Il fungo “maledetto” della tomba di Tutankhamon diventa un’arma contro la leucemia.

Da leggenda di morte a strumento di cura: la nuova frontiera della ricerca medica
Il fungo “maledetto” della tomba di Tutankhamon. Il fungo che si crede abbia mietuto vittime tra gli esploratori della tomba di Tutankhamon torna alla ribalta, ma questa volta non come presunto assassino, bensì come potenziale salvatore.
Un recente studio pubblicato su Nature Chemical Biology e guidato dalla University of Pennsylvania rivela che l’Aspergillus flavus, il “fungo maledetto” legato alla leggenda della maledizione del faraone, possiede straordinarie proprietà antitumorali.
Il misterioso fungo della tomba del faraone
L’Aspergillus flavus è un fungo comune presente in natura: prolifera nel terreno, nei cereali, nel fieno e nei materiali organici in decomposizione.
È noto da tempo che le sue spore possono causare allergie, infezioni respiratorie e patologie polmonari, soprattutto in soggetti immunocompromessi.
Tuttavia, divenne celebre negli anni ’20 per essere stato collegato alle morti misteriose di alcuni archeologi coinvolti negli scavi della tomba di Tutankhamon, tra cui Lord Carnarvon.
Nonostante l’associazione con la “maledizione del faraone” resti scientificamente controversa, oggi proprio questo fungo si sta rivelando una risorsa preziosa nella lotta contro il cancro.
Scoperta una nuova classe di molecole: le asperigimicine
Il team di ricerca, con a capo la dottoressa Sherry Gao, ha isolato una nuova classe di molecole prodotte dal fungo, chiamate asperigimicine.
Queste molecole appartengono alla famiglia dei RiPP, ovvero peptidi sintetizzati ribosomialmente e modificati post-traduzionalmente.
Si tratta di composti chimici altamente complessi e biologicamente attivi, difficili da individuare nei funghi rispetto ai batteri, ma con potenzialità terapeutiche enormi.
Dei quattro RiPP scoperti nel fungo, due si sono dimostrati particolarmente efficaci nel bloccare la proliferazione delle cellule leucemiche.
Per potenziarne l’effetto, i ricercatori hanno arricchito queste molecole con componenti lipidici simili a quelli presenti nella pappa reale.
La ricerca ha rivelato che un gene chiamato SLC46A3 consente alle asperigimicine di entrare in modo selettivo e massiccio nelle cellule tumorali del sangue, funzionando come un “cancello molecolare”.
Una speranza per la cura della leucemia
I test di laboratorio condotti finora hanno mostrato che le asperigimicine colpiscono esclusivamente le cellule leucemiche, senza danneggiare altri tipi di cellule tumorali, come quelle del seno, del fegato o del polmone.
Questa sorprendente selettività è ciò che le rende un promettente candidato per sviluppare nuove terapie contro la leucemia, con minori effetti collaterali rispetto ai trattamenti chemioterapici tradizionali.
Secondo gli autori dello studio, siamo solo all’inizio: l’obiettivo è ora testare i composti su modelli animali e, se i risultati saranno positivi, passare alla sperimentazione clinica sull’uomo.
La scoperta potrebbe aprire la strada a una nuova generazione di farmaci antitumorali derivati dai funghi, un campo ancora poco esplorato rispetto a quello batterico, da cui sono già arrivati antibiotici rivoluzionari come la penicillina.
La natura sorprende ancora una volta
«È l’ironia della natura», ha dichiarato la dottoressa Gao. «Un fungo che un tempo si pensava fosse causa di morte, potrebbe ora contribuire a salvare migliaia di vite».
Una trasformazione simbolica quanto concreta, che ribalta la narrazione legata alla tomba del faraone: dal mito della maledizione alla scienza della guarigione.
Proprio come accadde con la muffa di Fleming nel 1928, anche oggi un organismo considerato pericoloso diventa simbolo di rinascita scientifica.
Le ricerche sull’Aspergillus flavus non solo gettano nuova luce su un enigma storico, ma aprono le porte a uno dei più promettenti orizzonti della medicina oncologica moderna.
Da leggenda di morte a strumento di cura: la nuova frontiera della ricerca medica
Il fungo “maledetto” della tomba di Tutankhamon. Il fungo che si crede abbia mietuto vittime tra gli esploratori della tomba di Tutankhamon torna alla ribalta, ma questa volta non come presunto assassino, bensì come potenziale salvatore.
Un recente studio pubblicato su Nature Chemical Biology e guidato dalla University of Pennsylvania rivela che l’Aspergillus flavus, il “fungo maledetto” legato alla leggenda della maledizione del faraone, possiede straordinarie proprietà antitumorali.
Il misterioso fungo della tomba del faraone
L’Aspergillus flavus è un fungo comune presente in natura: prolifera nel terreno, nei cereali, nel fieno e nei materiali organici in decomposizione.
È noto da tempo che le sue spore possono causare allergie, infezioni respiratorie e patologie polmonari, soprattutto in soggetti immunocompromessi.
Tuttavia, divenne celebre negli anni ’20 per essere stato collegato alle morti misteriose di alcuni archeologi coinvolti negli scavi della tomba di Tutankhamon, tra cui Lord Carnarvon.
Nonostante l’associazione con la “maledizione del faraone” resti scientificamente controversa, oggi proprio questo fungo si sta rivelando una risorsa preziosa nella lotta contro il cancro.
Scoperta una nuova classe di molecole: le asperigimicine
Il team di ricerca, con a capo la dottoressa Sherry Gao, ha isolato una nuova classe di molecole prodotte dal fungo, chiamate asperigimicine.
Queste molecole appartengono alla famiglia dei RiPP, ovvero peptidi sintetizzati ribosomialmente e modificati post-traduzionalmente.
Si tratta di composti chimici altamente complessi e biologicamente attivi, difficili da individuare nei funghi rispetto ai batteri, ma con potenzialità terapeutiche enormi.
Dei quattro RiPP scoperti nel fungo, due si sono dimostrati particolarmente efficaci nel bloccare la proliferazione delle cellule leucemiche.
Per potenziarne l’effetto, i ricercatori hanno arricchito queste molecole con componenti lipidici simili a quelli presenti nella pappa reale.
La ricerca ha rivelato che un gene chiamato SLC46A3 consente alle asperigimicine di entrare in modo selettivo e massiccio nelle cellule tumorali del sangue, funzionando come un “cancello molecolare”.
Una speranza per la cura della leucemia
I test di laboratorio condotti finora hanno mostrato che le asperigimicine colpiscono esclusivamente le cellule leucemiche, senza danneggiare altri tipi di cellule tumorali, come quelle del seno, del fegato o del polmone.
Questa sorprendente selettività è ciò che le rende un promettente candidato per sviluppare nuove terapie contro la leucemia, con minori effetti collaterali rispetto ai trattamenti chemioterapici tradizionali.
Secondo gli autori dello studio, siamo solo all’inizio: l’obiettivo è ora testare i composti su modelli animali e, se i risultati saranno positivi, passare alla sperimentazione clinica sull’uomo.
La scoperta potrebbe aprire la strada a una nuova generazione di farmaci antitumorali derivati dai funghi, un campo ancora poco esplorato rispetto a quello batterico, da cui sono già arrivati antibiotici rivoluzionari come la penicillina.
La natura sorprende ancora una volta
«È l’ironia della natura», ha dichiarato la dottoressa Gao. «Un fungo che un tempo si pensava fosse causa di morte, potrebbe ora contribuire a salvare migliaia di vite».
Una trasformazione simbolica quanto concreta, che ribalta la narrazione legata alla tomba del faraone: dal mito della maledizione alla scienza della guarigione.
Proprio come accadde con la muffa di Fleming nel 1928, anche oggi un organismo considerato pericoloso diventa simbolo di rinascita scientifica.
Le ricerche sull’Aspergillus flavus non solo gettano nuova luce su un enigma storico, ma aprono le porte a uno dei più promettenti orizzonti della medicina oncologica moderna.



















































































