Quando il mondo dei vivi e quello dei morti si incontrano.

💜TGFuneral24 | Speciale 2 Novembre
Quel tempo sospeso in cui si apre un passaggio tra vita e morte
La celebrazione dei morti comprende ritualità diverse tante quante sono le culture popolari nel mondo e che sono l’essenza stessa di una comunità.
Per questo si ritiene che ci sia un periodo dell’anno, tra la fine di ottobre e i primi di novembre in cui si apre il “passaggio” tra il mondo dei vivi e quello dei defunti.
È un tempo sospeso, un varco, che permette alle anime di “tornare a casa” per ritrovare i loro cari.
Ogni gesto, ogni candela accesa, ogni incenso profumato assume un significato preciso.
È un linguaggio simbolico che attraversa il tempo e rinnova l’intreccio invisibile tra vita e morte.
Un rito ogni giorno per accogliere chi “ritorna”
Curiosando tra saggi antropologici, racconti familiari e letteratura abbiamo ricavato una sorta di “calendario” delle ritualità della celebrazione dei morti. Ovviamente con il solo intento di far conoscere gesti semplici e innocui che chiunque può fare se desidera predisporsi alla connessione con chi è passato nell’aldilà.
29 ottobre – Il giorno del benvenuto
Accendere al tramonto una candela bianca e posizionarla vicino a una finestra, sistemare nell’ingresso di casa un vaso con fiori bianchi.
È un invito gentile: la casa è pronta, potete tornare.
È il giorno in cui si dà inizio all’accoglienza delle anime.
30 ottobre – Il giorno dei dimenticati e di chi se n’è andato all’improvviso
Accendere una candela profumata e accanto lasciare un bicchiere d’acqua e una fetta di pane fresco.
È un gesto dedicato ai defunti senza nome, a coloro che non hanno una tomba o un luogo della memoria. Perché nessuno sia solo nel regno delle ombre. Un modo per nutrire il legame con chi non c’è più, perché il cibo unisce, anche oltre la vita.
31 ottobre – La notte del confine sottile
È la notte in cui velo che divide il mondo dei vivi da quello dei morti si fa più sottile e possono anche aprirsi dei varchi.
Oltre a tenere accesa una candela, o anche una lampada, in un angolo della casa, si possono lasciare dolci e frutta. È il momento per onorare anche i nostri antenati, i “morti dei morti”, coloro che non abbiamo conosciuto ma che ci portiamo nel sangue.
In molte culture questa è la notte più magica, quella in cui tutto si intreccia: vita e memoria.
1° novembre – Il giorno dei bambini
Una piccola luce accesa e una ciotola di caramelle saranno il messaggio di accoglienza per i bambini dell’aldilà.
In Sicilia è tradizione, nella notte tra il 1° e il 2 novembre, lasciare accanto al letto dei più piccoli regali e dolci affinché li trovino al risveglio. Questo è un modo gentile per far comprendere ai bambini l’importanza della memoria dei defunti di famiglia. I defunti “tornano” anche per manifestare il loro affetto verso chi è rimasto.
2 novembre – Il giorno dei morti
È il giorno dedicato a chi abbiamo amato e continuiamo ad amare anche nell’oltre.
Ognuno troverà il suo gesto della memoria del proprio caro: cucinando il suo piatto preferito, condividendo un bicchiere di vino con gli amici, fumando un sigaro o ascoltando una musica amata.
È il giorno della riconoscenza per tutto l’amore che abbiamo ricevuto e dato.
3 novembre – Il giorno del congedo
Si accende ancora un’ultima candela. Poi si spalanca la finestra, si lascia entrare l’aria nuova e si spazza l’ingresso. Gesti simbolici di saluto, promessa di ritornare e continuare a vegliare sui vivi.
Le anime ripartono, ma il legame rimane.
Il senso dei gesti rituali
Ogni gesto ha un valore.
Accendere una candela significa illuminare il cammino dei defunti e ricordare che la luce dell’amore non si spegne mai.
Offrire acqua e pane rappresenta la cura e la condivisione, la continuità tra ciò che siamo e ciò che siamo stati.
Si rinnova la consapevolezza che siamo parte di una storia che continua anche dopo la morte.
L’importanza della memoria
La celebrazione dei morti non va relegata a un “dovere” da compiere una volta all’anno, religioso o laico che sia.
È un atto di memoria collettiva.
Ogni candela accesa, ogni fiore bianco, ogni pezzo di pane lasciato sulla tavola racconta una storia di amore, rispetto e continuità.
Ritrovare un giusto equilibrio tra passato e presente.
È un invito a fermarsi, a ricordare, a guardare indietro per comprendere meglio chi siamo. E poi andare avanti.
Laura Persico Pezzino/Fabio Piccinini
💜TGFuneral24 | Speciale 2 Novembre
Quel tempo sospeso in cui si apre un passaggio tra vita e morte
La celebrazione dei morti comprende ritualità diverse tante quante sono le culture popolari nel mondo e che sono l’essenza stessa di una comunità.
Per questo si ritiene che ci sia un periodo dell’anno, tra la fine di ottobre e i primi di novembre in cui si apre il “passaggio” tra il mondo dei vivi e quello dei defunti.
È un tempo sospeso, un varco, che permette alle anime di “tornare a casa” per ritrovare i loro cari.
Ogni gesto, ogni candela accesa, ogni incenso profumato assume un significato preciso.
È un linguaggio simbolico che attraversa il tempo e rinnova l’intreccio invisibile tra vita e morte.
Un rito ogni giorno per accogliere chi “ritorna”
Curiosando tra saggi antropologici, racconti familiari e letteratura abbiamo ricavato una sorta di “calendario” delle ritualità della celebrazione dei morti. Ovviamente con il solo intento di far conoscere gesti semplici e innocui che chiunque può fare se desidera predisporsi alla connessione con chi è passato nell’aldilà.
29 ottobre – Il giorno del benvenuto
Accendere al tramonto una candela bianca e posizionarla vicino a una finestra, sistemare nell’ingresso di casa un vaso con fiori bianchi.
È un invito gentile: la casa è pronta, potete tornare.
È il giorno in cui si dà inizio all’accoglienza delle anime.
30 ottobre – Il giorno dei dimenticati e di chi se n’è andato all’improvviso
Accendere una candela profumata e accanto lasciare un bicchiere d’acqua e una fetta di pane fresco.
È un gesto dedicato ai defunti senza nome, a coloro che non hanno una tomba o un luogo della memoria. Perché nessuno sia solo nel regno delle ombre. Un modo per nutrire il legame con chi non c’è più, perché il cibo unisce, anche oltre la vita.
31 ottobre – La notte del confine sottile
È la notte in cui velo che divide il mondo dei vivi da quello dei morti si fa più sottile e possono anche aprirsi dei varchi.
Oltre a tenere accesa una candela, o anche una lampada, in un angolo della casa, si possono lasciare dolci e frutta. È il momento per onorare anche i nostri antenati, i “morti dei morti”, coloro che non abbiamo conosciuto ma che ci portiamo nel sangue.
In molte culture questa è la notte più magica, quella in cui tutto si intreccia: vita e memoria.
1° novembre – Il giorno dei bambini
Una piccola luce accesa e una ciotola di caramelle saranno il messaggio di accoglienza per i bambini dell’aldilà.
In Sicilia è tradizione, nella notte tra il 1° e il 2 novembre, lasciare accanto al letto dei più piccoli regali e dolci affinché li trovino al risveglio. Questo è un modo gentile per far comprendere ai bambini l’importanza della memoria dei defunti di famiglia. I defunti “tornano” anche per manifestare il loro affetto verso chi è rimasto.
2 novembre – Il giorno dei morti
È il giorno dedicato a chi abbiamo amato e continuiamo ad amare anche nell’oltre.
Ognuno troverà il suo gesto della memoria del proprio caro: cucinando il suo piatto preferito, condividendo un bicchiere di vino con gli amici, fumando un sigaro o ascoltando una musica amata.
È il giorno della riconoscenza per tutto l’amore che abbiamo ricevuto e dato.
3 novembre – Il giorno del congedo
Si accende ancora un’ultima candela. Poi si spalanca la finestra, si lascia entrare l’aria nuova e si spazza l’ingresso. Gesti simbolici di saluto, promessa di ritornare e continuare a vegliare sui vivi.
Le anime ripartono, ma il legame rimane.
Il senso dei gesti rituali
Ogni gesto ha un valore.
Accendere una candela significa illuminare il cammino dei defunti e ricordare che la luce dell’amore non si spegne mai.
Offrire acqua e pane rappresenta la cura e la condivisione, la continuità tra ciò che siamo e ciò che siamo stati.
Si rinnova la consapevolezza che siamo parte di una storia che continua anche dopo la morte.
L’importanza della memoria
La celebrazione dei morti non va relegata a un “dovere” da compiere una volta all’anno, religioso o laico che sia.
È un atto di memoria collettiva.
Ogni candela accesa, ogni fiore bianco, ogni pezzo di pane lasciato sulla tavola racconta una storia di amore, rispetto e continuità.
Ritrovare un giusto equilibrio tra passato e presente.
È un invito a fermarsi, a ricordare, a guardare indietro per comprendere meglio chi siamo. E poi andare avanti.
Laura Persico Pezzino/Fabio Piccinini



















































































