Uànema 2025: la festa napoletana che ride della morte.

💜TGFuneral24 | Speciale 2 Novembre
“Uànema: festa degli altri vivi”: dal 30 ottobre al 2 novembre 2025, Napoli riscopre il suo legame più profondo con la memoria, la morte e la rinascita.
La quarta edizione di “Uànema: festa degli altri vivi” accende per quattro giorni chiese, catacombe e ipogei con oltre 30 appuntamenti gratuiti tra concerti, reading, spettacoli e visite guidate.
La rassegna, promossa e finanziata dal Comune di Napoli, si presenta come un vero dispositivo civico capace di trasformare il confine tra vita e morte in uno spazio abitabile, ironico e profondamente umano.
Un’anteprima tra musica e spiriti
L’anteprima, tenutasi il 24 ottobre 2025, ha visto gli ottoni della Castellan Brass in march sfilare lungo via Toledo con la performance “Un funerale jazz. Quando gli spiriti scendono giù per Toledo”.
Napoli si è così trasformata in una New Orleans mediterranea, dove il lutto si sublima in ritmo e danza, preludio a una rassegna che invita a ridere della morte per esorcizzarla.
Quattro giorni tra riti, risate e letteratura
Il programma ufficiale si apre giovedì 30 ottobre al Complesso Monumentale del Purgatorio ad Arco con gli “Stati Generali della Morte”, un incontro dedicato al grande rimosso della società contemporanea.
Segue il concerto del trio Curanime, “I rumori dell’appartenenza”, viaggio sonoro tra tradizione e sperimentazione elettronica.
La risata diventa protagonista con la stand up comedy di Federica Cacciola al TIN e la performance “O staje tiranno ‘e piede!!” di Amedeo Colella ai Santi Cosma e Damiano.
La letteratura entra nelle viscere della città con i “Dialoghi dei morti” di Luciano di Samosata e il “Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie” di Giacomo Leopardi, messi in scena tra le chiese e le catacombe di Napoli.
La musica che riscrive il lutto
La sera del 1° novembre, la Basilica di San Giovanni Maggiore ospita il concerto a cappella “In voce è detti” del gruppo A Filetta, tra polifonie sacre e profane.
Il giorno seguente, la palestinese Kamilya Jubran incontra i musicisti Mario Gabola e Nina Boukhari al Complesso Monumentale Sant’Anna dei Lombardi, fondendo tradizione e avanguardia elettroacustica.
Napoli, città-soglia tra vivi e morti
“Uànema” non è un Halloween d’importazione, ma un iper-Halloween napoletano, liberatorio e radicato nei culti popolari delle anime pezzentelle e delle capuzzelle.
La manifestazione apre al pubblico 15 siti straordinari, tra cui le Catacombe di San Gennaro, il Cimitero delle 366 Fosse, l’Ipogeo dei Cristallini, la Chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini e la Necropoli Ellenistica di Neapolis.
Completano il programma lo spettacolo per bambini “Pulcinella e le anime pezzentelle” e la maratona cinematografica notturna “Dal buio, vedere”, che unisce cinque sale del Multicinema Modernissimo in una grande “veglia della paura”.
Una pedagogia laica del confine
Uànema insegna a guardare dove solitamente si distoglie lo sguardo.
Restituisce Napoli alla sua vocazione di città-soglia, capace di far parlare i morti senza renderli né santi né fantasmi, ma parte viva del racconto urbano.
Forse perché, come suggerisce il titolo, gli “altri vivi” siamo proprio noi.
💜TGFuneral24 | Speciale 2 Novembre
“Uànema: festa degli altri vivi”: dal 30 ottobre al 2 novembre 2025, Napoli riscopre il suo legame più profondo con la memoria, la morte e la rinascita.
La quarta edizione di “Uànema: festa degli altri vivi” accende per quattro giorni chiese, catacombe e ipogei con oltre 30 appuntamenti gratuiti tra concerti, reading, spettacoli e visite guidate.
La rassegna, promossa e finanziata dal Comune di Napoli, si presenta come un vero dispositivo civico capace di trasformare il confine tra vita e morte in uno spazio abitabile, ironico e profondamente umano.
Un’anteprima tra musica e spiriti
L’anteprima, tenutasi il 24 ottobre 2025, ha visto gli ottoni della Castellan Brass in march sfilare lungo via Toledo con la performance “Un funerale jazz. Quando gli spiriti scendono giù per Toledo”.
Napoli si è così trasformata in una New Orleans mediterranea, dove il lutto si sublima in ritmo e danza, preludio a una rassegna che invita a ridere della morte per esorcizzarla.
Quattro giorni tra riti, risate e letteratura
Il programma ufficiale si apre giovedì 30 ottobre al Complesso Monumentale del Purgatorio ad Arco con gli “Stati Generali della Morte”, un incontro dedicato al grande rimosso della società contemporanea.
Segue il concerto del trio Curanime, “I rumori dell’appartenenza”, viaggio sonoro tra tradizione e sperimentazione elettronica.
La risata diventa protagonista con la stand up comedy di Federica Cacciola al TIN e la performance “O staje tiranno ‘e piede!!” di Amedeo Colella ai Santi Cosma e Damiano.
La letteratura entra nelle viscere della città con i “Dialoghi dei morti” di Luciano di Samosata e il “Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie” di Giacomo Leopardi, messi in scena tra le chiese e le catacombe di Napoli.
La musica che riscrive il lutto
La sera del 1° novembre, la Basilica di San Giovanni Maggiore ospita il concerto a cappella “In voce è detti” del gruppo A Filetta, tra polifonie sacre e profane.
Il giorno seguente, la palestinese Kamilya Jubran incontra i musicisti Mario Gabola e Nina Boukhari al Complesso Monumentale Sant’Anna dei Lombardi, fondendo tradizione e avanguardia elettroacustica.
Napoli, città-soglia tra vivi e morti
“Uànema” non è un Halloween d’importazione, ma un iper-Halloween napoletano, liberatorio e radicato nei culti popolari delle anime pezzentelle e delle capuzzelle.
La manifestazione apre al pubblico 15 siti straordinari, tra cui le Catacombe di San Gennaro, il Cimitero delle 366 Fosse, l’Ipogeo dei Cristallini, la Chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini e la Necropoli Ellenistica di Neapolis.
Completano il programma lo spettacolo per bambini “Pulcinella e le anime pezzentelle” e la maratona cinematografica notturna “Dal buio, vedere”, che unisce cinque sale del Multicinema Modernissimo in una grande “veglia della paura”.
Una pedagogia laica del confine
Uànema insegna a guardare dove solitamente si distoglie lo sguardo.
Restituisce Napoli alla sua vocazione di città-soglia, capace di far parlare i morti senza renderli né santi né fantasmi, ma parte viva del racconto urbano.
Forse perché, come suggerisce il titolo, gli “altri vivi” siamo proprio noi.


















































































