9 settembre 2013. Muore lo scrittore Alberto Bevilacqua.

Un autore tra giornalismo e narrativa
Alberto Bevilacqua nasce a Parma il 27 giugno 1934.
La sua città rimane un punto di riferimento costante, tanto nelle atmosfere dei suoi romanzi quanto nei ricordi che ne segnano l’identità culturale.
Si avvicina alla scrittura collaborando con testate giornalistiche e quotidiani nazionali, dove affina uno stile incisivo e diretto.
Il giornalismo rappresenta per lui una palestra narrativa, ma è la letteratura a offrirgli la possibilità di dare voce a personaggi tormentati e a storie che attraversano le pieghe della vita quotidiana.
Il successo con “La Califfa”
Negli anni Sessanta Bevilacqua conquista il pubblico con “La Califfa”, romanzo che racconta l’incontro-scontro tra una donna del popolo e un industriale.
Il libro diventa un caso editoriale e nel 1970 viene trasposto in un film diretto dallo stesso autore, interpretato da Romy Schneider e Ugo Tognazzi.
Da quel momento la sua carriera si consolida: scrittore, regista e sceneggiatore, Bevilacqua costruisce un percorso eclettico.
I suoi romanzi, tra cui “Questa specie d’amore” (premio Campiello 1966) e “L’occhio del gatto”, si distinguono per l’attenzione alla psicologia dei personaggi e per la capacità di fondere realismo e tensione poetica.
Tra premi e riconoscimenti
Negli anni, Bevilacqua riceve importanti riconoscimenti letterari, tra cui il Premio Strega nel 1968 con “Questa specie d’amore”.
La critica si divide: alcuni lo accusano di indulgere a un certo sentimentalismo, altri ne riconoscono la forza innovativa e il coraggio di raccontare le fragilità umane.
Parallelamente alla narrativa, Bevilacqua si dedica alla poesia, genere che considera la matrice di tutta la sua scrittura.
Le sue raccolte testimoniano una sensibilità lirica mai sopita e lo inseriscono in quel panorama letterario italiano che dialoga costantemente con il cinema e le arti visive.
La morte e l’ultimo saluto
Alberto Bevilacqua muore a Roma il 9 settembre 2013, dopo una lunga malattia.
I funerali si celebrano a Roma, alla presenza di familiari, amici e personalità del mondo della cultura.
La sua città natale, Parma, ne ricorda la figura con affetto, riconoscendo in lui uno dei narratori più rappresentativi della seconda metà del Novecento italiano.
Un autore tra giornalismo e narrativa
Alberto Bevilacqua nasce a Parma il 27 giugno 1934.
La sua città rimane un punto di riferimento costante, tanto nelle atmosfere dei suoi romanzi quanto nei ricordi che ne segnano l’identità culturale.
Si avvicina alla scrittura collaborando con testate giornalistiche e quotidiani nazionali, dove affina uno stile incisivo e diretto.
Il giornalismo rappresenta per lui una palestra narrativa, ma è la letteratura a offrirgli la possibilità di dare voce a personaggi tormentati e a storie che attraversano le pieghe della vita quotidiana.
Il successo con “La Califfa”
Negli anni Sessanta Bevilacqua conquista il pubblico con “La Califfa”, romanzo che racconta l’incontro-scontro tra una donna del popolo e un industriale.
Il libro diventa un caso editoriale e nel 1970 viene trasposto in un film diretto dallo stesso autore, interpretato da Romy Schneider e Ugo Tognazzi.
Da quel momento la sua carriera si consolida: scrittore, regista e sceneggiatore, Bevilacqua costruisce un percorso eclettico.
I suoi romanzi, tra cui “Questa specie d’amore” (premio Campiello 1966) e “L’occhio del gatto”, si distinguono per l’attenzione alla psicologia dei personaggi e per la capacità di fondere realismo e tensione poetica.
Tra premi e riconoscimenti
Negli anni, Bevilacqua riceve importanti riconoscimenti letterari, tra cui il Premio Strega nel 1968 con “Questa specie d’amore”.
La critica si divide: alcuni lo accusano di indulgere a un certo sentimentalismo, altri ne riconoscono la forza innovativa e il coraggio di raccontare le fragilità umane.
Parallelamente alla narrativa, Bevilacqua si dedica alla poesia, genere che considera la matrice di tutta la sua scrittura.
Le sue raccolte testimoniano una sensibilità lirica mai sopita e lo inseriscono in quel panorama letterario italiano che dialoga costantemente con il cinema e le arti visive.
La morte e l’ultimo saluto
Alberto Bevilacqua muore a Roma il 9 settembre 2013, dopo una lunga malattia.
I funerali si celebrano a Roma, alla presenza di familiari, amici e personalità del mondo della cultura.
La sua città natale, Parma, ne ricorda la figura con affetto, riconoscendo in lui uno dei narratori più rappresentativi della seconda metà del Novecento italiano.


















































































