29 novembre 2004. Muore Luigi Veronelli voce del gusto italiano.

Un intellettuale del gusto che cambia per sempre il vino italiano
Luigi Veronelli nasce a Milano nel 1926 e cresce in un ambiente in cui la curiosità intellettuale è parte della quotidianità.
Dopo la laurea in filosofia, sceglie di trasformare quella curiosità in un metodo: osserva, assaggia, studia il paesaggio e le persone che lo abitano.
Il suo percorso prende forma negli anni Cinquanta, quando inizia a raccontare il vino e la gastronomia con un approccio rigoroso e poetico allo stesso tempo.
Da subito, il suo nome diventa sinonimo di innovazione culturale, e Luigi Veronelli si afferma come figura centrale della critica enogastronomica italiana.
La formazione del pensiero e l’impegno per i piccoli produttori
Veronelli affronta il mondo del vino come un territorio da esplorare con precisione.
Viaggia nelle campagne, parla con i vignaioli, ascolta le storie dietro ogni bottiglia.
In un’epoca in cui la produzione industriale promette uniformità e quantità, lui sceglie di difendere la biodiversità agricola e la dignità del lavoro artigiano.
Si impegna nella promozione delle Denominazioni d’Origine e nella tutela dei prodotti tradizionali, diventando un punto di riferimento per chi cerca autenticità.
La sua scrittura, mai convenzionale, prende posizione, apre discussioni, invita i lettori a guardare oltre l’etichetta.
Libri, guide, televisione: il racconto del gusto
La sua attività editoriale è vastissima.
Dirige riviste, pubblica manuali, crea guide che orientano i consumatori in un panorama enologico in pieno cambiamento.
Il suo lavoro più noto rimane quello dedicato alla divulgazione: da un lato la classificazione delle cantine italiane, dall’altro la capacità di tradurre concetti complessi in linguaggio chiaro, sempre coinvolgente.
Negli anni Settanta, la televisione gli offre un nuovo spazio: Veronelli porta in casa degli italiani l’idea che il vino sia cultura, storia e geografia.
Il suo stile diretto, talvolta polemico, lo rende un personaggio inconfondibile.
Gli ultimi anni, la morte e il saluto del mondo del vino
Negli ultimi anni vive a Bergamo, continuando a scrivere e a seguire da vicino le battaglie per un’agricoltura rispettosa dei territori.
Il 29 novembre 2004 muore all’età di 78 anni, lasciando un’eredità culturale che ancora oggi orienta il lavoro di critici, produttori e appassionati.
I funerali, celebrati con sobrietà, raccolgono amici, colleghi e vignaioli provenienti da molte regioni italiane.
L’addio a Luigi Veronelli diventa il riconoscimento di un percorso che ha trasformato il vino italiano in un racconto consapevole e moderno.
Un intellettuale del gusto che cambia per sempre il vino italiano
Luigi Veronelli nasce a Milano nel 1926 e cresce in un ambiente in cui la curiosità intellettuale è parte della quotidianità.
Dopo la laurea in filosofia, sceglie di trasformare quella curiosità in un metodo: osserva, assaggia, studia il paesaggio e le persone che lo abitano.
Il suo percorso prende forma negli anni Cinquanta, quando inizia a raccontare il vino e la gastronomia con un approccio rigoroso e poetico allo stesso tempo.
Da subito, il suo nome diventa sinonimo di innovazione culturale, e Luigi Veronelli si afferma come figura centrale della critica enogastronomica italiana.
La formazione del pensiero e l’impegno per i piccoli produttori
Veronelli affronta il mondo del vino come un territorio da esplorare con precisione.
Viaggia nelle campagne, parla con i vignaioli, ascolta le storie dietro ogni bottiglia.
In un’epoca in cui la produzione industriale promette uniformità e quantità, lui sceglie di difendere la biodiversità agricola e la dignità del lavoro artigiano.
Si impegna nella promozione delle Denominazioni d’Origine e nella tutela dei prodotti tradizionali, diventando un punto di riferimento per chi cerca autenticità.
La sua scrittura, mai convenzionale, prende posizione, apre discussioni, invita i lettori a guardare oltre l’etichetta.
Libri, guide, televisione: il racconto del gusto
La sua attività editoriale è vastissima.
Dirige riviste, pubblica manuali, crea guide che orientano i consumatori in un panorama enologico in pieno cambiamento.
Il suo lavoro più noto rimane quello dedicato alla divulgazione: da un lato la classificazione delle cantine italiane, dall’altro la capacità di tradurre concetti complessi in linguaggio chiaro, sempre coinvolgente.
Negli anni Settanta, la televisione gli offre un nuovo spazio: Veronelli porta in casa degli italiani l’idea che il vino sia cultura, storia e geografia.
Il suo stile diretto, talvolta polemico, lo rende un personaggio inconfondibile.
Gli ultimi anni, la morte e il saluto del mondo del vino
Negli ultimi anni vive a Bergamo, continuando a scrivere e a seguire da vicino le battaglie per un’agricoltura rispettosa dei territori.
Il 29 novembre 2004 muore all’età di 78 anni, lasciando un’eredità culturale che ancora oggi orienta il lavoro di critici, produttori e appassionati.
I funerali, celebrati con sobrietà, raccolgono amici, colleghi e vignaioli provenienti da molte regioni italiane.
L’addio a Luigi Veronelli diventa il riconoscimento di un percorso che ha trasformato il vino italiano in un racconto consapevole e moderno.


















































































