Le streghe… a Milano.

Le streghe… a Milano: un viaggio tra leggende, roghi e misteri nascosti sotto la città più moderna d’Italia

Milano è la capitale della moda, è la città dei grattacieli scintillanti e dell’innovazione.
Ogni giorno milioni di passi la attraversano senza sapere che, sotto i palazzi di vetro e le vie eleganti, sopravvive un’altra città: un volto oscuro, antico, popolato da leggende e dall’ombra scura della stregoneria.
Tra il Trecento e il Seicento, infatti, Milano fu teatro di processi e condanne ad alcune donne accusate di stregoneria.

Le prime ombre: il caso di Sibilla Zanni e Pierina Bugatis

Era il 1390 quando cominciò la storia della stregoneria a Milano.
Due donne, Sibilla Zanni e Pierina Bugatis, vennero accusate di aver preso parte a sabba notturni nella foresta che sorgeva nell’area dell’attuale Porta Romana.
Le cronache parlano di pozioni, danze con il demonio e incantesimi. Non importava che fossero solo dicerie.
Non importava che fossero donne povere, probabilmente erboriste o guaritrici.
Il pregiudizio, alimentato dalla paura, decise per loro.

Il verdetto fu senza appello: al rogo!
La sentenza venne eseguita in piazza Sant’Eustorgio, davanti a una folla che si radunò come fosse una macabra festa.
Quel fuoco segnò l’inizio di un’epoca in cui il confine tra superstizione e giustizia si faceva ogni giorno più fragile.

Arima, la regina delle streghe

Ancora una leggenda: quella di Arima, considerata la “strega delle streghe”.
Si racconta che vivesse proprio in una piccola casa in via Laghetto, a due passi dall’attuale Università Statale.

Secondo la tradizione, Arima preparava pozioni durante la notte, radunava le altre fattucchiere come lei e danzava con loro sui tetti della città, illuminate dalla luna. Una figura magnetica, temuta ma anche misteriosamente rispettata.

Poi venne la peste. Un flagello che devastò Milano, ma nessun abitante di via Laghetto si ammalò mai.
La città gridò al miracolo, mise in giro la voce di un patto col diavolo e di riti magia nera.

La verità, come spesso accade, era più semplice: in quella zona attraccavano i barconi carichi di carbone, materiale che inconsapevolmente teneva lontani i parassiti portatori del morbo. Ma nella Milano medievale era più facile credere alla stregoneria che alla scienza.

E così la leggenda di Arima si fece strada nella credulità popolare.

Piazza Vetra: il cuore nero delle torture

Se c’è un luogo che incarna l’orrore delle persecuzioni, è Piazza Vetra. Oggi è una zona tranquilla, attraversata da studenti e lavoratori.
Ma per secoli è stata il patibolo della città.

Qui le donne accusate di stregoneria venivano torturate, processate e infine condannate al rogo.
Spesso, legate e trascinate lungo via delle Pioppette, venivano infine giustiziate proprio dove oggi si trova la statua di San Lazzaro Martire.

La Vetra era il luogo della paura. Il teatro dell’ingiustizia.
Un punto in cui il dolore aveva un odore, e il silenzio della notte si mescolava alle grida soffocate.

La tragica fine di Caterina de’ Medici: il rogo che sconvolse Milano

Tra tutte le storie di stregoneria milanese, nessuna è più nota e dolorosa di quella di Caterina de’ Medici — che nulla aveva a che fare con la celebre famiglia fiorentina.

Era il 4 marzo 1617.
Caterina, semplice cameriera ma esperta di erbe medicinali, divenne il bersaglio di un potente capitano dopo aver respinto le sue avances.
Un rifiuto considerato imperdonabile. La vendetta fu spietata. Accusata di stregoneria con prove inventate, venne sottoposta a torture crudeli, fino a confessare qualsiasi cosa pur di smettere di soffrire.
Dichiarò di aver venduto l’anima al diavolo. Di aver invocato spiriti maligni. Di essere una strega.

La sua condanna fu inevitabile: arsa viva in Piazza Vetra. Davanti a una folla che guardava, giudicava, e forse si compiaceva.
Si dice che il suo ultimo grido sia ancora intrappolato tra le pietre della piazza.

Una Milano che cammina sul suo passato senza vederlo

Oggi camminiamo in Porta Romana, sorseggiamo un caffè in piazza Sant’Eustorgio, costeggiamo i canali di via Laghetto o attraversiamo Piazza Vetra senza immaginare ciò che è accaduto in questi stessi metri quadrati secoli fa. E allora la prossima volta che passerete da quei luoghi, fermatevi un istante e ascoltate il sussurro della Storia.

 

 

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Si racconta che vivesse proprio in una piccola casa in via Laghetto, a due passi dall’attuale Università Statale.

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