6 dicembre 1994. Muore Gian Maria Volonté.

La vita e la formazione di un interprete fuori dal comune
Gian Maria Volonté nasce a Milano il 9 aprile 1933 e cresce tra diverse esperienze culturali che alimentano la sua sensibilità artistica.
La scelta della recitazione prende forma negli anni dell’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, dove affina un metodo rigoroso, attento allo studio psicologico dei personaggi.
Dopo un primo periodo a teatro, la sua presenza scenica conquista registi e pubblico: Volonté si impone come una delle voci più incisive del cinema italiano del dopoguerra.
I ruoli che trasformano il cinema italiano
Negli anni Sessanta e Settanta Volonté attraversa con naturalezza generi e registri differenti.
Interpreta con intensità figure complesse, spesso immerse nei conflitti sociali del loro tempo.
Il suo volto segna i film di Sergio Leone, ma trova piena espressione soprattutto nel cinema politico, dove incarna personaggi scomodi, contraddittori, capaci di riflettere le tensioni di un Paese in trasformazione.
Il successo arriva con interpretazioni che oggi fanno parte della storia del cinema: “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, “La classe operaia va in paradiso”, “Il caso Mattei”, “Cristo si è fermato a Eboli”.
Ogni ruolo diventa un luogo di ricerca, un modo per indagare il potere, le sue derive, le sue fragilità. Volonté mantiene sempre un approccio quasi artigianale al mestiere, restando fedele alla convinzione che il cinema debba interrogare la realtà, non addomesticarla.
Un’eredità artistica che continua a parlare
Negli anni Ottanta e Novanta Volonté continua a scegliere progetti di forte contenuto civile, collaborando con registi italiani e internazionali.
La sua capacità di trasformarsi, di attraversare lingue e culture, gli vale premi e riconoscimenti in tutta Europa.
Anche lontano dal set, sostiene iniziative culturali e movimenti sociali, convinto che l’arte non possa vivere separata dalle responsabilità del presente.
La morte e l’ultimo saluto
Il 6 dicembre 1994, durante le riprese in Grecia del film “Lo sguardo di Ulisse”, Volonté muore improvvisamente a Florina.
Il cinema perde una delle sue presenze più lucide e radicali.
Il rientro in Italia segna giorni di grande commozione: colleghi, amici e spettatori gli rendono omaggio riconoscendo in lui non solo un attore straordinario, ma una coscienza inquieta del Novecento.
Le esequie, celebrate a Roma, si svolgono in un clima sobrio, coerente con la sua idea di discrezione e con una vita vissuta sempre in ascolto del mondo.
La vita e la formazione di un interprete fuori dal comune
Gian Maria Volonté nasce a Milano il 9 aprile 1933 e cresce tra diverse esperienze culturali che alimentano la sua sensibilità artistica.
La scelta della recitazione prende forma negli anni dell’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, dove affina un metodo rigoroso, attento allo studio psicologico dei personaggi.
Dopo un primo periodo a teatro, la sua presenza scenica conquista registi e pubblico: Volonté si impone come una delle voci più incisive del cinema italiano del dopoguerra.
I ruoli che trasformano il cinema italiano
Negli anni Sessanta e Settanta Volonté attraversa con naturalezza generi e registri differenti.
Interpreta con intensità figure complesse, spesso immerse nei conflitti sociali del loro tempo.
Il suo volto segna i film di Sergio Leone, ma trova piena espressione soprattutto nel cinema politico, dove incarna personaggi scomodi, contraddittori, capaci di riflettere le tensioni di un Paese in trasformazione.
Il successo arriva con interpretazioni che oggi fanno parte della storia del cinema: “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, “La classe operaia va in paradiso”, “Il caso Mattei”, “Cristo si è fermato a Eboli”.
Ogni ruolo diventa un luogo di ricerca, un modo per indagare il potere, le sue derive, le sue fragilità. Volonté mantiene sempre un approccio quasi artigianale al mestiere, restando fedele alla convinzione che il cinema debba interrogare la realtà, non addomesticarla.
Un’eredità artistica che continua a parlare
Negli anni Ottanta e Novanta Volonté continua a scegliere progetti di forte contenuto civile, collaborando con registi italiani e internazionali.
La sua capacità di trasformarsi, di attraversare lingue e culture, gli vale premi e riconoscimenti in tutta Europa.
Anche lontano dal set, sostiene iniziative culturali e movimenti sociali, convinto che l’arte non possa vivere separata dalle responsabilità del presente.
La morte e l’ultimo saluto
Il 6 dicembre 1994, durante le riprese in Grecia del film “Lo sguardo di Ulisse”, Volonté muore improvvisamente a Florina.
Il cinema perde una delle sue presenze più lucide e radicali.
Il rientro in Italia segna giorni di grande commozione: colleghi, amici e spettatori gli rendono omaggio riconoscendo in lui non solo un attore straordinario, ma una coscienza inquieta del Novecento.
Le esequie, celebrate a Roma, si svolgono in un clima sobrio, coerente con la sua idea di discrezione e con una vita vissuta sempre in ascolto del mondo.


















































































