13 novembre: Sant’Agostina Pietrantoni.

Nome: Sant’Agostina Pietrantoni
Titolo: Religiosa
Nome di battesimo: Livia Pietrantoni
Nascita: 27 marzo 1864, Pozzaglia Sabina
Morte: 13 novembre 1894, Roma
Ricorrenza: 13 novembre
Una giovane donna dal cuore grande
Livia Pietrantoni nasce a Pozzaglia Sabina, in provincia di Rieti, in una famiglia contadina semplice ma profondamente credente.
Fin da ragazza mostra una forte sensibilità verso i più deboli e un profondo desiderio di dedicarsi al prossimo.
Quando si trasferisce a Roma, entra nella Congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, dove prende il nome di suor Agostina.
La sua vita religiosa è segnata da un’infinita dedizione ai malati e da una fede incrollabile.
L’infermiera degli ultimi
All’Ospedale Santo Spirito di Roma, suor Agostina si occupa dei malati più gravi e abbandonati. Lavora nei reparti infettivi, dove il rischio di contagio è altissimo, ma non si tira mai indietro.
La sua presenza è costante, le sue mani portano conforto e la sua voce calma gli spiriti più turbati.
Nel suo servizio quotidiano unisce la forza della fede alla dolcezza del cuore, diventando per tutti un esempio di amore cristiano vissuto nella concretezza dell’assistenza e del sacrificio.
Il martirio e la santità
Il 13 novembre 1894, a soli trent’anni, suor Agostina viene uccisa da un ex paziente dell’ospedale, un uomo afflitto da disturbi mentali che la aggredisce con un coltello.
La religiosa, fedele fino all’ultimo al suo voto di carità, perdona il suo assassino prima di morire.
La sua morte è accolta come testimonianza di eroismo evangelico.
Nel 1949 Pio XII la proclama beata e nel 1999 Giovanni Paolo II la canonizza, indicandola come modello di carità e dedizione per tutte le infermiere e le donne consacrate.
Nome: Sant’Agostina Pietrantoni
Titolo: Religiosa
Nome di battesimo: Livia Pietrantoni
Nascita: 27 marzo 1864, Pozzaglia Sabina
Morte: 13 novembre 1894, Roma
Ricorrenza: 13 novembre
Una giovane donna dal cuore grande
Livia Pietrantoni nasce a Pozzaglia Sabina, in provincia di Rieti, in una famiglia contadina semplice ma profondamente credente.
Fin da ragazza mostra una forte sensibilità verso i più deboli e un profondo desiderio di dedicarsi al prossimo.
Quando si trasferisce a Roma, entra nella Congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, dove prende il nome di suor Agostina.
La sua vita religiosa è segnata da un’infinita dedizione ai malati e da una fede incrollabile.
L’infermiera degli ultimi
All’Ospedale Santo Spirito di Roma, suor Agostina si occupa dei malati più gravi e abbandonati. Lavora nei reparti infettivi, dove il rischio di contagio è altissimo, ma non si tira mai indietro.
La sua presenza è costante, le sue mani portano conforto e la sua voce calma gli spiriti più turbati.
Nel suo servizio quotidiano unisce la forza della fede alla dolcezza del cuore, diventando per tutti un esempio di amore cristiano vissuto nella concretezza dell’assistenza e del sacrificio.
Il martirio e la santità
Il 13 novembre 1894, a soli trent’anni, suor Agostina viene uccisa da un ex paziente dell’ospedale, un uomo afflitto da disturbi mentali che la aggredisce con un coltello.
La religiosa, fedele fino all’ultimo al suo voto di carità, perdona il suo assassino prima di morire.
La sua morte è accolta come testimonianza di eroismo evangelico.
Nel 1949 Pio XII la proclama beata e nel 1999 Giovanni Paolo II la canonizza, indicandola come modello di carità e dedizione per tutte le infermiere e le donne consacrate.


















































































