23 settembre 1835. Muore Vincenzo Bellini, maestro del belcanto.

Il 23 settembre 1835 si spegne a Puteaux, nei pressi di Parigi, Vincenzo Bellini, uno dei più grandi compositori dell’Ottocento.
La sua musica incarna l’essenza del belcanto e conquista ancora oggi i palcoscenici di tutto il mondo.
Nato a Catania il 3 novembre 1801, cresce in un ambiente musicale familiare che ne incoraggia subito il talento.
La formazione e l’ascesa
Vincenzo Bellini si trasferisce a Napoli per studiare al Conservatorio di San Sebastiano, dove affina lo stile che diventerà la sua firma: linee melodiche lunghe e pure, capaci di unire semplicità e raffinatezza.
Giovanissimo debutta con l’opera Adelson e Salvini e attira l’attenzione degli ambienti teatrali.
Il vero successo arriva con Il pirata nel 1827, rappresentato alla Scala di Milano.
Da quel momento Bellini diventa il nuovo astro della lirica italiana.
Le sue opere, tra cui La sonnambula e Norma, conquistano il pubblico per la bellezza dei temi vocali e la forza drammatica.
Le opere immortali
Con Norma (1831) Bellini regala al repertorio lirico uno dei ruoli più impegnativi e amati per soprano.
La celebre aria Casta Diva diventa simbolo del suo stile, fatto di purezza melodica e intensità espressiva.
Anche I puritani, la sua ultima opera rappresentata a Parigi nel 1835, conferma l’ammirazione del pubblico europeo.
Bellini è considerato maestro del belcanto insieme a Rossini e Donizetti, ma il suo linguaggio musicale si distingue per l’eleganza lineare e l’attenzione al canto come veicolo principale di emozione.
La morte e i funerali
A soli trentatré anni, nel pieno della sua carriera, Vincenzo Bellini muore improvvisamente a Puteaux per una grave infezione intestinale.
La notizia scuote il mondo musicale europeo.
A Parigi viene organizzato un imponente funerale che vede la partecipazione di artisti e intellettuali, tra cui Chopin, che gli dedica un’improvvisazione al pianoforte.
In seguito, la salma viene traslata a Catania, dove riposa nel Duomo, accolta da solenni onoranze.
Ancora oggi la sua città gli dedica memoria e riconoscenza, celebrando il genio che con le sue melodie eterne ha dato voce all’anima del melodramma italiano.
Il 23 settembre 1835 si spegne a Puteaux, nei pressi di Parigi, Vincenzo Bellini, uno dei più grandi compositori dell’Ottocento.
La sua musica incarna l’essenza del belcanto e conquista ancora oggi i palcoscenici di tutto il mondo.
Nato a Catania il 3 novembre 1801, cresce in un ambiente musicale familiare che ne incoraggia subito il talento.
La formazione e l’ascesa
Vincenzo Bellini si trasferisce a Napoli per studiare al Conservatorio di San Sebastiano, dove affina lo stile che diventerà la sua firma: linee melodiche lunghe e pure, capaci di unire semplicità e raffinatezza.
Giovanissimo debutta con l’opera Adelson e Salvini e attira l’attenzione degli ambienti teatrali.
Il vero successo arriva con Il pirata nel 1827, rappresentato alla Scala di Milano.
Da quel momento Bellini diventa il nuovo astro della lirica italiana.
Le sue opere, tra cui La sonnambula e Norma, conquistano il pubblico per la bellezza dei temi vocali e la forza drammatica.
Le opere immortali
Con Norma (1831) Bellini regala al repertorio lirico uno dei ruoli più impegnativi e amati per soprano.
La celebre aria Casta Diva diventa simbolo del suo stile, fatto di purezza melodica e intensità espressiva.
Anche I puritani, la sua ultima opera rappresentata a Parigi nel 1835, conferma l’ammirazione del pubblico europeo.
Bellini è considerato maestro del belcanto insieme a Rossini e Donizetti, ma il suo linguaggio musicale si distingue per l’eleganza lineare e l’attenzione al canto come veicolo principale di emozione.
La morte e i funerali
A soli trentatré anni, nel pieno della sua carriera, Vincenzo Bellini muore improvvisamente a Puteaux per una grave infezione intestinale.
La notizia scuote il mondo musicale europeo.
A Parigi viene organizzato un imponente funerale che vede la partecipazione di artisti e intellettuali, tra cui Chopin, che gli dedica un’improvvisazione al pianoforte.
In seguito, la salma viene traslata a Catania, dove riposa nel Duomo, accolta da solenni onoranze.
Ancora oggi la sua città gli dedica memoria e riconoscenza, celebrando il genio che con le sue melodie eterne ha dato voce all’anima del melodramma italiano.


















































































