7 settembre 2005. Muore il cantautore Sergio Endrigo.

Un cantautore dalla voce intima
Sergio Endrigo nasce a Pola il 15 giugno 1933, in un territorio allora italiano e oggi croato.
La sua infanzia è segnata dall’esodo Dalmata Giuliano, esperienza che imprime nelle sue canzoni un tono malinconico e profondo.
Cresce tra il Friuli e Trieste, portando con sé quel senso di nostalgia e di appartenenza smarrita che diventa cifra della sua poetica musicale.
La carriera e le canzoni
Negli anni Sessanta Endrigo si afferma come una delle voci più raffinate della canzone d’autore italiana.
Nel 1968 vince il Festival di Sanremo con “Canzone per te”, interpretata anche da Roberto Carlos, che gli regala un successo internazionale.
Nel suo repertorio brillano brani che uniscono delicatezza melodica e profondità poetica, come “Io che amo solo te”, divenuta un inno all’amore assoluto, e “L’arca di Noè”, con cui partecipa all’Eurovision Song Contest del 1970.
La sua produzione si distingue per la capacità di coniugare musica colta e sensibilità popolare.
Endrigo collabora con poeti come Pier Paolo Pasolini e Gianni Rodari, trasformando versi e racconti in canzoni che parlano a grandi e piccoli.
Celebre è la raccolta “Ci vuole un fiore”, scritta con Rodari e Bacalov, che avvicina i bambini alla poesia e alla musica con una delicatezza unica.
Un’eredità musicale preziosa
Considerato uno dei “cantautori della scuola genovese” per affinità di stile, Endrigo in realtà mantiene sempre un profilo appartato, lontano dalle mode e dalle luci abbaglianti dello spettacolo.
La sua voce calda, il suo timbro inconfondibile e i testi capaci di toccare corde universali lo rendono ancora oggi un punto di riferimento per chi cerca autenticità nella musica italiana.
Molti artisti contemporanei reinterpretano i suoi brani, confermando l’attualità della sua opera.
La morte e i funerali
Il 7 settembre 2005 Sergio Endrigo muore a Roma, a 72 anni, dopo una lunga malattia.
I funerali si svolgono nella capitale, raccogliendo amici, colleghi e ammiratori che lo salutano con affetto e riconoscenza.
La sua sepoltura chiude il cerchio di una vita segnata dall’esilio, dalla poesia e dalla musica, ma le sue canzoni continuano a vivere e a commuovere generazioni diverse.
Endrigo lascia un patrimonio di parole e note che custodiscono la sua anima di poeta della canzone italiana.
Un cantautore dalla voce intima
Sergio Endrigo nasce a Pola il 15 giugno 1933, in un territorio allora italiano e oggi croato.
La sua infanzia è segnata dall’esodo Dalmata Giuliano, esperienza che imprime nelle sue canzoni un tono malinconico e profondo.
Cresce tra il Friuli e Trieste, portando con sé quel senso di nostalgia e di appartenenza smarrita che diventa cifra della sua poetica musicale.
La carriera e le canzoni
Negli anni Sessanta Endrigo si afferma come una delle voci più raffinate della canzone d’autore italiana.
Nel 1968 vince il Festival di Sanremo con “Canzone per te”, interpretata anche da Roberto Carlos, che gli regala un successo internazionale.
Nel suo repertorio brillano brani che uniscono delicatezza melodica e profondità poetica, come “Io che amo solo te”, divenuta un inno all’amore assoluto, e “L’arca di Noè”, con cui partecipa all’Eurovision Song Contest del 1970.
La sua produzione si distingue per la capacità di coniugare musica colta e sensibilità popolare.
Endrigo collabora con poeti come Pier Paolo Pasolini e Gianni Rodari, trasformando versi e racconti in canzoni che parlano a grandi e piccoli.
Celebre è la raccolta “Ci vuole un fiore”, scritta con Rodari e Bacalov, che avvicina i bambini alla poesia e alla musica con una delicatezza unica.
Un’eredità musicale preziosa
Considerato uno dei “cantautori della scuola genovese” per affinità di stile, Endrigo in realtà mantiene sempre un profilo appartato, lontano dalle mode e dalle luci abbaglianti dello spettacolo.
La sua voce calda, il suo timbro inconfondibile e i testi capaci di toccare corde universali lo rendono ancora oggi un punto di riferimento per chi cerca autenticità nella musica italiana.
Molti artisti contemporanei reinterpretano i suoi brani, confermando l’attualità della sua opera.
La morte e i funerali
Il 7 settembre 2005 Sergio Endrigo muore a Roma, a 72 anni, dopo una lunga malattia.
I funerali si svolgono nella capitale, raccogliendo amici, colleghi e ammiratori che lo salutano con affetto e riconoscenza.
La sua sepoltura chiude il cerchio di una vita segnata dall’esilio, dalla poesia e dalla musica, ma le sue canzoni continuano a vivere e a commuovere generazioni diverse.
Endrigo lascia un patrimonio di parole e note che custodiscono la sua anima di poeta della canzone italiana.


















































































