Addio all’attore comico Franco Mari noto come Rupert Sciamenna.

La scomparsa di un volto cult della comicità italiana
Si è spento all’età di 83 anni Franco Mari, l’attore e comico milanese conosciuto dal grande pubblico come Rupert Sciamenna, il surreale e irresistibile personaggio nato dalla genialità di Maccio Capatonda e Herbert Ballerina.
La notizia della sua morte è stata resa nota proprio da Luigi Luciano, in arte Herbert Ballerina, con un messaggio commosso sui social.
“Purtroppo il mitico Rupert Sciamenna ci ha lasciati”, ha scritto.
Luciano ha ricordato l’amico con affetto e riconoscenza, raccontando come Mari fosse capace di trasformare ogni scena in un piccolo capolavoro di comicità surreale.
Una carriera atipica e piena di sorprese
Prima di diventare un volto noto della comicità televisiva, Franco Mari aveva lavorato nel settore alberghiero.
La passione per lo spettacolo lo portò, negli anni Ottanta, a intraprendere una nuova strada nel cinema, collaborando con grandi registi italiani.
Apparve in film come Mani di fata di Steno, Facciamo Paradiso di Mario Monicelli e Cucciolo di Neri Parenti, interpretando ruoli secondari ma sempre memorabili per intensità e naturalezza.
Fu però con le parodie e i trailer finti di “Mai Dire Gol” che Mari trovò la sua vera dimensione artistica.
La sua comicità asciutta, surreale e volutamente straniata lo rese un volto perfetto per l’universo grottesco creato da Maccio Capatonda.
Da quelle collaborazioni nacque il personaggio di Rupert Sciamenna, in bilico tra il genio e la follia, capace di pronunciare frasi apparentemente senza senso ma diventate cult per intere generazioni.
Rupert Sciamenna, l’icona del non-sense
Con i suoi dialoghi assurdi, la voce roca e la mimica impassibile, Rupert Sciamenna divenne il simbolo di una comicità nuova e visionaria.
I fan di Maccio Capatonda lo ricordano in sketch memorabili come Il ritorno di Gesù, La Febbre dell’Oro, Natale al cesso e molti altri.
Il suo modo di parlare, le pause surreali e le espressioni grottesche entrarono nell’immaginario collettivo, tanto da influenzare il linguaggio quotidiano di molti spettatori.
Rupert Sciamenna non era solo un personaggio, ma una maschera comica moderna, capace di incarnare il disagio e la follia della società contemporanea con leggerezza e ironia. Con la sua presenza scenica e la sua capacità di reinventare il linguaggio, ha lasciato un segno indelebile nel cuore del pubblico.

La scomparsa di un volto cult della comicità italiana
Si è spento all’età di 83 anni Franco Mari, l’attore e comico milanese conosciuto dal grande pubblico come Rupert Sciamenna, il surreale e irresistibile personaggio nato dalla genialità di Maccio Capatonda e Herbert Ballerina.
La notizia della sua morte è stata resa nota proprio da Luigi Luciano, in arte Herbert Ballerina, con un messaggio commosso sui social.
“Purtroppo il mitico Rupert Sciamenna ci ha lasciati”, ha scritto.
Luciano ha ricordato l’amico con affetto e riconoscenza, raccontando come Mari fosse capace di trasformare ogni scena in un piccolo capolavoro di comicità surreale.
Una carriera atipica e piena di sorprese
Prima di diventare un volto noto della comicità televisiva, Franco Mari aveva lavorato nel settore alberghiero.
La passione per lo spettacolo lo portò, negli anni Ottanta, a intraprendere una nuova strada nel cinema, collaborando con grandi registi italiani.
Apparve in film come Mani di fata di Steno, Facciamo Paradiso di Mario Monicelli e Cucciolo di Neri Parenti, interpretando ruoli secondari ma sempre memorabili per intensità e naturalezza.
Fu però con le parodie e i trailer finti di “Mai Dire Gol” che Mari trovò la sua vera dimensione artistica.
La sua comicità asciutta, surreale e volutamente straniata lo rese un volto perfetto per l’universo grottesco creato da Maccio Capatonda.
Da quelle collaborazioni nacque il personaggio di Rupert Sciamenna, in bilico tra il genio e la follia, capace di pronunciare frasi apparentemente senza senso ma diventate cult per intere generazioni.
Rupert Sciamenna, l’icona del non-sense
Con i suoi dialoghi assurdi, la voce roca e la mimica impassibile, Rupert Sciamenna divenne il simbolo di una comicità nuova e visionaria.
I fan di Maccio Capatonda lo ricordano in sketch memorabili come Il ritorno di Gesù, La Febbre dell’Oro, Natale al cesso e molti altri.
Il suo modo di parlare, le pause surreali e le espressioni grottesche entrarono nell’immaginario collettivo, tanto da influenzare il linguaggio quotidiano di molti spettatori.
Rupert Sciamenna non era solo un personaggio, ma una maschera comica moderna, capace di incarnare il disagio e la follia della società contemporanea con leggerezza e ironia. Con la sua presenza scenica e la sua capacità di reinventare il linguaggio, ha lasciato un segno indelebile nel cuore del pubblico.



















































































