5 agosto 1962. Muore Marilyn Monroe.

Una donna, un’icona, un enigma
Marilyn Monroe muore il 5 agosto 1962 a soli 36 anni, nel silenzio inquieto di una notte californiana.
Norma Jeane Mortenson nasce il 1º giugno 1926 a Los Angeles, e il suo nome resta impresso nella storia del cinema e dell’immaginario collettivo.
Cresciuta tra affidamenti e instabilità, affronta fin da giovanissima una vita senza radici.
Lavora in fabbrica durante la guerra, quando un fotografo la nota e scatta la sua metamorfosi: da ragazza comune a simbolo di bellezza esplosiva.
Ascesa folgorante e talento nascosto
Con “Niagara” (1953) e “Gli uomini preferiscono le bionde”, Marilyn Monroe diventa un’icona planetaria.
Il biondo platino, la voce vellutata, l’aria sognante sono solo la superficie. Dietro la maschera, si muove un’intelligenza acuta e il desiderio di essere presa sul serio come attrice. Studia recitazione con Lee Strasberg, affronta ruoli più complessi in “Fermata d’autobus” (1956) e “A qualcuno piace caldo” (1959), per il quale vince un Golden Globe. Cerca, a fatica, di fuggire dallo stereotipo che l’ha resa famosa.

Marilyn Monroe, mito moderno
Marilyn Monroe è più di un’attrice: è simbolo di desiderio, di fragilità e di una femminilità carica di contraddizioni.
Affronta tre matrimoni, tra cui quelli con Joe DiMaggio e Arthur Miller, ed è tormentata da depressione, dipendenze e pressioni dell’industria hollywoodiana.
Diventa musa di Andy Warhol, volto di un’epoca e spettro di ciò che il successo può divorare.
Anche oggi, il suo nome evoca glamour e solitudine, sogno e tragedia.
La fine, tra verità e mistero
Il 5 agosto 1962, Marilyn Monroe viene trovata senza vita nella sua casa di Brentwood.
Accanto a lei, flaconi di barbiturici.
La morte viene classificata come “probabile suicidio”, ma il mistero si infittisce tra voci di complotti e implicazioni politiche.
I funerali si tengono il 8 agosto al Westwood Village Memorial Park Cemetery. Joe DiMaggio, rimasto vicino a lei fino alla fine, cura ogni dettaglio e le invia fiori per vent’anni, tre volte a settimana.
Una donna, un’icona, un enigma
Marilyn Monroe muore il 5 agosto 1962 a soli 36 anni, nel silenzio inquieto di una notte californiana.
Norma Jeane Mortenson nasce il 1º giugno 1926 a Los Angeles, e il suo nome resta impresso nella storia del cinema e dell’immaginario collettivo.
Cresciuta tra affidamenti e instabilità, affronta fin da giovanissima una vita senza radici.
Lavora in fabbrica durante la guerra, quando un fotografo la nota e scatta la sua metamorfosi: da ragazza comune a simbolo di bellezza esplosiva.
Ascesa folgorante e talento nascosto
Con “Niagara” (1953) e “Gli uomini preferiscono le bionde”, Marilyn Monroe diventa un’icona planetaria.
Il biondo platino, la voce vellutata, l’aria sognante sono solo la superficie. Dietro la maschera, si muove un’intelligenza acuta e il desiderio di essere presa sul serio come attrice. Studia recitazione con Lee Strasberg, affronta ruoli più complessi in “Fermata d’autobus” (1956) e “A qualcuno piace caldo” (1959), per il quale vince un Golden Globe. Cerca, a fatica, di fuggire dallo stereotipo che l’ha resa famosa.

Marilyn Monroe, mito moderno
Marilyn Monroe è più di un’attrice: è simbolo di desiderio, di fragilità e di una femminilità carica di contraddizioni.
Affronta tre matrimoni, tra cui quelli con Joe DiMaggio e Arthur Miller, ed è tormentata da depressione, dipendenze e pressioni dell’industria hollywoodiana.
Diventa musa di Andy Warhol, volto di un’epoca e spettro di ciò che il successo può divorare.
Anche oggi, il suo nome evoca glamour e solitudine, sogno e tragedia.
La fine, tra verità e mistero
Il 5 agosto 1962, Marilyn Monroe viene trovata senza vita nella sua casa di Brentwood.
Accanto a lei, flaconi di barbiturici.
La morte viene classificata come “probabile suicidio”, ma il mistero si infittisce tra voci di complotti e implicazioni politiche.
I funerali si tengono il 8 agosto al Westwood Village Memorial Park Cemetery. Joe DiMaggio, rimasto vicino a lei fino alla fine, cura ogni dettaglio e le invia fiori per vent’anni, tre volte a settimana.


















































































