Il mostro, la morte e l’ironia: 50 anni di Frankenstein Junior.

Frankenstein Junior, uscito nelle sale italiane il 22 agosto 1975, è un’opera che trascende la semplice parodia.
Nel 2025, si celebra il cinquantesimo anniversario della sua uscita in Italia, e il film di Mel Brooks continua a risuonare per la sua geniale e irriverente rappresentazione della morte e della vita stessa.
La Morte sbeffeggiata e ri-animata
Il film affronta il tema della morte con un’ironia tagliente che disinnesca il suo lato più cupo e solenne.
La morte non è un tabù, ma un punto di partenza per una risata.
Il Dottor Frederick Frankenstein, discendente del celebre Victor, cerca in tutti i modi di allontanarsi dal macabro retaggio di famiglia, ma il destino, o meglio, l’eredità del nonno, lo spinge a confrontarsi con l’atto di riportare in vita ciò che è stato.
Questo percorso, scandito da battute memorabili come l’iconico “Si… può… fare!”, mostra la morte non come una fine irrevocabile, ma come un’opportunità, un problema scientifico da risolvere.
Umanità e vulnerabilità del “Mostro”
Il film umanizza la figura del “mostro” di Frankenstein, rendendolo un essere spaventoso, ma anche vulnerabile, desideroso di accettazione e di una vita normale.
La sua disperazione per essere incatenato e la sua gioia nel sentirsi compreso mostrano un’umanità che supera la sua natura di creatura “diversa”.
Questo aspetto del film riflette, con umorismo, la difficoltà di affrontare la diversità e la tendenza a giudicare ciò che è “altro”, temi che sono particolarmente rilevanti anche per chi lavora ogni giorno con la morte, un’entità spesso vista come un mostro incomprensibile.
Un rapporto ironico con la “Nera Signora”
Per chi opera nel settore funerario, “Frankenstein Junior” può essere una metafora perfetta.
Nonostante la natura seria e solenne del loro lavoro, il film offre una prospettiva diversa: la possibilità di rapportarsi alla morte con un certo distacco e un pizzico di umorismo, riconoscendo che anche in un contesto di lutto, la vita e le sue assurdità possono (e devono) trovare il loro spazio.
La morte, in questo senso, non è la “nera signora” inappellabile, ma un’entità con cui si può interagire, come Frederick e il suo assistente Igor, con goffaggine e, a volte, con un successo inaspettato.
Se la morte è l’ineluttabile destino, “Frankenstein Junior” ci insegna che il modo in cui ci rapportiamo ad essa può cambiare completamente la nostra esperienza.
Invece di temere l’ignoto, il film ci invita a riderne, a cercare un lato comico anche nella sua ineludibilità.
Questo è un messaggio potente, che va oltre la pellicola e si insinua nel nostro immaginario, rendendo il film non solo un cult della comicità, ma anche una riflessione profonda e inaspettata sulla vita e sulla morte.
Se lo avete già visto trovate l’occasione per rivederlo. Per i pochi che non lo hanno mai visto: è arrivato il momento!
Qui il trailer originale uscito negli Stati Uniti nel 1974
Laura Persico Pezzino


Frankenstein Junior, uscito nelle sale italiane il 22 agosto 1975, è un’opera che trascende la semplice parodia.
Nel 2025, si celebra il cinquantesimo anniversario della sua uscita in Italia, e il film di Mel Brooks continua a risuonare per la sua geniale e irriverente rappresentazione della morte e della vita stessa.
La Morte sbeffeggiata e ri-animata
Il film affronta il tema della morte con un’ironia tagliente che disinnesca il suo lato più cupo e solenne.
La morte non è un tabù, ma un punto di partenza per una risata.
Il Dottor Frederick Frankenstein, discendente del celebre Victor, cerca in tutti i modi di allontanarsi dal macabro retaggio di famiglia, ma il destino, o meglio, l’eredità del nonno, lo spinge a confrontarsi con l’atto di riportare in vita ciò che è stato.
Questo percorso, scandito da battute memorabili come l’iconico “Si… può… fare!”, mostra la morte non come una fine irrevocabile, ma come un’opportunità, un problema scientifico da risolvere.
Umanità e vulnerabilità del “Mostro”
Il film umanizza la figura del “mostro” di Frankenstein, rendendolo un essere spaventoso, ma anche vulnerabile, desideroso di accettazione e di una vita normale.
La sua disperazione per essere incatenato e la sua gioia nel sentirsi compreso mostrano un’umanità che supera la sua natura di creatura “diversa”.
Questo aspetto del film riflette, con umorismo, la difficoltà di affrontare la diversità e la tendenza a giudicare ciò che è “altro”, temi che sono particolarmente rilevanti anche per chi lavora ogni giorno con la morte, un’entità spesso vista come un mostro incomprensibile.
Un rapporto ironico con la “Nera Signora”
Per chi opera nel settore funerario, “Frankenstein Junior” può essere una metafora perfetta.
Nonostante la natura seria e solenne del loro lavoro, il film offre una prospettiva diversa: la possibilità di rapportarsi alla morte con un certo distacco e un pizzico di umorismo, riconoscendo che anche in un contesto di lutto, la vita e le sue assurdità possono (e devono) trovare il loro spazio.
La morte, in questo senso, non è la “nera signora” inappellabile, ma un’entità con cui si può interagire, come Frederick e il suo assistente Igor, con goffaggine e, a volte, con un successo inaspettato.
Se la morte è l’ineluttabile destino, “Frankenstein Junior” ci insegna che il modo in cui ci rapportiamo ad essa può cambiare completamente la nostra esperienza.
Invece di temere l’ignoto, il film ci invita a riderne, a cercare un lato comico anche nella sua ineludibilità.
Questo è un messaggio potente, che va oltre la pellicola e si insinua nel nostro immaginario, rendendo il film non solo un cult della comicità, ma anche una riflessione profonda e inaspettata sulla vita e sulla morte.
Se lo avete già visto trovate l’occasione per rivederlo. Per i pochi che non lo hanno mai visto: è arrivato il momento!
Qui il trailer originale uscito negli Stati Uniti nel 1974
Laura Persico Pezzino



















































































