“Funeral Blues” di W.H. Auden.

Citazioni per il commiato. Funeral Blues di W.H. Auden.
Il commiato è un momento particolare nella vita degli esseri umani, carico di emozioni e significati profondi.
Il commiato “segna” il tempo del saluto. E in particolare il commiato funebre avvolge quel tempo sospeso che è il lasciar andare verso un’altra dimensione chi abbiamo amato.
Attraverso poesie, citazioni e brani scelti con cura, questa rubrica settimanale “Citazioni per il Commiato” vuole offrire un piccolo spazio di riflessione, conforto, memoria e ispirazione alla bellezza.
Che sia per ricordare chi non c’è più o per trovare un momento di intima connessione con se stessi.
W.H. Auden e la voce del lutto
Wystan Hugh Auden (1907–1973) è uno dei più importanti poeti inglesi del Novecento.
La sua opera spazia dall’impegno politico alla riflessione intima, intrecciando rigore formale e sensibilità emotiva.
Tra i suoi testi più celebri, “Funeral Blues” occupa per noi un posto speciale: una poesia che, con immagini forti e suggestive, restituisce il senso di vuoto e disorientamento che la morte lascia dietro di sé.
Fu originariamente scritta alla fine degli anni ’30 e resa popolare anche grazie al film “Quattro matrimoni e un funerale” del 1994.
Le sue parole riescono a tradurre in versi il dolore universale della perdita, parlando sia all’esperienza privata del lutto sia al bisogno collettivo di memoria.
Funeral Blues
by W.H. Auden
Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent the dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.
Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message ‘He is Dead’.
Put crepe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.
He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest,
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last forever: I was wrong.
The stars are not wanted now; put out every one,
Pack up the moon and dismantle the sun,
Pour away the ocean and sweep up the wood;
For nothing now can ever come to any good.
Funeral Blues
di W.H. Auden
Fermate gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
Fate fare cerchi lamentosi agli aeroplani lassù
scrivendo in cielo il messaggio “Lui È Morto”.
Allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.
Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est e Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzogiorno, la mia mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l’amore fosse eterno: e avevo torto.
Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotate l’oceano e sradicate il bosco;
perché niente adesso può servire a qualcosa.
Una riflessione sul significato
Funeral Blues è un grido universale di dolore, che mostra come la perdita di una persona amata stravolga il senso stesso del mondo.
Auden trasforma il lutto in immagini cosmiche – il sole, la luna, gli oceani – per dire che niente ha più valore quando l’amore finisce con la morte.
Non sono parole che addolciscono, ma che danno dignità al dolore, riconoscendolo come parte inevitabile dell’esperienza umana.
E proprio in questo riconoscimento, paradossalmente, può nascere una forma di consolazione: la consapevolezza che la profondità del dolore è anche misura della grandezza dell’amore.
Citazioni per il commiato. Funeral Blues di W.H. Auden.
Il commiato è un momento particolare nella vita degli esseri umani, carico di emozioni e significati profondi.
Il commiato “segna” il tempo del saluto. E in particolare il commiato funebre avvolge quel tempo sospeso che è il lasciar andare verso un’altra dimensione chi abbiamo amato.
Attraverso poesie, citazioni e brani scelti con cura, questa rubrica settimanale “Citazioni per il Commiato” vuole offrire un piccolo spazio di riflessione, conforto, memoria e ispirazione alla bellezza.
Che sia per ricordare chi non c’è più o per trovare un momento di intima connessione con se stessi.
W.H. Auden e la voce del lutto
Wystan Hugh Auden (1907–1973) è uno dei più importanti poeti inglesi del Novecento.
La sua opera spazia dall’impegno politico alla riflessione intima, intrecciando rigore formale e sensibilità emotiva.
Tra i suoi testi più celebri, “Funeral Blues” occupa per noi un posto speciale: una poesia che, con immagini forti e suggestive, restituisce il senso di vuoto e disorientamento che la morte lascia dietro di sé.
Fu originariamente scritta alla fine degli anni ’30 e resa popolare anche grazie al film “Quattro matrimoni e un funerale” del 1994.
Le sue parole riescono a tradurre in versi il dolore universale della perdita, parlando sia all’esperienza privata del lutto sia al bisogno collettivo di memoria.
Funeral Blues
by W.H. Auden
Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent the dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.
Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message ‘He is Dead’.
Put crepe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.
He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest,
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last forever: I was wrong.
The stars are not wanted now; put out every one,
Pack up the moon and dismantle the sun,
Pour away the ocean and sweep up the wood;
For nothing now can ever come to any good.
Funeral Blues
di W.H. Auden
Fermate gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
Fate fare cerchi lamentosi agli aeroplani lassù
scrivendo in cielo il messaggio “Lui È Morto”.
Allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.
Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est e Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzogiorno, la mia mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l’amore fosse eterno: e avevo torto.
Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotate l’oceano e sradicate il bosco;
perché niente adesso può servire a qualcosa.
Una riflessione sul significato
Funeral Blues è un grido universale di dolore, che mostra come la perdita di una persona amata stravolga il senso stesso del mondo.
Auden trasforma il lutto in immagini cosmiche – il sole, la luna, gli oceani – per dire che niente ha più valore quando l’amore finisce con la morte.
Non sono parole che addolciscono, ma che danno dignità al dolore, riconoscendolo come parte inevitabile dell’esperienza umana.
E proprio in questo riconoscimento, paradossalmente, può nascere una forma di consolazione: la consapevolezza che la profondità del dolore è anche misura della grandezza dell’amore.

















































































