9 novembre 2008. Addio a Miriam Makeba: la voce dell’Africa.

Dalle origini a Johannesburg alla ribalta internazionale
Miriam Makeba nasce il 4 marzo 1932 nel township di Prospect, vicino a Johannesburg, in Sudafrica.
Fin da giovanissima mostra inclinazione per la musica: canta nei cori della scuola e della chiesa e assorbe influenze jazz e tradizionali africane.
Negli anni ’50 entra a far parte del gruppo Manhattan Brothers e poi dello storico ensemble femminile The Skylarks; grazie a queste esperienze costruisce una presenza scenica forte e distintiva.
L’impegno contro l’apartheid e l’emergere dell’“Imperatrice della canzone africana”
Makeba assume un ruolo attivo nella lotta contro il regime di segregazione del suo paese e testimonia davanti all’United Nations sulla situazione dei neri in Sudafrica nel 1963.
La sua musica fonde jazz, world music e melodie tradizionali africane, diventando simbolo della resistenza culturale e della liberazione.
Con il brano Pata Pata (1967) raggiunge il pubblico internazionale e consolida la propria fama come interprete globale.
L’ultimo concerto in Italia e la scomparsa il 9 novembre 2008
Il 9 novembre 2008 Miriam Makeba si esibisce in un concerto di solidarietà a favore del giornalista italiano Roberto Saviano e contro l’Camorra nella cittadina di Castel Volturno, in provincia di Caserta, Campania.
Dopo l’esibizione del suo iconico «Pata Pata» avverte un malore: viene trasportata presso la clinica Pineta Grande, dove i medici, nonostante tentativi di rianimazione, ne constano la morte per attacco cardiaco.
La sua scomparsa segna la fine di un’epoca, e la chiamano “Mama Africa” per la sua voce che ha rappresentato un continente intero.
Eredità musicale, culturale e civile
Miriam Makeba lascia un’impronta indelebile: apre varchi alla visibilità mondiale della musica africana, ispira artisti e attivisti e contribuisce al riconoscimento della world music come fenomeno globale.
La sua musica resta viva nelle playlist, nei documentari e nelle iniziative di lotta contro razzismo, ingiustizia e esclusione. Ogni volta che si ascolta “Pata Pata” o si scorge un abito tradizionale xhosa sul palco, risuona l’eco della sua battaglia e della sua bellezza artistica.
Ogni 9 novembre ricordiamo non solo un’ottima interprete, ma una donna che ha usato la voce per cambiare il mondo.
LPP
Dalle origini a Johannesburg alla ribalta internazionale
Miriam Makeba nasce il 4 marzo 1932 nel township di Prospect, vicino a Johannesburg, in Sudafrica.
Fin da giovanissima mostra inclinazione per la musica: canta nei cori della scuola e della chiesa e assorbe influenze jazz e tradizionali africane.
Negli anni ’50 entra a far parte del gruppo Manhattan Brothers e poi dello storico ensemble femminile The Skylarks; grazie a queste esperienze costruisce una presenza scenica forte e distintiva.
L’impegno contro l’apartheid e l’emergere dell’“Imperatrice della canzone africana”
Makeba assume un ruolo attivo nella lotta contro il regime di segregazione del suo paese e testimonia davanti all’United Nations sulla situazione dei neri in Sudafrica nel 1963.
La sua musica fonde jazz, world music e melodie tradizionali africane, diventando simbolo della resistenza culturale e della liberazione.
Con il brano Pata Pata (1967) raggiunge il pubblico internazionale e consolida la propria fama come interprete globale.
L’ultimo concerto in Italia e la scomparsa il 9 novembre 2008
Il 9 novembre 2008 Miriam Makeba si esibisce in un concerto di solidarietà a favore del giornalista italiano Roberto Saviano e contro l’Camorra nella cittadina di Castel Volturno, in provincia di Caserta, Campania.
Dopo l’esibizione del suo iconico «Pata Pata» avverte un malore: viene trasportata presso la clinica Pineta Grande, dove i medici, nonostante tentativi di rianimazione, ne constano la morte per attacco cardiaco.
La sua scomparsa segna la fine di un’epoca, e la chiamano “Mama Africa” per la sua voce che ha rappresentato un continente intero.
Eredità musicale, culturale e civile
Miriam Makeba lascia un’impronta indelebile: apre varchi alla visibilità mondiale della musica africana, ispira artisti e attivisti e contribuisce al riconoscimento della world music come fenomeno globale.
La sua musica resta viva nelle playlist, nei documentari e nelle iniziative di lotta contro razzismo, ingiustizia e esclusione. Ogni volta che si ascolta “Pata Pata” o si scorge un abito tradizionale xhosa sul palco, risuona l’eco della sua battaglia e della sua bellezza artistica.
Ogni 9 novembre ricordiamo non solo un’ottima interprete, ma una donna che ha usato la voce per cambiare il mondo.
LPP


















































































