La storia di Giorgio, il cane che aspetta il suo umano.

In un paese del ferrarese, Giorgio, un cane di dodici anni ripete ogni giorno la stessa routine che condivideva con il suo umano ormai scomparso. La vicenda riapre il dibattito scientifico sul lutto “vissuto” dagli animali.
Ci sono storie talmente incredibili che sembrano frutto di fantasia.
In molti ricordiamo il film Hachiko, basato su una storia vera ed interpretato da Richard Gere.
Il film racconta la vicenda realmente accaduta quasi cento anni fa in Giappone, e riguarda un cane, Hachiko appunto, che aspettava ogni giorno il suo umano, il professor Hidesaburō Ueno, alla stazione di Shibuya a Tokyo. Era così legato a quell’uomo e a quella routine da continuare ad attenderlo per dieci anni, anche dopo la sua morte improvvisa.
Di storie simili ce ne saranno molte, sparse nel mondo. Ma una in particolare sta facendo parlare in questi giorni: la storia di Giorgio.
La storia di Giorgio, il cane che non smette di aspettare
A Scortichino, in provincia di ferrara, il cane Giorgio, un meticcio di dodici anni, ogni mattina, puntualmente alle 7.30, entra nel bar del paese dove andava insieme al suo umano, che oggi non c’è più.
Quasi non rassegnato alla perdita, ripercorre la stessa strada, entra tranquillo nel bar senza disturbare e si siede sotto la sedia dove, per abitudine, sedeva il suo umano. Resta un po’, in silenzio, e poi se ne va.
All’inizio le persone del paese pensavano fosse un caso. Poi hanno iniziato a notare che Giorgio ripeteva gli stessi gesti con precisione e puntualità ogni giorno. La storia si è diffusa nel paese, e le persone si sono mobilitate per assistere e proteggere Giorgio, affinché non gli accada nulla mentre compie il suo rito quotidiano.
Giorgio è diventato la mascotte del paese, ma cosa prova realmente e perché si comporta così?
Gli animali vivono davvero il lutto?
Il fatto che gli animali sentano e vivano il lutto, con dolore e smarrimento, è ancora oggi un tema controverso. Viviamo in un mondo in cui le auto si guidano da sole, ma fatichiamo ancora a credere che gli animali provino sentimenti reali.
Molti non lo ritengono possibile, nonostante esistano innumerevoli testimonianze di animali che, dopo la perdita del loro caro, mostrano comportamenti come apatia, vocalizzazioni, diminuzione dell’attività e del gioco.
Alcuni ricercatori, invece, in strutture ed epoche diverse, hanno condotto studi scientifici per dimostrare che gli animali soffrono e che esiste davvero un nesso tra lutto e condizione depressiva riscontrata dopo una perdita.
Lo studio del 2022 che porta nuove prove
Uno studio in particolare, il “Domestic dogs (Canis familiaris) grieve over the loss of a conspecific”, condotto nel 2022 da un’équipe di ricercatori universitari — etologi, psicologi e veterinari comportamentalisti — provenienti da diverse istituzioni europee, dimostra che i cani possono manifestare comportamenti riconducibili al lutto quando perdono un altro cane con cui vivevano e avevano un legame significativo.
Lo studio, realizzato tramite un sondaggio completato da 426 adulti italiani che avevano posseduto almeno due cani, uno dei quali morto mentre l’altro era ancora vivo, evidenzia che la reazione del cane superstite non dipende da quanti anni i due cani hanno vissuto insieme, ma da quanto erano legati.
Mostra, inoltre, che i comportamenti osservati sono paragonabili a quelli umani e ad altre specie sociali quando subiscono una perdita significativa.
Questa risposta al trauma da separazione non vale solo tra specie simili, ma si riscontra anche tra animale e uomo.
L’amore che va oltre lo spazio e il tempo
Storie di cani che visitano ogni giorno la tomba del loro umano, che ripercorrono le strade condivise o frequentano i luoghi abituali della loro vita insieme non possono più essere considerate una semplice casualità.
Dimostrano come il legame affettivo possa essere profondo e autentico, che i sentimenti degli animali esistono e che possono provare forme di dolore molto simili a quelle umane.
A volte tendiamo a dimenticare che il cane ha iniziato a condividere gli spazi con gli umani fin dal Paleolitico. Da allora ha accompagnato instancabile la nostra evoluzione, assistendoci, proteggendo i nostri beni e il nostro bestiame, ed ancora oggi custodisce la nostra casa, la nostra vita e perfino i nostri figli.
Vogliamo ancora pensare di essere gli unici animali sulla Terra capaci di provare sentimenti?
Quando l’abitudine diventa amore: cosa ci insegna Giorgio
Credo che Giorgio debba essere ringraziato perché ci mostra che, nell’indifferenza del mondo che corre, c’è ancora chi sa sedersi accanto a noi, paziente, ad aspettarci.
Giovanna Gay
In un paese del ferrarese, Giorgio, un cane di dodici anni ripete ogni giorno la stessa routine che condivideva con il suo umano ormai scomparso. La vicenda riapre il dibattito scientifico sul lutto “vissuto” dagli animali.
Ci sono storie talmente incredibili che sembrano frutto di fantasia.
In molti ricordiamo il film Hachiko, basato su una storia vera ed interpretato da Richard Gere.
Il film racconta la vicenda realmente accaduta quasi cento anni fa in Giappone, e riguarda un cane, Hachiko appunto, che aspettava ogni giorno il suo umano, il professor Hidesaburō Ueno, alla stazione di Shibuya a Tokyo. Era così legato a quell’uomo e a quella routine da continuare ad attenderlo per dieci anni, anche dopo la sua morte improvvisa.
Di storie simili ce ne saranno molte, sparse nel mondo. Ma una in particolare sta facendo parlare in questi giorni: la storia di Giorgio.
La storia di Giorgio, il cane che non smette di aspettare
A Scortichino, in provincia di ferrara, il cane Giorgio, un meticcio di dodici anni, ogni mattina, puntualmente alle 7.30, entra nel bar del paese dove andava insieme al suo umano, che oggi non c’è più.
Quasi non rassegnato alla perdita, ripercorre la stessa strada, entra tranquillo nel bar senza disturbare e si siede sotto la sedia dove, per abitudine, sedeva il suo umano. Resta un po’, in silenzio, e poi se ne va.
All’inizio le persone del paese pensavano fosse un caso. Poi hanno iniziato a notare che Giorgio ripeteva gli stessi gesti con precisione e puntualità ogni giorno. La storia si è diffusa nel paese, e le persone si sono mobilitate per assistere e proteggere Giorgio, affinché non gli accada nulla mentre compie il suo rito quotidiano.
Giorgio è diventato la mascotte del paese, ma cosa prova realmente e perché si comporta così?
Gli animali vivono davvero il lutto?
Il fatto che gli animali sentano e vivano il lutto, con dolore e smarrimento, è ancora oggi un tema controverso. Viviamo in un mondo in cui le auto si guidano da sole, ma fatichiamo ancora a credere che gli animali provino sentimenti reali.
Molti non lo ritengono possibile, nonostante esistano innumerevoli testimonianze di animali che, dopo la perdita del loro caro, mostrano comportamenti come apatia, vocalizzazioni, diminuzione dell’attività e del gioco.
Alcuni ricercatori, invece, in strutture ed epoche diverse, hanno condotto studi scientifici per dimostrare che gli animali soffrono e che esiste davvero un nesso tra lutto e condizione depressiva riscontrata dopo una perdita.
Lo studio del 2022 che porta nuove prove
Uno studio in particolare, il “Domestic dogs (Canis familiaris) grieve over the loss of a conspecific”, condotto nel 2022 da un’équipe di ricercatori universitari — etologi, psicologi e veterinari comportamentalisti — provenienti da diverse istituzioni europee, dimostra che i cani possono manifestare comportamenti riconducibili al lutto quando perdono un altro cane con cui vivevano e avevano un legame significativo.
Lo studio, realizzato tramite un sondaggio completato da 426 adulti italiani che avevano posseduto almeno due cani, uno dei quali morto mentre l’altro era ancora vivo, evidenzia che la reazione del cane superstite non dipende da quanti anni i due cani hanno vissuto insieme, ma da quanto erano legati.
Mostra, inoltre, che i comportamenti osservati sono paragonabili a quelli umani e ad altre specie sociali quando subiscono una perdita significativa.
Questa risposta al trauma da separazione non vale solo tra specie simili, ma si riscontra anche tra animale e uomo.
L’amore che va oltre lo spazio e il tempo
Storie di cani che visitano ogni giorno la tomba del loro umano, che ripercorrono le strade condivise o frequentano i luoghi abituali della loro vita insieme non possono più essere considerate una semplice casualità.
Dimostrano come il legame affettivo possa essere profondo e autentico, che i sentimenti degli animali esistono e che possono provare forme di dolore molto simili a quelle umane.
A volte tendiamo a dimenticare che il cane ha iniziato a condividere gli spazi con gli umani fin dal Paleolitico. Da allora ha accompagnato instancabile la nostra evoluzione, assistendoci, proteggendo i nostri beni e il nostro bestiame, ed ancora oggi custodisce la nostra casa, la nostra vita e perfino i nostri figli.
Vogliamo ancora pensare di essere gli unici animali sulla Terra capaci di provare sentimenti?
Quando l’abitudine diventa amore: cosa ci insegna Giorgio
Credo che Giorgio debba essere ringraziato perché ci mostra che, nell’indifferenza del mondo che corre, c’è ancora chi sa sedersi accanto a noi, paziente, ad aspettarci.
Giovanna Gay


















































































