11 dicembre 1513. Muore Pinturicchio, maestro delle corti italiane.

Vita e formazione
Pinturicchio nasce a Perugia nel 1454 e cresce in un ambiente artistico vivace, dove la pittura rinascimentale sta trasformando linguaggi e sensibilità.
Il suo talento si afferma presto, tanto da attirare l’attenzione dei grandi cantieri italiani.
Quando Bernardino di Betto, questo il suo nome all’anagrafe, entra nella bottega del Perugino, trova uno spazio fertile per affinare uno stile che combina finezza narrativa, gusto decorativo e una sorprendente attenzione per i dettagli.
La pratica della miniatura, che influenza profondamente il suo tratto, gli permette di definire scene dense di figure, architetture e simboli.
L’ascesa nelle corti italiane
Il nome Pinturicchio comincia a circolare sempre di più negli ambienti di prestigio.
A Roma lavora nei cantieri papali, offrendo un contributo decisivo alle decorazioni della Cappella Sistina e avviando una carriera che lo rende uno dei pittori più richiesti del Rinascimento italiano.
La sua capacità di costruire narrazioni visive complesse, sostenute da una tavolozza luminosa, conquista committenti ecclesiastici e aristocratici.
Il lavoro nelle Stanze Borgia lo colloca al centro della vita artistica della città, con un ruolo da protagonista nelle scelte decorative della corte pontificia.
Ogni intervento rivela un laboratorio in costante attività, capace di organizzare squadre e gestire cicli di grande estensione.
Opere e stile
Pinturicchio sviluppa uno stile immediatamente riconoscibile.
Le sue figure assumono una grazia composta, mentre i paesaggi si aprono in profondità che evocano un mondo idealizzato.
Negli affreschi della Libreria Piccolomini a Siena raggiunge una sintesi perfetta tra narrazione, eleganza e splendore cromatico, creando un ciclo ancora oggi celebrato come uno dei vertici del Rinascimento.
Il suo tocco resta meticoloso, attento al decoro e alla resa preziosa dei materiali, come se ogni scena fosse un mosaico luminoso dedicato alla memoria dei personaggi rappresentati.
Morte e funerali
Pinturicchio muore l’11 dicembre 1513 a Siena, mentre è ancora immerso nei progetti della città che lo ospita negli ultimi anni di vita.
Viene sepolto in un luogo oggi non più identificabile con certezza, ma la sua presenza rimane viva nelle opere che punteggiano l’Italia e testimoniano una visione artistica luminosa e seducente.
L’anniversario della sua morte offre l’occasione per tornare su un percorso creativo che continua a parlare al pubblico contemporaneo.
Vita e formazione
Pinturicchio nasce a Perugia nel 1454 e cresce in un ambiente artistico vivace, dove la pittura rinascimentale sta trasformando linguaggi e sensibilità.
Il suo talento si afferma presto, tanto da attirare l’attenzione dei grandi cantieri italiani.
Quando Bernardino di Betto, questo il suo nome all’anagrafe, entra nella bottega del Perugino, trova uno spazio fertile per affinare uno stile che combina finezza narrativa, gusto decorativo e una sorprendente attenzione per i dettagli.
La pratica della miniatura, che influenza profondamente il suo tratto, gli permette di definire scene dense di figure, architetture e simboli.
L’ascesa nelle corti italiane
Il nome Pinturicchio comincia a circolare sempre di più negli ambienti di prestigio.
A Roma lavora nei cantieri papali, offrendo un contributo decisivo alle decorazioni della Cappella Sistina e avviando una carriera che lo rende uno dei pittori più richiesti del Rinascimento italiano.
La sua capacità di costruire narrazioni visive complesse, sostenute da una tavolozza luminosa, conquista committenti ecclesiastici e aristocratici.
Il lavoro nelle Stanze Borgia lo colloca al centro della vita artistica della città, con un ruolo da protagonista nelle scelte decorative della corte pontificia.
Ogni intervento rivela un laboratorio in costante attività, capace di organizzare squadre e gestire cicli di grande estensione.
Opere e stile
Pinturicchio sviluppa uno stile immediatamente riconoscibile.
Le sue figure assumono una grazia composta, mentre i paesaggi si aprono in profondità che evocano un mondo idealizzato.
Negli affreschi della Libreria Piccolomini a Siena raggiunge una sintesi perfetta tra narrazione, eleganza e splendore cromatico, creando un ciclo ancora oggi celebrato come uno dei vertici del Rinascimento.
Il suo tocco resta meticoloso, attento al decoro e alla resa preziosa dei materiali, come se ogni scena fosse un mosaico luminoso dedicato alla memoria dei personaggi rappresentati.
Morte e funerali
Pinturicchio muore l’11 dicembre 1513 a Siena, mentre è ancora immerso nei progetti della città che lo ospita negli ultimi anni di vita.
Viene sepolto in un luogo oggi non più identificabile con certezza, ma la sua presenza rimane viva nelle opere che punteggiano l’Italia e testimoniano una visione artistica luminosa e seducente.
L’anniversario della sua morte offre l’occasione per tornare su un percorso creativo che continua a parlare al pubblico contemporaneo.


















































































