Chi è l’Antechino, l’animale che muore per troppo sesso.

Chi è l’Antechino, l’animale che muore per troppo sesso.
Si tratta di un piccolo marsupiale australiano noto per le maratone d’accoppiamento che lo portano alla morte.
Appartenente alla famiglia dei Dasiuridi (la stessa del Diavolo della Tasmania), questo animaletto è protagonista di un ciclo di vita tanto breve quanto esplosivo.
In particolare, i maschi affrontano un’unica stagione riproduttiva, che si svolge tra agosto e settembre, e ne escono esausti… o morti.
Una maratona di accoppiamenti senza tregua
Alla maturità sessuale, i giovani maschi abbandonano il nido materno e iniziano una trasformazione impressionante.
Smettono di dormire e di mangiare, concentrandosi esclusivamente sull’accoppiamento.
Durante le tre settimane della stagione degli amori, possono copulare anche per 12 ore consecutive con il maggior numero possibile di femmine.
Ogni minuto conta, e per questo sacrificano fino a tre ore di sonno al giorno, arrivando a dormire solo una frazione delle abituali 15 ore.
Lo ha osservato la ricercatrice Erika Zahid della La Trobe University, che ha studiato 10 esemplari maschi, documentando un crollo del 20% del sonno.
Perché gli antechini maschi muoiono?
Il comportamento degli antechini ha attirato l’interesse della comunità scientifica per la sua apparente strategia suicida.
La perdita di sonno sembrava la causa della morte, ma lo studio di Zahid ha messo in discussione questa ipotesi.
Dei dieci maschi osservati, solo due sono morti immediatamente dopo la stagione degli amori, mentre gli altri sono sopravvissuti, pur diventando sterili.
Tutti mostravano segni di spossatezza, perdita di pelo e disorientamento, ma i due deceduti non erano i più esausti, e non è stato registrato alcun picco di testosterone.
Il cannibalismo femminile: una nuova teoria?
Un altro studio ha suggerito una possibile risposta ancora più sorprendente.
È stato infatti documentato un caso di cannibalismo post-riproduttivo, in cui una femmina si nutriva del corpo di un maschio morto.
Se tale comportamento fosse diffuso, potrebbe significare che la morte dei maschi fornisce una risorsa nutritiva per le femmine in gestazione o in fase di allattamento.
Un sacrificio estremo, ma forse utile alla sopravvivenza della prole.
Si può morire per… troppo sesso?
L’antechino è un esempio unico di strategia riproduttiva estrema, in cui l’intero scopo del maschio è lasciare quanti più discendenti possibile… anche al costo della propria vita.
Un comportamento che, sebbene possa sembrare crudele, segue una logica evolutiva affascinante, tutta da esplorare.
Laura Persico Pezzino
Fonte: FOCUS

Chi è l’Antechino, l’animale che muore per troppo sesso.
Si tratta di un piccolo marsupiale australiano noto per le maratone d’accoppiamento che lo portano alla morte.
Appartenente alla famiglia dei Dasiuridi (la stessa del Diavolo della Tasmania), questo animaletto è protagonista di un ciclo di vita tanto breve quanto esplosivo.
In particolare, i maschi affrontano un’unica stagione riproduttiva, che si svolge tra agosto e settembre, e ne escono esausti… o morti.
Una maratona di accoppiamenti senza tregua
Alla maturità sessuale, i giovani maschi abbandonano il nido materno e iniziano una trasformazione impressionante.
Smettono di dormire e di mangiare, concentrandosi esclusivamente sull’accoppiamento.
Durante le tre settimane della stagione degli amori, possono copulare anche per 12 ore consecutive con il maggior numero possibile di femmine.
Ogni minuto conta, e per questo sacrificano fino a tre ore di sonno al giorno, arrivando a dormire solo una frazione delle abituali 15 ore.
Lo ha osservato la ricercatrice Erika Zahid della La Trobe University, che ha studiato 10 esemplari maschi, documentando un crollo del 20% del sonno.
Perché gli antechini maschi muoiono?
Il comportamento degli antechini ha attirato l’interesse della comunità scientifica per la sua apparente strategia suicida.
La perdita di sonno sembrava la causa della morte, ma lo studio di Zahid ha messo in discussione questa ipotesi.
Dei dieci maschi osservati, solo due sono morti immediatamente dopo la stagione degli amori, mentre gli altri sono sopravvissuti, pur diventando sterili.
Tutti mostravano segni di spossatezza, perdita di pelo e disorientamento, ma i due deceduti non erano i più esausti, e non è stato registrato alcun picco di testosterone.
Il cannibalismo femminile: una nuova teoria?
Un altro studio ha suggerito una possibile risposta ancora più sorprendente.
È stato infatti documentato un caso di cannibalismo post-riproduttivo, in cui una femmina si nutriva del corpo di un maschio morto.
Se tale comportamento fosse diffuso, potrebbe significare che la morte dei maschi fornisce una risorsa nutritiva per le femmine in gestazione o in fase di allattamento.
Un sacrificio estremo, ma forse utile alla sopravvivenza della prole.
Si può morire per… troppo sesso?
L’antechino è un esempio unico di strategia riproduttiva estrema, in cui l’intero scopo del maschio è lasciare quanti più discendenti possibile… anche al costo della propria vita.
Un comportamento che, sebbene possa sembrare crudele, segue una logica evolutiva affascinante, tutta da esplorare.
Laura Persico Pezzino
Fonte: FOCUS



















































































