La strega di Moncalvo: tra i sussurri del Monferrato, la leggenda che non muore mai.

Moncalvo è un angolo incantato del Piemonte, dove la storia si fonde con il mistero tra le colline morbide del Monferrato.
In questo suggestivo scenario si cela una delle leggende più affascinanti e inquietanti del nord Italia: la storia della Strega di Moncalvo.
Una donna realmente vissuta, processata e condannata nel XV secolo, che oggi vive ancora nell’immaginario collettivo come spirito inquieto, simbolo di resistenza al femminile e icona di identità culturale.

La strega di Moncalvo, tra storia e suggestione

Moncalvo è il comune più piccolo d’Italia ad avere lo status di città. Con i suoi 3.000 abitanti, sorge in provincia di Asti, adagiato su una collina che domina i vigneti del Monferrato.
La sua storia è lunga e articolata: fu abitato dai Romani, conteso dai Longobardi e dai Gonzaga.
Ma oltre ai fasti storici, Moncalvo conserva nelle sue pietre una memoria più oscura: quella di Caterina Beltrame, la donna che il popolo etichettò come strega anzi, come si dice da quelle parti “masca”.

Caterina Beltrame: guaritrice, donna libera e… “masca” cioè strega

Nel XV secolo, Caterina Beltrame era una vedova che viveva isolata sulla collina.
Era conosciuta in paese per le sue conoscenze sulle piante medicinali, per le sue abilità di levatrice e guaritrice.
Ma in un’epoca in cui ogni donna autonoma, indipendente e sapiente era vista con sospetto, bastò poco perché diventasse il bersaglio delle dicerie.

Il Piemonte dell’epoca era attraversato dalla caccia alle masche, nome dialettale per indicare le streghe.
Queste figure, controverse, spesso solitarie, che praticavano l’arte della cura con le erbe, erano al centro di credenze popolari radicate.

E Caterina, con il suo sapere, la sua solitudine e il suo rifiuto dei dogmi ecclesiastici, incarnava perfettamente il prototipo della masca.

Il processo e l’ingiustizia

Nel 1488, dopo un periodo di malattie, cattivi raccolti e inquietudini popolari, Caterina venne accusata formalmente di stregoneria.
Le accuse erano terribili: rapporti con il diavolo, partecipazione a sabba notturni, preparazione di veleni, maledizioni contro animali e bambini.

Il parroco del paese, Don Martino Rossi, inizialmente suo difensore, si ammalò misteriosamente dopo averla visitata, e ciò bastò a far crollare ogni difesa.
Il processo fu un crogiuolo di superstizione e isteria collettiva.
Testimoni affermarono di averla vista volare, trasformarsi in corvo, danzare nuda attorno a un fuoco invocando spiriti oscuri.
Sotto tortura, Caterina confessò tutto.
Il 13 giugno dello stesso anno, fu condannata al rogo nella piazza di Moncalvo.

Il temporale e la sparizione della strega di Moncalvo

Quel giorno, una folla si radunò per assistere all’esecuzione. Ma accadde l’impensabile: un improvviso temporale si abbatté sulla piazza.
Fulmini, raffiche di vento, pioggia torrenziale. Alcuni testimoni raccontano che le fiamme si spensero parzialmente e che il corpo di Caterina scomparve tra le ombre e le fiamme.
Da allora, nessuno la vide più. Nessuna traccia. Rimase solo la leggenda per i secoli a venire.

Una leggenda che cresce con il tempo, come tutte le leggende

Da quel giorno, la figura della Strega di Moncalvo ha cominciato a popolare sogni, incubi e racconti.
Nei secoli, centinaia di persone hanno dichiarato di vedere strane luci danzanti sulle colline. Si parla di raffiche di vento misteriose nei vigneti, chiamate il “soffio della Beltrame” e si abbattono su coloro che non rispettano la terra.

Alcuni sentono corvi parlare con voce umana, altri raccontano guarigioni inspiegabili avvenute presso le rovine della casa di Caterina.

Recentemente, persino influencer e turisti hanno documentato fenomeni inspiegabili.
Un video virale ha mostrato luci blu e verdi tra i vigneti. Un fotografo ha immortalato una figura femminile sui tetti.
E una famiglia tedesca ha registrato una voce in italiano arcaico tra le rovine di quella che era la sua casa.

Una donna scomoda per il potere

Ricerche storiche recenti hanno svelato che Caterina Beltrame possedeva terreni molto fertili sui quali alcune famiglie nobili locali volevano mettere le mani.
Il processo per stregoneria fu probabilmente un pretesto per
Inoltre, praticava forme di cristianesimo popolare, considerate eterodosse dalla clero locale e trasmetteva la sua conoscenza ad altre donne.
Tutto questo era intollerabile in un’epoca dominata da un potere clericale e patriarcale. Caterina era una minaccia in un’epoca in cui il potere era prerogativa maschile.

Da strega a simbolo culturale

Col passare del tempo, la leggenda si è trasformata. Durante il Romanticismo, Caterina diventa una figura tragica e ribelle.
Nel dopoguerra, il folklore la riscopre. E oggi, Moncalvo celebra la sua memoria attraverso eventi, festival, arte e turismo.
Nascono vini come “Eliseo della Beltrama”, cocktail come la “Pozione della strega” e ancora il “Pane delle masche” preparato con farine antiche ed erbe. Vengono realizzati murales, sculture, quadri, opere teatrali.

Scienza, suggestione o qualcosa di più?

Geologi dell’Università di Torino sostengono che i minerali presenti nei terreni della zona di Moncalvo potrebbero generare fenomeni particolari di elettromagnetismo.

I meteorologi spiegano i venti anomali con la conformazione delle colline.

Gli psicologi parlano di suggestione collettiva.
Ma altri sostengono che le emozioni forti possano lasciare impronte nei luoghi.
E Caterina, con la sua sofferenza e la sua ingiustizia, potrebbe aver lasciato qualcosa.

Il potere della leggenda

Oggi la Strega di Moncalvo non è più solo una storia da brivido da raccontare ai creduloni.
È una figura di resistenza culturale, un simbolo di sapere femminile, un’icona identitaria.
Rappresenta la capacità di una comunità di trasformare il proprio passato, anche il più doloroso, in risorsa.
Di fare pace con l’ingiustizia. Di credere ancora nella forza catartica delle storie tramandate.

E forse, proprio questo è il suo vero potere magico: unire le persone, tenere viva la memoria, e farci sognare qualcosa che va oltre la spiegazione razionale.

Laura Persico Pezzino

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Moncalvo è un angolo incantato del Piemonte, dove la storia si fonde con il mistero tra le colline morbide del Monferrato.
In questo suggestivo scenario si cela una delle leggende più affascinanti e inquietanti del nord Italia: la storia della Strega di Moncalvo.
Una donna realmente vissuta, processata e condannata nel XV secolo, che oggi vive ancora nell’immaginario collettivo come spirito inquieto, simbolo di resistenza al femminile e icona di identità culturale.

La strega di Moncalvo, tra storia e suggestione

Moncalvo è il comune più piccolo d’Italia ad avere lo status di città. Con i suoi 3.000 abitanti, sorge in provincia di Asti, adagiato su una collina che domina i vigneti del Monferrato.
La sua storia è lunga e articolata: fu abitato dai Romani, conteso dai Longobardi e dai Gonzaga.
Ma oltre ai fasti storici, Moncalvo conserva nelle sue pietre una memoria più oscura: quella di Caterina Beltrame, la donna che il popolo etichettò come strega anzi, come si dice da quelle parti “masca”.

Caterina Beltrame: guaritrice, donna libera e… “masca” cioè strega

Nel XV secolo, Caterina Beltrame era una vedova che viveva isolata sulla collina.
Era conosciuta in paese per le sue conoscenze sulle piante medicinali, per le sue abilità di levatrice e guaritrice.
Ma in un’epoca in cui ogni donna autonoma, indipendente e sapiente era vista con sospetto, bastò poco perché diventasse il bersaglio delle dicerie.

Il Piemonte dell’epoca era attraversato dalla caccia alle masche, nome dialettale per indicare le streghe.
Queste figure, controverse, spesso solitarie, che praticavano l’arte della cura con le erbe, erano al centro di credenze popolari radicate.

E Caterina, con il suo sapere, la sua solitudine e il suo rifiuto dei dogmi ecclesiastici, incarnava perfettamente il prototipo della masca.

Il processo e l’ingiustizia

Nel 1488, dopo un periodo di malattie, cattivi raccolti e inquietudini popolari, Caterina venne accusata formalmente di stregoneria.
Le accuse erano terribili: rapporti con il diavolo, partecipazione a sabba notturni, preparazione di veleni, maledizioni contro animali e bambini.

Il parroco del paese, Don Martino Rossi, inizialmente suo difensore, si ammalò misteriosamente dopo averla visitata, e ciò bastò a far crollare ogni difesa.
Il processo fu un crogiuolo di superstizione e isteria collettiva.
Testimoni affermarono di averla vista volare, trasformarsi in corvo, danzare nuda attorno a un fuoco invocando spiriti oscuri.
Sotto tortura, Caterina confessò tutto.
Il 13 giugno dello stesso anno, fu condannata al rogo nella piazza di Moncalvo.

Il temporale e la sparizione della strega di Moncalvo

Quel giorno, una folla si radunò per assistere all’esecuzione. Ma accadde l’impensabile: un improvviso temporale si abbatté sulla piazza.
Fulmini, raffiche di vento, pioggia torrenziale. Alcuni testimoni raccontano che le fiamme si spensero parzialmente e che il corpo di Caterina scomparve tra le ombre e le fiamme.
Da allora, nessuno la vide più. Nessuna traccia. Rimase solo la leggenda per i secoli a venire.

Una leggenda che cresce con il tempo, come tutte le leggende

Da quel giorno, la figura della Strega di Moncalvo ha cominciato a popolare sogni, incubi e racconti.
Nei secoli, centinaia di persone hanno dichiarato di vedere strane luci danzanti sulle colline. Si parla di raffiche di vento misteriose nei vigneti, chiamate il “soffio della Beltrame” e si abbattono su coloro che non rispettano la terra.

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