Addio a Homayoun Ershadi: la voce del cinema iraniano.

Si spegne a 78 anni Homayoun Ershadi, attore iraniano diventato un volto iconico del cinema d’autore grazie al film Il sapore della ciliegia di Abbas Kiarostami, Palma d’Oro a Cannes nel 1997.
Muore dopo una lunga malattia, come confermato dall’agenzia ufficiale Irna, lasciando un vuoto profondo nella cinematografia iraniana e internazionale.
Nato a Isfahan nel 1947, Ershadi ha rappresentato per oltre trent’anni un esempio di recitazione intensa, essenziale e profondamente umana.
Dall’architettura al set: il destino inatteso di un attore
Prima che il cinema lo reclamasse, Homayoun Ershadi seguiva tutt’altra strada.
Si laurea in architettura allo IUAV di Venezia, rientra in Iran e apre il suo studio a Teheran, costruendo una vita lontana dai riflettori.
Poi accade l’imprevedibile: Abbas Kiarostami lo nota mentre è fermo a un semaforo.
Il regista vede in quel volto un mondo interiore, e gli offre il ruolo che cambierà la sua vita.
In Il sapore della ciliegia interpreta Mr Badii, un uomo che vaga per Teheran alla ricerca di qualcuno disposto a seppellirlo dopo il suo suicidio.
Lo sguardo malinconico, il silenzio carico di domande e l’interpretazione trattenuta rendono Ershadi un simbolo di autenticità.
La sua prova attoriale rimane una delle più intense mai apparse nel cinema iraniano.
La consacrazione internazionale e i ruoli a Hollywood
Il successo del film di Kiarostami apre a Ershadi le porte del cinema internazionale.
Lavora con registi di primo piano in Iran, come Dariush Mehrjui ne L’albero di pere, e poco dopo approda a Hollywood.
Nel 2007 interpreta il padre del protagonista ne Il cacciatore di aquiloni di Marc Forster, imparando da zero la lingua dari per rendere il ruolo più autentico.
Seguono film di grande respiro, come:
- Agora di Alejandro Amenábar (2009)
- Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow (2013)
- A Most Wanted Man di Anton Corbijn (2014)
Ogni volta porta sullo schermo una recitazione sobria, elegante, profondamente interiore: un marchio di fabbrica che lo distingue in ogni produzione.
L’omaggio del mondo del cinema
Dopo l’annuncio della morte, il cordoglio attraversa l’intera comunità cinematografica.
La Casa del Cinema iraniana lo ricorda come una figura di riferimento nel teatro, nel cinema e nella televisione.
La portavoce del governo, Fatemeh Mohajerani, lo definisce «un attore nobile e riflessivo, che ha dato voce all’anima del cinema iraniano».
Le sue interpretazioni hanno influenzato generazioni di registi e spettatori.
In un mondo di performance urlate e iper-esposte, Ershadi ha incarnato il potere del silenzio, la forza del non detto, la profondità dei volti che non hanno bisogno di spiegarsi.
La vita di Homayoun Ershadi sembra essa stessa un film.
Un architetto che non cerca il cinema, ma che viene trovato dal cinema.
Un incontro casuale a un semaforo che diventa un destino artistico.
Una carriera costruita sulla misura, sull’autenticità e su una presenza scenica capace di raccontare molto più delle parole.
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Si spegne a 78 anni Homayoun Ershadi, attore iraniano diventato un volto iconico del cinema d’autore grazie al film Il sapore della ciliegia di Abbas Kiarostami, Palma d’Oro a Cannes nel 1997.
Muore dopo una lunga malattia, come confermato dall’agenzia ufficiale Irna, lasciando un vuoto profondo nella cinematografia iraniana e internazionale.
Nato a Isfahan nel 1947, Ershadi ha rappresentato per oltre trent’anni un esempio di recitazione intensa, essenziale e profondamente umana.
Dall’architettura al set: il destino inatteso di un attore
Prima che il cinema lo reclamasse, Homayoun Ershadi seguiva tutt’altra strada.
Si laurea in architettura allo IUAV di Venezia, rientra in Iran e apre il suo studio a Teheran, costruendo una vita lontana dai riflettori.
Poi accade l’imprevedibile: Abbas Kiarostami lo nota mentre è fermo a un semaforo.
Il regista vede in quel volto un mondo interiore, e gli offre il ruolo che cambierà la sua vita.
In Il sapore della ciliegia interpreta Mr Badii, un uomo che vaga per Teheran alla ricerca di qualcuno disposto a seppellirlo dopo il suo suicidio.
Lo sguardo malinconico, il silenzio carico di domande e l’interpretazione trattenuta rendono Ershadi un simbolo di autenticità.
La sua prova attoriale rimane una delle più intense mai apparse nel cinema iraniano.
La consacrazione internazionale e i ruoli a Hollywood
Il successo del film di Kiarostami apre a Ershadi le porte del cinema internazionale.
Lavora con registi di primo piano in Iran, come Dariush Mehrjui ne L’albero di pere, e poco dopo approda a Hollywood.
Nel 2007 interpreta il padre del protagonista ne Il cacciatore di aquiloni di Marc Forster, imparando da zero la lingua dari per rendere il ruolo più autentico.
Seguono film di grande respiro, come:
- Agora di Alejandro Amenábar (2009)
- Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow (2013)
- A Most Wanted Man di Anton Corbijn (2014)
Ogni volta porta sullo schermo una recitazione sobria, elegante, profondamente interiore: un marchio di fabbrica che lo distingue in ogni produzione.
L’omaggio del mondo del cinema
Dopo l’annuncio della morte, il cordoglio attraversa l’intera comunità cinematografica.
La Casa del Cinema iraniana lo ricorda come una figura di riferimento nel teatro, nel cinema e nella televisione.
La portavoce del governo, Fatemeh Mohajerani, lo definisce «un attore nobile e riflessivo, che ha dato voce all’anima del cinema iraniano».
Le sue interpretazioni hanno influenzato generazioni di registi e spettatori.
In un mondo di performance urlate e iper-esposte, Ershadi ha incarnato il potere del silenzio, la forza del non detto, la profondità dei volti che non hanno bisogno di spiegarsi.
La vita di Homayoun Ershadi sembra essa stessa un film.
Un architetto che non cerca il cinema, ma che viene trovato dal cinema.
Un incontro casuale a un semaforo che diventa un destino artistico.
Una carriera costruita sulla misura, sull’autenticità e su una presenza scenica capace di raccontare molto più delle parole.
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