6 novembre 2007: muore Enzo Biagi, il giornalista della libertà di pensiero.

Il 6 novembre 2007 il giornalismo italiano perdeva una delle sue voci più autentiche e autorevoli.
Enzo Biagi si spegne a 87 anni, lasciando un vuoto profondo nel mondo dell’informazione e nella coscienza civile del Paese.
A darne l’annuncio fu il medico Giorgio Massarotti, che comunica con dolore la morte del grande cronista alle 8 del mattino.
L’addio della famiglia
Le figlie Bice e Carla raccontarono le ultime ore del padre con commozione e serenità.
“Si è addormentato sereno”, dice Bice, “ha voluto che dormissimo qualche ora e ci ha aspettate”.
Parole semplici, intime, che restituiscono l’immagine di un uomo che fino alla fine ha voluto proteggere le persone che amava.
“Voi ricordate Enzo Biagi”, aggiunge, “io mi ricordo mio padre, e sono grata a chi gli ha voluto bene. Io ho perso un padre, sono solo più sola”.
Il cordoglio delle istituzioni
L’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rese omaggio a Biagi definendolo “una grande voce di libertà”.
Nel suo messaggio volle sottolineare come il giornalista abbia rappresentato un riferimento morale e ideale nel mondo della televisione e della stampa, difendendo autonomia e pluralismo.
Il suo legame con l’antifascismo e la Resistenza, ricordava Napolitano, lo ha sempre guidato nella difesa dei principi costituzionali.
Un maestro di giornalismo e coerenza
Numerosi colleghi e istituzioni ancora ricordano Biagi come esempio di coraggio e rigore.
Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, lo definisce “il giornalista che molti di noi avremmo voluto essere”.
Ricorda la sua capacità di analizzare la politica e l’economia italiana senza indulgere verso nessuno, offrendo interviste scomode ma sincere.
Biagi ha sempre creduto in un giornalismo indipendente, immune da pressioni e condizionamenti.
La Federazione Nazionale della Stampa e l’Anpi lo ricordano come partigiano e maestro di giornalismo, un uomo che pagò duramente la propria coerenza durante l’“editto di Sofia”.
Eppure, anche nei momenti di esclusione, non smise mai di credere nel potere della parola e nella missione civile dell’informazione.
Enzo Biagi lascia un’eredità fatta di libertà, onestà intellettuale e rispetto per la verità.
Un patrimonio morale che continua a ispirare generazioni di giornalisti e cittadini.
LPP
Il 6 novembre 2007 il giornalismo italiano perdeva una delle sue voci più autentiche e autorevoli.
Enzo Biagi si spegne a 87 anni, lasciando un vuoto profondo nel mondo dell’informazione e nella coscienza civile del Paese.
A darne l’annuncio fu il medico Giorgio Massarotti, che comunica con dolore la morte del grande cronista alle 8 del mattino.
L’addio della famiglia
Le figlie Bice e Carla raccontarono le ultime ore del padre con commozione e serenità.
“Si è addormentato sereno”, dice Bice, “ha voluto che dormissimo qualche ora e ci ha aspettate”.
Parole semplici, intime, che restituiscono l’immagine di un uomo che fino alla fine ha voluto proteggere le persone che amava.
“Voi ricordate Enzo Biagi”, aggiunge, “io mi ricordo mio padre, e sono grata a chi gli ha voluto bene. Io ho perso un padre, sono solo più sola”.
Il cordoglio delle istituzioni
L’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rese omaggio a Biagi definendolo “una grande voce di libertà”.
Nel suo messaggio volle sottolineare come il giornalista abbia rappresentato un riferimento morale e ideale nel mondo della televisione e della stampa, difendendo autonomia e pluralismo.
Il suo legame con l’antifascismo e la Resistenza, ricordava Napolitano, lo ha sempre guidato nella difesa dei principi costituzionali.
Un maestro di giornalismo e coerenza
Numerosi colleghi e istituzioni ancora ricordano Biagi come esempio di coraggio e rigore.
Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, lo definisce “il giornalista che molti di noi avremmo voluto essere”.
Ricorda la sua capacità di analizzare la politica e l’economia italiana senza indulgere verso nessuno, offrendo interviste scomode ma sincere.
Biagi ha sempre creduto in un giornalismo indipendente, immune da pressioni e condizionamenti.
La Federazione Nazionale della Stampa e l’Anpi lo ricordano come partigiano e maestro di giornalismo, un uomo che pagò duramente la propria coerenza durante l’“editto di Sofia”.
Eppure, anche nei momenti di esclusione, non smise mai di credere nel potere della parola e nella missione civile dell’informazione.
Enzo Biagi lascia un’eredità fatta di libertà, onestà intellettuale e rispetto per la verità.
Un patrimonio morale che continua a ispirare generazioni di giornalisti e cittadini.
LPP


















































































