13 settembre 1928. Muore lo scrittore Italo Svevo.

Un uomo tra due mondi
Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, nasce a Trieste il 19 dicembre 1861, in una città di confine che respira le culture italiana, tedesca e slovena.
Cresce in un ambiente borghese, diviso tra il rigore commerciale e la curiosità letteraria.
La sua vita si muove costantemente tra due binari: il lavoro in banca e in fabbrica da una parte, la passione per la scrittura dall’altra.
Questa doppia identità diventa il motore della sua ricerca artistica e segna profondamente le sue opere.
Le opere e l’ombra dell’incomprensione
Svevo pubblica nel 1892 “Una vita” e nel 1898 “Senilità”, ma i romanzi non trovano attenzione.
La critica italiana lo ignora, e il pubblico non sembra pronto ad accogliere il suo sguardo disincantato.
È l’incontro con James Joyce, che a Trieste insegna inglese e riconosce subito il valore dello scrittore, a cambiare il destino di Svevo.
Grazie all’amicizia con Joyce, la sua scrittura trova una prima eco internazionale.
Nel 1923 pubblica “La coscienza di Zeno”, opera che rompe gli schemi narrativi tradizionali: il protagonista racconta se stesso con ironia e nevrosi, anticipando i temi della psicoanalisi.
Il significato di Italo Svevo
Oggi “La coscienza di Zeno” è considerata una delle vette del romanzo europeo del Novecento.
Svevo racconta la fragilità umana con un linguaggio che oscilla tra ironia e introspezione, aprendo la strada a una nuova letteratura capace di esplorare l’inconscio.
La sua scrittura è un ponte tra la cultura mitteleuropea e quella italiana, e rende la sua figura essenziale per comprendere l’evoluzione del romanzo moderno.
Italo Svevo non è soltanto un autore triestino: è una voce universale che racconta l’inquietudine dell’uomo contemporaneo.
La morte e l’ultimo saluto
Il 13 settembre 1928, a Motta di Livenza, Svevo muore a causa delle ferite riportate in un incidente automobilistico avvenuto pochi giorni prima.
La notizia scuote il mondo letterario, che finalmente aveva iniziato a riconoscere la sua grandezza.
I funerali si tengono a Trieste, la città che lo ha visto nascere e che ne custodisce ancora oggi la memoria.
Nel cimitero di Sant’Anna riposa l’autore che ha saputo trasformare le sue inquietudini in letteratura immortale.
Un uomo tra due mondi
Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, nasce a Trieste il 19 dicembre 1861, in una città di confine che respira le culture italiana, tedesca e slovena.
Cresce in un ambiente borghese, diviso tra il rigore commerciale e la curiosità letteraria.
La sua vita si muove costantemente tra due binari: il lavoro in banca e in fabbrica da una parte, la passione per la scrittura dall’altra.
Questa doppia identità diventa il motore della sua ricerca artistica e segna profondamente le sue opere.
Le opere e l’ombra dell’incomprensione
Svevo pubblica nel 1892 “Una vita” e nel 1898 “Senilità”, ma i romanzi non trovano attenzione.
La critica italiana lo ignora, e il pubblico non sembra pronto ad accogliere il suo sguardo disincantato.
È l’incontro con James Joyce, che a Trieste insegna inglese e riconosce subito il valore dello scrittore, a cambiare il destino di Svevo.
Grazie all’amicizia con Joyce, la sua scrittura trova una prima eco internazionale.
Nel 1923 pubblica “La coscienza di Zeno”, opera che rompe gli schemi narrativi tradizionali: il protagonista racconta se stesso con ironia e nevrosi, anticipando i temi della psicoanalisi.
Il significato di Italo Svevo
Oggi “La coscienza di Zeno” è considerata una delle vette del romanzo europeo del Novecento.
Svevo racconta la fragilità umana con un linguaggio che oscilla tra ironia e introspezione, aprendo la strada a una nuova letteratura capace di esplorare l’inconscio.
La sua scrittura è un ponte tra la cultura mitteleuropea e quella italiana, e rende la sua figura essenziale per comprendere l’evoluzione del romanzo moderno.
Italo Svevo non è soltanto un autore triestino: è una voce universale che racconta l’inquietudine dell’uomo contemporaneo.
La morte e l’ultimo saluto
Il 13 settembre 1928, a Motta di Livenza, Svevo muore a causa delle ferite riportate in un incidente automobilistico avvenuto pochi giorni prima.
La notizia scuote il mondo letterario, che finalmente aveva iniziato a riconoscere la sua grandezza.
I funerali si tengono a Trieste, la città che lo ha visto nascere e che ne custodisce ancora oggi la memoria.
Nel cimitero di Sant’Anna riposa l’autore che ha saputo trasformare le sue inquietudini in letteratura immortale.


















































































