Riflessioni su come cambia il nostro rapporto con l’ultimo saluto.

Riflessioni sull’ultimo saluto: parlare di morte tra tabù e trasformazioni sociali.
In Italia, e in generale nei paesi occidentali, la morte resta un tema ancora avvolto da tabù e scaramanzia.
Molti evitano persino di pronunciarla la parola morte, temendo quasi di “chiamarsela”.
Eppure tutti, prima o poi, ci confrontiamo con essa, direttamente nella vita privata o indirettamente nella vita sociale.
Le nuove forme di commiato
Le società occidentali stanno modificando il modo in cui si affronta l’ultimo saluto.
Sempre più famiglie scelgono cerimonie sobrie, senza cortei né funerali costosi, preferendo la cremazione.
Nel Regno Unito già il 20% dei funerali avviene con cremazione diretta, percentuale che potrebbe arrivare al 50% nei prossimi vent’anni.
Negli Stati Uniti nel 2024 le cremazioni hanno raggiunto il 61,9% e le stime parlano di un 82% entro il 2045.
I motivi sono pratici ed economici, ma anche legati a una società sempre meno religiosa e meno legata a rituali collettivi.
Funerali green e innovazioni ecologiche
Accanto alla cremazione emergono nuove pratiche definite “green”.
Tra queste ci sono le sepolture ecologiche, urne e accessori biodegradabili, fino all’acquamazione, che riduce il corpo in ceneri con minore impatto sull’ambiente.
Ancora più radicale è il compostaggio umano, che in 45 giorni trasforma un corpo in terreno fertile, creando un legame con la vita che continua attraverso piante e alberi.
Italia tra tradizione e cambiamento
Se da un lato molte di queste pratiche vengono guardate con sospetto come “americanate”, dall’altro anche in Italia il rapporto con la morte è già cambiato.
La saturazione degli spazi cimiteriali, i costi sempre più elevati e la mobilità delle nuove famiglie impongono una riflessione.
Siamo inevitabilmente permeabili a usi e costumi stranieri, e presto o tardi dovremo affrontare scelte diverse da quelle seguite finora.
La morte come specchio del presente
Riflettere sulla morte significa anche interrogarsi sul presente.
Il futuro, per quanto incerto, ha una certezza: la morte come traguardo comune.
Ma è nel presente che possiamo scegliere, agire e costruire una società migliore.
Come ricordava Gandhi, “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”: non domani, ma già oggi.
Una responsabilità collettiva
Il presente è il terreno su cui germoglierà il futuro, e sprecarlo in attese o divisioni sterili rischia di compromettere le prospettive di domani.
Anche nel rapporto con la morte, dovremmo tendere a trasformare il dolore per la fine della vita terrena in occasione di cura, memoria e senso della comunità.
LPP/FP
Riflessioni sull’ultimo saluto: parlare di morte tra tabù e trasformazioni sociali.
In Italia, e in generale nei paesi occidentali, la morte resta un tema ancora avvolto da tabù e scaramanzia.
Molti evitano persino di pronunciarla la parola morte, temendo quasi di “chiamarsela”.
Eppure tutti, prima o poi, ci confrontiamo con essa, direttamente nella vita privata o indirettamente nella vita sociale.
Le nuove forme di commiato
Le società occidentali stanno modificando il modo in cui si affronta l’ultimo saluto.
Sempre più famiglie scelgono cerimonie sobrie, senza cortei né funerali costosi, preferendo la cremazione.
Nel Regno Unito già il 20% dei funerali avviene con cremazione diretta, percentuale che potrebbe arrivare al 50% nei prossimi vent’anni.
Negli Stati Uniti nel 2024 le cremazioni hanno raggiunto il 61,9% e le stime parlano di un 82% entro il 2045.
I motivi sono pratici ed economici, ma anche legati a una società sempre meno religiosa e meno legata a rituali collettivi.
Funerali green e innovazioni ecologiche
Accanto alla cremazione emergono nuove pratiche definite “green”.
Tra queste ci sono le sepolture ecologiche, urne e accessori biodegradabili, fino all’acquamazione, che riduce il corpo in ceneri con minore impatto sull’ambiente.
Ancora più radicale è il compostaggio umano, che in 45 giorni trasforma un corpo in terreno fertile, creando un legame con la vita che continua attraverso piante e alberi.
Italia tra tradizione e cambiamento
Se da un lato molte di queste pratiche vengono guardate con sospetto come “americanate”, dall’altro anche in Italia il rapporto con la morte è già cambiato.
La saturazione degli spazi cimiteriali, i costi sempre più elevati e la mobilità delle nuove famiglie impongono una riflessione.
Siamo inevitabilmente permeabili a usi e costumi stranieri, e presto o tardi dovremo affrontare scelte diverse da quelle seguite finora.
La morte come specchio del presente
Riflettere sulla morte significa anche interrogarsi sul presente.
Il futuro, per quanto incerto, ha una certezza: la morte come traguardo comune.
Ma è nel presente che possiamo scegliere, agire e costruire una società migliore.
Come ricordava Gandhi, “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”: non domani, ma già oggi.
Una responsabilità collettiva
Il presente è il terreno su cui germoglierà il futuro, e sprecarlo in attese o divisioni sterili rischia di compromettere le prospettive di domani.
Anche nel rapporto con la morte, dovremmo tendere a trasformare il dolore per la fine della vita terrena in occasione di cura, memoria e senso della comunità.
LPP/FP



















































































