31 ottobre 1984. Muore Eduardo De Filippo, il genio del teatro.

Le origini di un talento nato sul palcoscenico
Eduardo De Filippo nasce a Napoli il 24 maggio 1900 da Luisa De Filippo e dal celebre commediografo Eduardo Scarpetta.
La loro unione non è ufficiale, ma da essa nascono tre figli destinati a entrare nella storia del teatro: Titina, Eduardo e Peppino.
Fin da bambino, Eduardo calca il palcoscenico, debuttando il 6 febbraio 1906 al Teatro Valle di Roma nella parodia dell’operetta La geisha.
Quel primo incontro con le luci della ribalta rimane per sempre impresso nella sua memoria, come lui stesso racconta anni dopo in un celebre discorso all’Università di Roma.
Intelligente e vivace, frequenta le scuole a Napoli e mostra presto un carattere ribelle e curioso.
A soli undici anni partecipa alla commedia Miseria e nobiltà al Teatro Mercadante, dando inizio a un cammino artistico che lo porterà a diventare uno dei più grandi maestri della scena italiana.
Dalla gavetta al successo nazionale
Negli anni giovanili, Eduardo lavora con diverse compagnie, tra cui quella del fratellastro Vincenzo e di Enrico Altieri.
Durante la Prima guerra mondiale viene chiamato alle armi, ma anche in caserma continua a coltivare la sua passione per il teatro organizzando spettacoli per i commilitoni.
Terminato il servizio, fonda la Compagnia Comica Napoletana, con la sorella Titina come prima attrice.
Da quel momento, la carriera di Eduardo decolla.
Nel 1920 scrive il suo primo atto unico, Farmacia di turno, e nel 1922 Ho fatto il guaio? Riparerò!, poi noto come Uomo e galantuomo.
Nel 1931 nasce la Compagnia del Teatro Umoristico dei De Filippo, con Titina e Peppino.
L’anno successivo, a Natale, debutta Natale in casa Cupiello, una delle opere più amate del suo repertorio.
I tre fratelli conquistano il pubblico con uno stile moderno, capace di unire comicità e profondità umana.

Gli anni difficili della guerra e la rinascita artistica
Durante la Seconda guerra mondiale, Eduardo e Peppino devolvono parte dei loro incassi ai sinistrati, sostenendo artisti e famiglie in difficoltà.
Dopo la morte della madre, nel 1944, le loro strade si separano artisticamente.
Eduardo fonda Il Teatro di Eduardo, con Titina al suo fianco, e scrive Napoli milionaria!, che debutta al Teatro San Carlo nel 1945.
Da quel momento, la sua drammaturgia affronta temi sociali e morali, dando vita a capolavori come Questi fantasmi!, Filumena Marturano e Le voci di dentro.
Il sogno del San Ferdinando e il riconoscimento internazionale
Nel dopoguerra Eduardo acquista e ricostruisce il Teatro San Ferdinando di Napoli, trasformandolo in un centro di cultura e formazione.
Nonostante le difficoltà economiche, riesce a restituire alla città un luogo simbolo della tradizione teatrale.
Collabora con Paolo Grassi e il Piccolo Teatro di Milano, porta in scena Pirandello e Shakespeare, e rappresenta l’Italia ai festival internazionali.
Nel 1953 riceve la Legione d’onore, nel 1978 la laurea honoris causa a Birmingham e nel 1980 quella dell’Università di Roma.
Gli ultimi anni e l’impegno civile
Negli anni ’70 e ’80 continua a recitare e dirigere, nonostante i problemi di salute.
Nel 1981 viene nominato senatore a vita dal presidente Sandro Pertini, che riconosce il suo impegno a favore dei giovani e dei minori in difficoltà.
Eduardo visita carceri minorili, promuove leggi educative e insegna drammaturgia alla Sapienza, convinto che il teatro sia una forma di riscatto umano.
Nel 1984, già provato dalla malattia, registra La tempesta di Shakespeare in dialetto napoletano, il suo ultimo grande atto d’amore per l’arte.
La morte di Eduardo De Filippo
Il 31 ottobre 1984, a Roma, Eduardo De Filippo muore alle 23, accanto alla moglie Isabella.
Nella bara, lei depone la foto della figlia Luisella e una zolla di terra di Napoli.
Trentamila persone rendono omaggio al Senato, e ai funerali di Stato nella Basilica di San Giovanni in Laterano partecipa una folla immensa.
Riposa al Cimitero del Verano, accanto ai suoi affetti più cari.
“Il punto di partenza dell’uomo è la morte” diceva Eduardo “Perché ogni fine è un nuovo inizio per chi resta.”
Così il suo genio artistico, intriso di umanità, resta in eterno a parlare a chiunque voglia cogliere la poesia del vivere.
Così la sua morte si è trasformata in una rinascita per la cultura italiana.
Laura Persico Pezzino
Le origini di un talento nato sul palcoscenico
Eduardo De Filippo nasce a Napoli il 24 maggio 1900 da Luisa De Filippo e dal celebre commediografo Eduardo Scarpetta.
La loro unione non è ufficiale, ma da essa nascono tre figli destinati a entrare nella storia del teatro: Titina, Eduardo e Peppino.
Fin da bambino, Eduardo calca il palcoscenico, debuttando il 6 febbraio 1906 al Teatro Valle di Roma nella parodia dell’operetta La geisha.
Quel primo incontro con le luci della ribalta rimane per sempre impresso nella sua memoria, come lui stesso racconta anni dopo in un celebre discorso all’Università di Roma.
Intelligente e vivace, frequenta le scuole a Napoli e mostra presto un carattere ribelle e curioso.
A soli undici anni partecipa alla commedia Miseria e nobiltà al Teatro Mercadante, dando inizio a un cammino artistico che lo porterà a diventare uno dei più grandi maestri della scena italiana.
Dalla gavetta al successo nazionale
Negli anni giovanili, Eduardo lavora con diverse compagnie, tra cui quella del fratellastro Vincenzo e di Enrico Altieri.
Durante la Prima guerra mondiale viene chiamato alle armi, ma anche in caserma continua a coltivare la sua passione per il teatro organizzando spettacoli per i commilitoni.
Terminato il servizio, fonda la Compagnia Comica Napoletana, con la sorella Titina come prima attrice.
Da quel momento, la carriera di Eduardo decolla.
Nel 1920 scrive il suo primo atto unico, Farmacia di turno, e nel 1922 Ho fatto il guaio? Riparerò!, poi noto come Uomo e galantuomo.
Nel 1931 nasce la Compagnia del Teatro Umoristico dei De Filippo, con Titina e Peppino.
L’anno successivo, a Natale, debutta Natale in casa Cupiello, una delle opere più amate del suo repertorio.
I tre fratelli conquistano il pubblico con uno stile moderno, capace di unire comicità e profondità umana.

Gli anni difficili della guerra e la rinascita artistica
Durante la Seconda guerra mondiale, Eduardo e Peppino devolvono parte dei loro incassi ai sinistrati, sostenendo artisti e famiglie in difficoltà.
Dopo la morte della madre, nel 1944, le loro strade si separano artisticamente.
Eduardo fonda Il Teatro di Eduardo, con Titina al suo fianco, e scrive Napoli milionaria!, che debutta al Teatro San Carlo nel 1945.
Da quel momento, la sua drammaturgia affronta temi sociali e morali, dando vita a capolavori come Questi fantasmi!, Filumena Marturano e Le voci di dentro.
Il sogno del San Ferdinando e il riconoscimento internazionale
Nel dopoguerra Eduardo acquista e ricostruisce il Teatro San Ferdinando di Napoli, trasformandolo in un centro di cultura e formazione.
Nonostante le difficoltà economiche, riesce a restituire alla città un luogo simbolo della tradizione teatrale.
Collabora con Paolo Grassi e il Piccolo Teatro di Milano, porta in scena Pirandello e Shakespeare, e rappresenta l’Italia ai festival internazionali.
Nel 1953 riceve la Legione d’onore, nel 1978 la laurea honoris causa a Birmingham e nel 1980 quella dell’Università di Roma.
Gli ultimi anni e l’impegno civile
Negli anni ’70 e ’80 continua a recitare e dirigere, nonostante i problemi di salute.
Nel 1981 viene nominato senatore a vita dal presidente Sandro Pertini, che riconosce il suo impegno a favore dei giovani e dei minori in difficoltà.
Eduardo visita carceri minorili, promuove leggi educative e insegna drammaturgia alla Sapienza, convinto che il teatro sia una forma di riscatto umano.
Nel 1984, già provato dalla malattia, registra La tempesta di Shakespeare in dialetto napoletano, il suo ultimo grande atto d’amore per l’arte.
La morte di Eduardo De Filippo
Il 31 ottobre 1984, a Roma, Eduardo De Filippo muore alle 23, accanto alla moglie Isabella.
Nella bara, lei depone la foto della figlia Luisella e una zolla di terra di Napoli.
Trentamila persone rendono omaggio al Senato, e ai funerali di Stato nella Basilica di San Giovanni in Laterano partecipa una folla immensa.
Riposa al Cimitero del Verano, accanto ai suoi affetti più cari.
“Il punto di partenza dell’uomo è la morte” diceva Eduardo “Perché ogni fine è un nuovo inizio per chi resta.”
Così il suo genio artistico, intriso di umanità, resta in eterno a parlare a chiunque voglia cogliere la poesia del vivere.
Così la sua morte si è trasformata in una rinascita per la cultura italiana.
Laura Persico Pezzino


















































































