5 novembre 1989. Muore Vladimir Horowitz, genio del pianoforte.

Gli inizi e il talento precoce
Vladimir Horowitz nasce a Kiev nel 1903, quando la città fa parte dell’Impero russo.
Cresce in un ambiente colto, dove la musica è parte della vita quotidiana.
Il suo talento al pianoforte si rivela presto: a soli vent’anni debutta con l’Orchestra Filarmonica di Charkiv e in poco tempo si impone come una delle promesse più luminose del suo tempo.
Il suo tocco, leggero e incisivo, conquista pubblico e critica.
Nel 1926 lascia l’Unione Sovietica e inizia una carriera internazionale che lo porta nelle più importanti sale da concerto d’Europa. Parigi, Berlino, Londra: ovunque il suo nome suscita entusiasmo e curiosità.
L’approdo in America e la consacrazione
Nel 1928 debutta alla Carnegie Hall di New York, un evento che segna l’inizio della sua leggenda. L’America lo accoglie come un virtuoso fuori dal comune. Collaborazioni con direttori come Arturo Toscanini e Serge Koussevitzky consolidano la sua fama. Horowitz è capace di interpretazioni che uniscono rigore tecnico e intensità emotiva, soprattutto nelle opere di Chopin, Rachmaninov, Liszt e Scarlatti.
Negli anni Quaranta sposa Wanda Toscanini, figlia del celebre direttore. È un’unione che lo lega ancora di più al mondo musicale e che resiste anche nei momenti difficili, segnati da depressione e lunghi silenzi artistici.
Il ritorno e la leggenda
Dopo anni di ritiro, Horowitz torna alle scene nel 1965, con un concerto alla Carnegie Hall che resta tra i più celebrati della storia della musica.
Ogni sua esibizione diventa un evento: il pubblico percepisce che dietro ogni nota c’è una vita intera di dedizione e tormento.
Nel corso della carriera riceve numerosi riconoscimenti, tra cui diversi Grammy Awards e la Medaglia Presidenziale della Libertà.
Il suo modo di suonare, raffinato e teatrale, ridefinisce il concetto stesso di virtuosismo pianistico.
La morte
Vladimir Horowitz muore il 5 novembre 1989, a New York, all’età di 86 anni.
I funerali si tengono in forma privata, e le sue ceneri vengono inumate a Milano nel Cimitero Monumentale.
Gli inizi e il talento precoce
Vladimir Horowitz nasce a Kiev nel 1903, quando la città fa parte dell’Impero russo.
Cresce in un ambiente colto, dove la musica è parte della vita quotidiana.
Il suo talento al pianoforte si rivela presto: a soli vent’anni debutta con l’Orchestra Filarmonica di Charkiv e in poco tempo si impone come una delle promesse più luminose del suo tempo.
Il suo tocco, leggero e incisivo, conquista pubblico e critica.
Nel 1926 lascia l’Unione Sovietica e inizia una carriera internazionale che lo porta nelle più importanti sale da concerto d’Europa. Parigi, Berlino, Londra: ovunque il suo nome suscita entusiasmo e curiosità.
L’approdo in America e la consacrazione
Nel 1928 debutta alla Carnegie Hall di New York, un evento che segna l’inizio della sua leggenda. L’America lo accoglie come un virtuoso fuori dal comune. Collaborazioni con direttori come Arturo Toscanini e Serge Koussevitzky consolidano la sua fama. Horowitz è capace di interpretazioni che uniscono rigore tecnico e intensità emotiva, soprattutto nelle opere di Chopin, Rachmaninov, Liszt e Scarlatti.
Negli anni Quaranta sposa Wanda Toscanini, figlia del celebre direttore. È un’unione che lo lega ancora di più al mondo musicale e che resiste anche nei momenti difficili, segnati da depressione e lunghi silenzi artistici.
Il ritorno e la leggenda
Dopo anni di ritiro, Horowitz torna alle scene nel 1965, con un concerto alla Carnegie Hall che resta tra i più celebrati della storia della musica.
Ogni sua esibizione diventa un evento: il pubblico percepisce che dietro ogni nota c’è una vita intera di dedizione e tormento.
Nel corso della carriera riceve numerosi riconoscimenti, tra cui diversi Grammy Awards e la Medaglia Presidenziale della Libertà.
Il suo modo di suonare, raffinato e teatrale, ridefinisce il concetto stesso di virtuosismo pianistico.
La morte
Vladimir Horowitz muore il 5 novembre 1989, a New York, all’età di 86 anni.
I funerali si tengono in forma privata, e le sue ceneri vengono inumate a Milano nel Cimitero Monumentale.


















































































