7 agosto 1941. Muore il poeta indiano Rabindranath Tagore.

Il poeta che canta l’anima dell’India
Rabindranath Tagore chiude gli occhi per sempre il 7 agosto 1941 a Calcutta.
La sua morte segna la fine di un’epoca, ma non silenzia la voce di un uomo che attraversa poesia, musica, teatro, pittura, filosofia e politica con la naturalezza di chi vive immerso nella bellezza e nella verità.
Dal Bengala al mondo: un ponte di parole e visioni
Rabindranath Tagore nasce il 7 maggio 1861 in una famiglia di intellettuali e riformatori, é il più giovane di quattordici figli, in un’India ancora sotto dominio britannico.
A otto anni scrive le sue prime poesie e a sedici pubblica le sue opere con uno pseudonimo.
La lingua bengali diventa per lui materia viva, trasformata in versi profondi, capaci di fondere tradizione e modernità.
Nel 1913 diventa il primo non europeo a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura, grazie alla raccolta Gitanjali che incanta anche William Butler Yeats.
Le sue parole parlano d’amore, di natura, di Dio, ma anche di patria e libertà.
Tagore compone oltre duemila canzoni, mette in scena opere teatrali e si esprime anche attraverso la pittura.
Viaggia in tutto il mondo — dalla Malesia alla Cina, dal Giappone all’Argentina — e lungo il cammino incontra figure come Gandhi ed Einstein.
Contesta il nazionalismo aggressivo e immagina un’educazione libera, fondata sulla creatività e sul rispetto per l’individuo.
Con questo spirito fonda l’università di Santiniketan, che diventa un modello internazionale di apprendimento armonioso e innovativo.
L’ultima luce nella casa di famiglia
Nei suoi ultimi mesi Tagore lotta contro il dolore fisico, ma continua a scrivere fino a quando la salute glielo permette.
Si spegne nella stessa casa in cui è nato, a Calcutta, oggi sede del museo Jorasanko Thakur Bari, dedicato alla sua memoria.
I suoi funerali si svolgono tra un’enorme partecipazione popolare: la città si ferma e il Gange accoglie le sue ceneri.
Un’eredità che attraversa i confini
Rabindranath Tagore è ancora oggi il poeta nazionale dell’India e del Bangladesh: entrambi scelgono i suoi versi per gli inni nazionali, il suo pensiero continua a ispirare generazioni di artisti, studiosi e attivisti.
Il poeta che canta l’anima dell’India
Rabindranath Tagore chiude gli occhi per sempre il 7 agosto 1941 a Calcutta.
La sua morte segna la fine di un’epoca, ma non silenzia la voce di un uomo che attraversa poesia, musica, teatro, pittura, filosofia e politica con la naturalezza di chi vive immerso nella bellezza e nella verità.
Dal Bengala al mondo: un ponte di parole e visioni
Rabindranath Tagore nasce il 7 maggio 1861 in una famiglia di intellettuali e riformatori, é il più giovane di quattordici figli, in un’India ancora sotto dominio britannico.
A otto anni scrive le sue prime poesie e a sedici pubblica le sue opere con uno pseudonimo.
La lingua bengali diventa per lui materia viva, trasformata in versi profondi, capaci di fondere tradizione e modernità.
Nel 1913 diventa il primo non europeo a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura, grazie alla raccolta Gitanjali che incanta anche William Butler Yeats.
Le sue parole parlano d’amore, di natura, di Dio, ma anche di patria e libertà.
Tagore compone oltre duemila canzoni, mette in scena opere teatrali e si esprime anche attraverso la pittura.
Viaggia in tutto il mondo — dalla Malesia alla Cina, dal Giappone all’Argentina — e lungo il cammino incontra figure come Gandhi ed Einstein.
Contesta il nazionalismo aggressivo e immagina un’educazione libera, fondata sulla creatività e sul rispetto per l’individuo.
Con questo spirito fonda l’università di Santiniketan, che diventa un modello internazionale di apprendimento armonioso e innovativo.
L’ultima luce nella casa di famiglia
Nei suoi ultimi mesi Tagore lotta contro il dolore fisico, ma continua a scrivere fino a quando la salute glielo permette.
Si spegne nella stessa casa in cui è nato, a Calcutta, oggi sede del museo Jorasanko Thakur Bari, dedicato alla sua memoria.
I suoi funerali si svolgono tra un’enorme partecipazione popolare: la città si ferma e il Gange accoglie le sue ceneri.
Un’eredità che attraversa i confini
Rabindranath Tagore è ancora oggi il poeta nazionale dell’India e del Bangladesh: entrambi scelgono i suoi versi per gli inni nazionali, il suo pensiero continua a ispirare generazioni di artisti, studiosi e attivisti.


















































































