R.I.P. (Roast in Peace) lo show di Prime Video che trasforma il funerale in uno spettacolo ironico.
Un format che si ispira ai celebri “roast” americani, nati nel 1949 al Friars Club, dove personaggi famosi venivano celebrati con sarcasmo attraverso battute al vetriolo che li mettevano sulla graticola (da qui il termine roast-arrostire n.d.r.) dell’ironia.
Nel caso italiano, però, il risultato è più tiepido di quanto prometta la premessa.
I protagonisti del “funerale comico”
La conduzione in abito nero di R.I.P. (Roast in Peace) è affidata a Michela Giraud, maestra di cerimonia ironica e disincantata.
Sul palco si alternano sei giovani comici – Stefano Rapone, Edoardo Ferrario, Beatrice Arnera, Eleazaro Rossi, Corrado Nuzzo e Maria Di Biase – chiamati a rendere omaggio, in chiave satirica, a quattro “defunti illustri”: Selvaggia Lucarelli, Elettra Lamborghini, Roberto Saviano e Francesco Totti.
Un cast eclettico, pensato per mescolare mondi e linguaggi diversi, dalla musica alla letteratura, dal giornalismo al calcio.
R.I.P. (Roast in Peace): battute spente e ritmo funebre
L’idea funziona sulla carta, ma la realizzazione inciampa proprio dove dovrebbe brillare: nella scrittura comica.
Le battute appaiono prevedibili, poco cattive, spesso più simili a elogi travestiti da ironia.
Il “roast”, per sua natura, dovrebbe celebrare attraverso la crudeltà affettuosa, ma qui la verve corrosiva si perde in un terreno troppo familiare, dove tutti si conoscono e nessuno osa davvero colpire.
Persino Roberto Saviano sembra fuori posto, come se partecipasse a una cerimonia che non gli appartiene.
R.I.P. (Roast in Peace): più fumo che… arrosto
Paradossalmente, il più brillante dei “defunti” è proprio Francesco Totti. La sua naturale comicità, unita all’autoironia, salva momenti altrimenti spenti. Gli altri partecipanti, invece, sembrano muoversi tra imbarazzo e cautela, incapaci di raggiungere quella perfidia elegante che rende un “roast” davvero riuscito.
“R.I.P. (Roast in Peace)” avrebbe potuto rappresentare una ventata di novità nel panorama dell’intrattenimento italiano.
Un modo per sdrammatizzare la morte e ridere dei propri difetti. Ma la sua forza rimane solo nell’idea, non nell’esecuzione.
Il risultato è uno spettacolo educato, ma senza mordente, che più che “arrostire” finisce per servire gli ospiti con un timido aperitivo.
LPP
