Il piccolo cane di Ilaria del Carretto: una storia di amore eterno scolpita nel marmo.

Un piccolo cane di marmo ai piedi della sua padrona nel silenzio maestoso del Duomo di San Martino a Lucca.
Si svela così ai visitatori una poesia scolpita nel marmo.
Una poesia che non ha bisogno di parole per raccontare una storia d’amore e fedeltà che il tempo non cancella.
È il monumento funebre di Ilaria del Carretto, creato nel 1408 da Jacopo della Quercia.
Una giovane donna giace serena, il volto disteso in un sonno senza sogni, le mani intrecciate sul petto.
A prima vista, un’opera d’arte rinascimentale di struggente bellezza.
Ma chi si avvicina, chi guarda con occhi attenti, scopre un dettaglio che parla più di mille discorsi.
Ai suoi piedi, fedele e discreto, dorme un piccolo cane di marmo.
Il piccolo cane di marmo: custode del tempo
Non è un semplice ornamento.
Quel cagnolino, scolpito con la stessa dolcezza e precisione della giovane Ilaria, ha un compito sacro.
Nel linguaggio segreto dell’arte medievale e rinascimentale, il cane è simbolo di fedeltà, di amore eterno, di promesse che nemmeno la morte può spezzare.
Paolo Guinigi, il marito di Ilaria, volle che fosse così.
Voleva che il mondo sapesse quanto aveva amato quella donna.
Voleva che il tempo, pur nel suo scorrere incessante, non portasse via il ricordo della loro unione.
E così, da seicento anni, quel piccolo cane veglia su di lei.
Silenzioso. Tenace. Immortale.
Una storia che il tempo non riesce a cancellare
Il piccolo cane ai piedi di Ilaria ci ricorda che l’amore vero non ha fine.
Che la fedeltà più profonda è quella che resiste al buio della morte.
Che anche dopo secoli, basta uno sguardo per sentire ancora pulsare quella carezza di pietra.
Nel silenzio del Duomo di Lucca, fra le ombre e la luce che filtra dalle vetrate, la storia di Ilaria e del suo piccolo custode continua.
Un sussurro d’amore che attraversa il tempo, parlando direttamente al nostro cuore.
LPP
Un piccolo cane di marmo ai piedi della sua padrona nel silenzio maestoso del Duomo di San Martino a Lucca.
Si svela così ai visitatori una poesia scolpita nel marmo.
Una poesia che non ha bisogno di parole per raccontare una storia d’amore e fedeltà che il tempo non cancella.
È il monumento funebre di Ilaria del Carretto, creato nel 1408 da Jacopo della Quercia.
Una giovane donna giace serena, il volto disteso in un sonno senza sogni, le mani intrecciate sul petto.
A prima vista, un’opera d’arte rinascimentale di struggente bellezza.
Ma chi si avvicina, chi guarda con occhi attenti, scopre un dettaglio che parla più di mille discorsi.
Ai suoi piedi, fedele e discreto, dorme un piccolo cane di marmo.
Il piccolo cane di marmo: custode del tempo
Non è un semplice ornamento.
Quel cagnolino, scolpito con la stessa dolcezza e precisione della giovane Ilaria, ha un compito sacro.
Nel linguaggio segreto dell’arte medievale e rinascimentale, il cane è simbolo di fedeltà, di amore eterno, di promesse che nemmeno la morte può spezzare.
Paolo Guinigi, il marito di Ilaria, volle che fosse così.
Voleva che il mondo sapesse quanto aveva amato quella donna.
Voleva che il tempo, pur nel suo scorrere incessante, non portasse via il ricordo della loro unione.
E così, da seicento anni, quel piccolo cane veglia su di lei.
Silenzioso. Tenace. Immortale.
Una storia che il tempo non riesce a cancellare
Il piccolo cane ai piedi di Ilaria ci ricorda che l’amore vero non ha fine.
Che la fedeltà più profonda è quella che resiste al buio della morte.
Che anche dopo secoli, basta uno sguardo per sentire ancora pulsare quella carezza di pietra.
Nel silenzio del Duomo di Lucca, fra le ombre e la luce che filtra dalle vetrate, la storia di Ilaria e del suo piccolo custode continua.
Un sussurro d’amore che attraversa il tempo, parlando direttamente al nostro cuore.
LPP


















































































