5 novembre 1997. Muore Camilla Cederna, penna controcorrente.

Gli anni della formazione
Camilla Cederna nasce a Milano il 21 gennaio 1911 in una famiglia colta e progressista.
Si laurea in lettere all’Università Statale di Milano e, mentre l’Italia vive le tensioni del regime fascista, inizia a collaborare con riviste che cercano spazi di libertà culturale.
Durante la guerra partecipa alla Resistenza e, nel dopoguerra, si afferma come una delle firme più acute e anticonformiste del giornalismo italiano.
La carriera e lo stile
Camilla Cederna scrive per Il Mondo di Mario Pannunzio, poi per L’Espresso e Panorama, dove le sue inchieste segnano un nuovo modo di raccontare il Paese.
Ha uno sguardo ironico, partecipe, capace di mescolare analisi e osservazione quotidiana.
Dagli anni Sessanta affronta con coraggio temi politici e sociali: dal costume borghese alle contraddizioni della classe dirigente.
Il suo nome diventa simbolo di giornalismo libero, soprattutto dopo la pubblicazione di Giovanni Leone: la carriera di un presidente (1978), volume che contribuisce alle dimissioni del capo dello Stato.
Pagherà duramente la scelta, con processi e polemiche, ma non rinnegherà mai la propria indipendenza.
Una scrittrice controcorrente
Oltre alle inchieste, Camilla Cederna firma saggi e ritratti che restituiscono la complessità della società italiana.
Nei suoi libri si avverte una voce che non cerca consenso, ma verità.
Racconta il potere con ironia, il femminile con lucidità, la politica con disincanto.
Il suo stile diretto e raffinato influenza generazioni di giornalisti, in particolare donne, che trovano in lei un modello di libertà intellettuale.
La morte e l’eredità
Camilla Cederna muore a Milano il 5 novembre 1997, a ottantasei anni.
La sua scomparsa chiude una stagione del giornalismo d’inchiesta, ma lascia viva l’idea di una stampa come strumento di verità e giustizia.
Oggi il suo nome continua a rappresentare il coraggio di chi scrive senza paura, anche quando la verità disturba.
Gli anni della formazione
Camilla Cederna nasce a Milano il 21 gennaio 1911 in una famiglia colta e progressista.
Si laurea in lettere all’Università Statale di Milano e, mentre l’Italia vive le tensioni del regime fascista, inizia a collaborare con riviste che cercano spazi di libertà culturale.
Durante la guerra partecipa alla Resistenza e, nel dopoguerra, si afferma come una delle firme più acute e anticonformiste del giornalismo italiano.
La carriera e lo stile
Camilla Cederna scrive per Il Mondo di Mario Pannunzio, poi per L’Espresso e Panorama, dove le sue inchieste segnano un nuovo modo di raccontare il Paese.
Ha uno sguardo ironico, partecipe, capace di mescolare analisi e osservazione quotidiana.
Dagli anni Sessanta affronta con coraggio temi politici e sociali: dal costume borghese alle contraddizioni della classe dirigente.
Il suo nome diventa simbolo di giornalismo libero, soprattutto dopo la pubblicazione di Giovanni Leone: la carriera di un presidente (1978), volume che contribuisce alle dimissioni del capo dello Stato.
Pagherà duramente la scelta, con processi e polemiche, ma non rinnegherà mai la propria indipendenza.
Una scrittrice controcorrente
Oltre alle inchieste, Camilla Cederna firma saggi e ritratti che restituiscono la complessità della società italiana.
Nei suoi libri si avverte una voce che non cerca consenso, ma verità.
Racconta il potere con ironia, il femminile con lucidità, la politica con disincanto.
Il suo stile diretto e raffinato influenza generazioni di giornalisti, in particolare donne, che trovano in lei un modello di libertà intellettuale.
La morte e l’eredità
Camilla Cederna muore a Milano il 5 novembre 1997, a ottantasei anni.
La sua scomparsa chiude una stagione del giornalismo d’inchiesta, ma lascia viva l’idea di una stampa come strumento di verità e giustizia.
Oggi il suo nome continua a rappresentare il coraggio di chi scrive senza paura, anche quando la verità disturba.


















































































