3 settembre 1982. La mafia uccide il Generale Dalla Chiesa.

Un generale contro il terrorismo e la mafia
Carlo Alberto Dalla Chiesa nasce il 27 settembre 1920 a Saluzzo, in Piemonte.
Figlio di un ufficiale dei Carabinieri, sceglie di seguire la stessa strada e intraprende una carriera militare segnata dal rigore e dal senso dello Stato.
Durante gli anni di piombo guida reparti speciali contro il terrorismo brigatista, ottenendo risultati decisivi: la sua azione porta all’arresto di esponenti di spicco delle Brigate Rosse e contribuisce alla ricostruzione del clima di sicurezza in Italia.
L’impegno in Sicilia
Negli anni Settanta e Ottanta Carlo Alberto Dalla Chiesa diventa punto di riferimento nella lotta alla mafia.
Il suo nome viene associato all’operazione di contrasto a Cosa Nostra e al controllo delle nuove dinamiche criminali legate al traffico di droga.
Nel 1982 il governo lo nomina prefetto di Palermo, affidandogli l’incarico di affrontare una città in cui la violenza mafiosa raggiunge livelli drammatici.
Arriva in Sicilia con una chiara consapevolezza: senza strumenti adeguati e un sostegno politico forte, la battaglia contro la mafia resta incompiuta.
La sua fermezza e la sua voce pubblica lo rendono un simbolo di legalità, ma anche un bersaglio.
Il sacrificio e la memoria
Il 3 settembre 1982 Carlo Alberto Dalla Chiesa viene assassinato a Palermo in un agguato mafioso insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo.
L’attentato scuote l’Italia intera e rivela la fragilità delle istituzioni di fronte al potere criminale.
Ai funerali di Stato, celebrati a Palermo, partecipa una folla commossa, ma anche indignata per l’isolamento in cui il Generale è stato lasciato.
La sua morte diventa un punto di svolta: da quell’evento nascerà la legge Rognoni-La Torre, che introduce il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni ai clan.
Un’eredità di coraggio
Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è un testimone di valori civili.
Il suo sacrificio continua a ispirare il Paese come esempio di dedizione e di senso del dovere.
Oggi il suo nome resta legato alla lotta alla mafia e a una memoria collettiva che lo considera un difensore dello Stato, della legalità e della democrazia.
Un generale contro il terrorismo e la mafia
Carlo Alberto Dalla Chiesa nasce il 27 settembre 1920 a Saluzzo, in Piemonte.
Figlio di un ufficiale dei Carabinieri, sceglie di seguire la stessa strada e intraprende una carriera militare segnata dal rigore e dal senso dello Stato.
Durante gli anni di piombo guida reparti speciali contro il terrorismo brigatista, ottenendo risultati decisivi: la sua azione porta all’arresto di esponenti di spicco delle Brigate Rosse e contribuisce alla ricostruzione del clima di sicurezza in Italia.
L’impegno in Sicilia
Negli anni Settanta e Ottanta Carlo Alberto Dalla Chiesa diventa punto di riferimento nella lotta alla mafia.
Il suo nome viene associato all’operazione di contrasto a Cosa Nostra e al controllo delle nuove dinamiche criminali legate al traffico di droga.
Nel 1982 il governo lo nomina prefetto di Palermo, affidandogli l’incarico di affrontare una città in cui la violenza mafiosa raggiunge livelli drammatici.
Arriva in Sicilia con una chiara consapevolezza: senza strumenti adeguati e un sostegno politico forte, la battaglia contro la mafia resta incompiuta.
La sua fermezza e la sua voce pubblica lo rendono un simbolo di legalità, ma anche un bersaglio.
Il sacrificio e la memoria
Il 3 settembre 1982 Carlo Alberto Dalla Chiesa viene assassinato a Palermo in un agguato mafioso insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo.
L’attentato scuote l’Italia intera e rivela la fragilità delle istituzioni di fronte al potere criminale.
Ai funerali di Stato, celebrati a Palermo, partecipa una folla commossa, ma anche indignata per l’isolamento in cui il Generale è stato lasciato.
La sua morte diventa un punto di svolta: da quell’evento nascerà la legge Rognoni-La Torre, che introduce il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni ai clan.
Un’eredità di coraggio
Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è un testimone di valori civili.
Il suo sacrificio continua a ispirare il Paese come esempio di dedizione e di senso del dovere.
Oggi il suo nome resta legato alla lotta alla mafia e a una memoria collettiva che lo considera un difensore dello Stato, della legalità e della democrazia.


















































































