Addio all’attore Paolo Bonacelli: una vita tra cinema, teatro e televisione.

La notizia della scomparsa di Paolo Bonacelli, avvenuta nella sera dell’8 ottobre 2025 presso l’ospedale San Filippo Neri di Roma, ha suscitato commozione in tutto il mondo dello spettacolo. L’attore, che aveva 88 anni — essendo nato il 28 febbraio 1937 a Civita Castellana — era figura di riferimento della cultura italiana, apprezzato per la sua versatilità e profondità espressiva. Ne dà notizia la moglie Cecilia Zingaro.
Un percorso artistico tra impegno e varietà
Bonacelli incarna una stagione del cinema italiano che ha saputo attraversare più epoche e stili. La sua formazione teatrale — con studi all’Accademia d’Arte Drammatica e debutti sul palcoscenico — gli ha consegnato una padronanza della parola e della presenza scenica che ha poi trasportato sul grande e sul piccolo schermo.
Nel corso della carriera collaborò con alcuni dei più grandi registi: da Pasolini (con cui interpretò Salò o le 120 giornate di Sodoma, ruolo che gli valse la Targa Mario Gromo) a Mauro Bolognini, Francesco Rosi, Michelangelo Antonioni, Liliana Cavani, Massimo Troisi, arrivando fino a Roberto Benigni.
Un momento simbolico della sua carriera fu la partecipazione a Johnny Stecchino (1991), diretto da Roberto Benigni: per quell’interpretazione ottenne il Ciak d’Oro e il Nastro d’Argento come miglior attore non protagonista.
La sua filmografia è ampia e variegata: da pellicole d’impronta impegnata come Cadavere per signora (1964) fino a produzioni internazionali come Midnight Express (1978) e The American (2010) . Nel 2016 recitò anche in La macchinazione, diretto da David Grieco, nei panni del Vescovo nel film che ricostruisce gli ultimi momenti della vita di Pasolini.
Un attore “mai dentro il personaggio”
Tra le sue dichiarazioni più note, Bonacelli affermava di non cercare una immedesimazione totale con i ruoli che interpretava, ma di porsi come studioso del testo, cercando di cogliere cosa il personaggio dicesse, piuttosto che “essere” il personaggio. Questo approccio, unito alla sua presenza misurata, lo rese un attore capace di lasciare tracce profonde, anche in ruoli secondari.
A teatro portò spettacoli memorabili: tra gli altri Sogno di Oblomov, Terra di nessuno, Mandragola, Enrico IV e Il malato immaginario. Anche in televisione ebbe presenze significanti in miniserie e adattamenti letterari, rendendo il volto familiare a molti spettatori.
Il valore del “mestiere” di attore
Con la sua scomparsa, si chiude non solo una carriera eccezionale, ma un capitolo della storia del cinema e del teatro italiano. Bonacelli è stato testimone e protagonista delle trasformazioni artistiche del Paese, passando dai fermenti del cinema d’autore degli anni Settanta alle commedie popolari, dai palcoscenici classici alle produzioni internazionali.
La sua capacità di lavorare con grandi autori e di attraversare generi diversi senza mai perdere una sua cifra personale lo rendono un punto di riferimento per le nuove generazioni di attori. Oggi restano le sue interpretazioni, i suoi silenzi, la misura e l’eleganza con cui attraversò un mondo dello spettacolo in continua evoluzione.
LPP
La notizia della scomparsa di Paolo Bonacelli, avvenuta nella sera dell’8 ottobre 2025 presso l’ospedale San Filippo Neri di Roma, ha suscitato commozione in tutto il mondo dello spettacolo. L’attore, che aveva 88 anni — essendo nato il 28 febbraio 1937 a Civita Castellana — era figura di riferimento della cultura italiana, apprezzato per la sua versatilità e profondità espressiva. Ne dà notizia la moglie Cecilia Zingaro.
Un percorso artistico tra impegno e varietà
Bonacelli incarna una stagione del cinema italiano che ha saputo attraversare più epoche e stili. La sua formazione teatrale — con studi all’Accademia d’Arte Drammatica e debutti sul palcoscenico — gli ha consegnato una padronanza della parola e della presenza scenica che ha poi trasportato sul grande e sul piccolo schermo.
Nel corso della carriera collaborò con alcuni dei più grandi registi: da Pasolini (con cui interpretò Salò o le 120 giornate di Sodoma, ruolo che gli valse la Targa Mario Gromo) a Mauro Bolognini, Francesco Rosi, Michelangelo Antonioni, Liliana Cavani, Massimo Troisi, arrivando fino a Roberto Benigni.
Un momento simbolico della sua carriera fu la partecipazione a Johnny Stecchino (1991), diretto da Roberto Benigni: per quell’interpretazione ottenne il Ciak d’Oro e il Nastro d’Argento come miglior attore non protagonista.
La sua filmografia è ampia e variegata: da pellicole d’impronta impegnata come Cadavere per signora (1964) fino a produzioni internazionali come Midnight Express (1978) e The American (2010) . Nel 2016 recitò anche in La macchinazione, diretto da David Grieco, nei panni del Vescovo nel film che ricostruisce gli ultimi momenti della vita di Pasolini.
Un attore “mai dentro il personaggio”
Tra le sue dichiarazioni più note, Bonacelli affermava di non cercare una immedesimazione totale con i ruoli che interpretava, ma di porsi come studioso del testo, cercando di cogliere cosa il personaggio dicesse, piuttosto che “essere” il personaggio. Questo approccio, unito alla sua presenza misurata, lo rese un attore capace di lasciare tracce profonde, anche in ruoli secondari.
A teatro portò spettacoli memorabili: tra gli altri Sogno di Oblomov, Terra di nessuno, Mandragola, Enrico IV e Il malato immaginario. Anche in televisione ebbe presenze significanti in miniserie e adattamenti letterari, rendendo il volto familiare a molti spettatori.
Il valore del “mestiere” di attore
Con la sua scomparsa, si chiude non solo una carriera eccezionale, ma un capitolo della storia del cinema e del teatro italiano. Bonacelli è stato testimone e protagonista delle trasformazioni artistiche del Paese, passando dai fermenti del cinema d’autore degli anni Settanta alle commedie popolari, dai palcoscenici classici alle produzioni internazionali.
La sua capacità di lavorare con grandi autori e di attraversare generi diversi senza mai perdere una sua cifra personale lo rendono un punto di riferimento per le nuove generazioni di attori. Oggi restano le sue interpretazioni, i suoi silenzi, la misura e l’eleganza con cui attraversò un mondo dello spettacolo in continua evoluzione.
LPP


















































































