2 agosto 1945. Muore il musicista Pietro Mascagni.

Un debutto che sconvolge il teatro d’opera
Pietro Mascagni conquista la scena musicale italiana con una sola, dirompente opera: Cavalleria rusticana.
Quando il 17 maggio 1890 il sipario si apre al Teatro Costanzi di Roma, il pubblico assiste a qualcosa di nuovo.
La musica di Mascagni, carica di tensione drammatica e pathos popolare, rompe gli schemi tradizionali e inaugura la stagione del verismo operistico.
Mascagni ha solo ventisei anni, ma la sua firma è già indelebile nella storia della lirica.
Gli anni della formazione e il successo internazionale
Nato a Livorno il 7 dicembre 1863, Pietro Mascagni studia al Conservatorio di Milano sotto la guida di Amilcare Ponchielli, ma abbandona presto gli studi per seguire l’istinto creativo.
Lavora come direttore d’orchestra in piccoli centri, compone e fatica.
La svolta arriva con un concorso indetto dall’editore Sonzogno, al quale Mascagni partecipa all’ultimo minuto e vince.
Cavalleria rusticana non solo trionfa, ma viene rappresentata in tutto il mondo, da Vienna a Buenos Aires.
Nei decenni successivi, compone altre opere — L’amico Fritz, Iris, Isabeau, Lodoletta — che alternano successi e insuccessi, ma nessuna raggiunge l’eco planetaria della sua prima creazione.
Mascagni continua a scrivere, dirigere, sperimentare.
Viene accolto nei maggiori teatri europei e celebrato anche oltreoceano. Dirige alla Scala, all’Opéra di Parigi, al Covent Garden di Londra.
Un artista controverso, un’eredità immortale
Nel tempo si avvicina al regime fascista, dirigendo nel 1932 l’inno ufficiale del Partito Nazionale Fascista.
Questa adesione pesa sul giudizio postumo, ma non riesce a offuscare il talento.
Mascagni è un compositore che sa fondere lirismo e tensione drammatica, accostando la musica colta al mondo dei sentimenti semplici e primitivi.
Con lui l’opera si fa corpo e sangue, teatro della vita vera.
Gli ultimi anni e la morte a Roma
Negli anni Quaranta, Mascagni si ritira in una stanza del Grand Hotel Plaza di Roma, dove vive quasi isolato, mentre l’Italia brucia nella guerra.
Muore il 2 agosto 1945, a pochi mesi dalla fine del conflitto, ha 81 anni.
I funerali si svolgono a Roma con discrezione.
È sepolto a Livorno, nella sua città natale.
Un debutto che sconvolge il teatro d’opera
Pietro Mascagni conquista la scena musicale italiana con una sola, dirompente opera: Cavalleria rusticana.
Quando il 17 maggio 1890 il sipario si apre al Teatro Costanzi di Roma, il pubblico assiste a qualcosa di nuovo.
La musica di Mascagni, carica di tensione drammatica e pathos popolare, rompe gli schemi tradizionali e inaugura la stagione del verismo operistico.
Mascagni ha solo ventisei anni, ma la sua firma è già indelebile nella storia della lirica.
Gli anni della formazione e il successo internazionale
Nato a Livorno il 7 dicembre 1863, Pietro Mascagni studia al Conservatorio di Milano sotto la guida di Amilcare Ponchielli, ma abbandona presto gli studi per seguire l’istinto creativo.
Lavora come direttore d’orchestra in piccoli centri, compone e fatica.
La svolta arriva con un concorso indetto dall’editore Sonzogno, al quale Mascagni partecipa all’ultimo minuto e vince.
Cavalleria rusticana non solo trionfa, ma viene rappresentata in tutto il mondo, da Vienna a Buenos Aires.
Nei decenni successivi, compone altre opere — L’amico Fritz, Iris, Isabeau, Lodoletta — che alternano successi e insuccessi, ma nessuna raggiunge l’eco planetaria della sua prima creazione.
Mascagni continua a scrivere, dirigere, sperimentare.
Viene accolto nei maggiori teatri europei e celebrato anche oltreoceano. Dirige alla Scala, all’Opéra di Parigi, al Covent Garden di Londra.
Un artista controverso, un’eredità immortale
Nel tempo si avvicina al regime fascista, dirigendo nel 1932 l’inno ufficiale del Partito Nazionale Fascista.
Questa adesione pesa sul giudizio postumo, ma non riesce a offuscare il talento.
Mascagni è un compositore che sa fondere lirismo e tensione drammatica, accostando la musica colta al mondo dei sentimenti semplici e primitivi.
Con lui l’opera si fa corpo e sangue, teatro della vita vera.
Gli ultimi anni e la morte a Roma
Negli anni Quaranta, Mascagni si ritira in una stanza del Grand Hotel Plaza di Roma, dove vive quasi isolato, mentre l’Italia brucia nella guerra.
Muore il 2 agosto 1945, a pochi mesi dalla fine del conflitto, ha 81 anni.
I funerali si svolgono a Roma con discrezione.
È sepolto a Livorno, nella sua città natale.


















































































