28 settembre 1891. Muore Herman Melville, autore di Moby Dick.

Un giovane tra oceani e avventure
Herman Melville nasce a New York il 1º agosto 1819.
Cresce in una famiglia segnata da difficoltà economiche e trova presto nei viaggi la via per sfuggire alle ristrettezze. Si imbarca come marinaio e conosce da vicino le acque del Pacifico, le navi baleniere e le isole lontane.
Queste esperienze diventano materia viva della sua scrittura, dove il mare non è solo sfondo ma simbolo di ricerca, pericolo e mistero.
Le opere che lo consacrano
Il nome di Herman Melville è legato indissolubilmente a Moby Dick, pubblicato nel 1851.
La caccia al grande capodoglio bianco diventa un’allegoria dell’ossessione umana, della lotta tra uomo e natura, del confronto con l’ignoto.
Accanto a questo capolavoro, Melville scrive romanzi come Typee e Omoo, che raccontano la vita nei mari del Sud, e opere più sperimentali come Pierre e The Confidence-Man.
Con i racconti, tra cui *Bartleby lo scrivano*, esplora il senso di alienazione nella società moderna.
Un autore incompreso in vita
Durante la sua esistenza, Herman Melville non gode della fama che oggi lo accompagna.
La critica del tempo accoglie con freddezza i suoi libri più ambiziosi, e l’autore è costretto a lavorare come ispettore doganale a New York per mantenere la famiglia.
Solo nel Novecento, con la riscoperta delle sue opere, viene riconosciuto come uno dei giganti della letteratura americana.
La sua prosa complessa e visionaria, capace di intrecciare avventura, filosofia e simbolismo, influenza generazioni di scrittori.
La morte e la memoria
Il 28 settembre 1891 Herman Melville muore a New York all’età di 72 anni.
Viene sepolto nel Woodlawn Cemetery, nel Bronx.
La notizia passa quasi inosservata, e i giornali dell’epoca dedicano poche righe alla sua scomparsa.
Solo decenni dopo, il suo nome risorge con forza, fino a diventare emblema della letteratura mondiale
Un giovane tra oceani e avventure
Herman Melville nasce a New York il 1º agosto 1819.
Cresce in una famiglia segnata da difficoltà economiche e trova presto nei viaggi la via per sfuggire alle ristrettezze. Si imbarca come marinaio e conosce da vicino le acque del Pacifico, le navi baleniere e le isole lontane.
Queste esperienze diventano materia viva della sua scrittura, dove il mare non è solo sfondo ma simbolo di ricerca, pericolo e mistero.
Le opere che lo consacrano
Il nome di Herman Melville è legato indissolubilmente a Moby Dick, pubblicato nel 1851.
La caccia al grande capodoglio bianco diventa un’allegoria dell’ossessione umana, della lotta tra uomo e natura, del confronto con l’ignoto.
Accanto a questo capolavoro, Melville scrive romanzi come Typee e Omoo, che raccontano la vita nei mari del Sud, e opere più sperimentali come Pierre e The Confidence-Man.
Con i racconti, tra cui *Bartleby lo scrivano*, esplora il senso di alienazione nella società moderna.
Un autore incompreso in vita
Durante la sua esistenza, Herman Melville non gode della fama che oggi lo accompagna.
La critica del tempo accoglie con freddezza i suoi libri più ambiziosi, e l’autore è costretto a lavorare come ispettore doganale a New York per mantenere la famiglia.
Solo nel Novecento, con la riscoperta delle sue opere, viene riconosciuto come uno dei giganti della letteratura americana.
La sua prosa complessa e visionaria, capace di intrecciare avventura, filosofia e simbolismo, influenza generazioni di scrittori.
La morte e la memoria
Il 28 settembre 1891 Herman Melville muore a New York all’età di 72 anni.
Viene sepolto nel Woodlawn Cemetery, nel Bronx.
La notizia passa quasi inosservata, e i giornali dell’epoca dedicano poche righe alla sua scomparsa.
Solo decenni dopo, il suo nome risorge con forza, fino a diventare emblema della letteratura mondiale


















































































