Luigi Galvani scoprì che una scarica elettrica poteva far contrarre i muscoli di una rana, dando l’impressione che l’elettricità fosse legata alla forza vitale.
Il nipote, Giovanni Aldini, portò questi esperimenti oltre i limiti etici, applicando scariche ai cadaveri di animali e persino di esseri umani, che si muovevano in modo spaventoso.
Questi episodi impressionarono la società e alimentarono l’idea che fosse possibile “riportare in vita i morti” con l’uso di scariche elettriche.
Scienziati e alchimisti dietro Victor Frankenstein
Mary Shelley, dunque, non inventò la storia di Frankenstein dal nulla.
Alcune personaggi dell’epoca sembrano aver influenzato la creazione del protagonista suo romanzo:
- Erasmus Darwin, scienziato visionario e sostenitore delle teorie galvaniche.
- Henry Cline, medico che “riportò in vita” un marinaio in coma con l’uso delle scariche elettriche.
- James Lind, sperimentatore che usò l’elettricità sugli animali.
- Johann Konrad Dippel, alchimista tedesco noto per pratiche discutibili sui cadaveri di animali e umani.
Un intreccio di scienza, alchimia e leggende diede forma al personaggio del dottor Victor Frankenstein e alla vicenda narrata nel romanzo.
L’immaginazione di Mary Shelley
La genesi del romanzo affonda anche nella vita personale della scrittrice.
Nel 1816, a soli 18 anni, Mary Shelley trascorse l’estate in Svizzera con Percy Shelley, Lord Byron e John Polidori. Da una sfida letteraria tra loro nacque l’idea originaria di Frankenstein.
A rafforzare i toni drammatici usati dalla scrittrice contribuirono le tragedie personali: la perdita della madre, la morte del suo primo figlio e il suicidio della sorellastra.
Tutti elementi che si ritrovano nelle atmosfere di dolore, solitudine e rifiuto della realtà presenti nel romanzo.
È davvero una storia vera?
La risposta è no: Frankenstein non è cronaca, ma letteratura.
Tuttavia, è costruito su basi reali:
- esperimenti scientifici documentati
- figure storiche realmente esistite
- lutti e dolori personali di Mary Shelley
- il clima culturale di ispirazione gotico-romantico del tempo.
Resta il fatto che, ancora oggi lFrankenstein resta un classico intramontabile della letteratura, capace di far riflettere sui limiti della scienza e sulle responsabilità morali dell’uomo.
LPP



















































































