10 giugno 2004. Muore Ray Charles, la voce dell’anima americana.

Ray Charles nasce il 23 settembre 1930 ad Albany, in Georgia.
Cresce in una famiglia povera nel sud segregazionista degli Stati Uniti, dove ogni ostacolo sembra insormontabile.
Inizia fin da piccolo a cantare in chiesa ma intorno ai cinque anni accusa gravi problemi alla vista, che nel giro di pochi mesi lo porteranno alla cecità.
Inizia a studiare musica all’istituto per non vedenti della Florida.
Lì impara il Braille, ma soprattutto scopre il pianoforte. Lo strumento diventa il suo modo di comunicare, la sua bussola.
Ray ascolta tutto: gospel, blues, jazz, country.
Li assorbe, li mescola, li reinventa.
“The genius”, come viene ribattezzato da chi lo conosce bene fin dai suoi esordi, crea il suo primo gruppo, il “McSon Trio” nel 1947, sullo stile del celebre “Nat King Cole trio”.
Ray Charles, il genio che fonde i generi
Negli anni ’50, Ray Charles cambia le regole della musica americana.
Con I Got a Woman, unisce l’energia del gospel con la sensualità del rhythm and blues.
È una rivoluzione sonora e culturale.
Con capolavori come What’d I Say, Hit the Road Jack e Georgia on My Mind, conquista il pubblico e abbatte barriere razziali e stilistiche.
È tra i primi artisti afroamericani a ottenere fama e riconoscimento nel mercato discografico “bianco”.
Usa la sua arte per parlare di dolore, passione e speranza.
La sua voce graffia, accarezza, racconta.
E diventa il simbolo di un’anima che non si spezza mai.
Un’eredità che non svanisce
Ray Charles incarna il riscatto attraverso il talento.
Si muove con disinvoltura tra soul, pop, jazz e country, lasciando un segno profondo in ogni genere.
La sua carriera è costellata di premi, riconoscimenti e onori, inclusi numerosi Grammy Award.
Il suo impatto va oltre la musica: rappresenta la dignità, la resilienza e la creatività di un’intera generazione.
L’ultimo saluto
Il 10 giugno 2004, Ray Charles muore a Beverly Hills, a 73 anni.
Le sue ceneri riposano all’Inglewood Park Cemetery, a Los Angeles.
Lasciatevi trasportare dalla sua voce che canta Georgia on My Mind.
Ray Charles nasce il 23 settembre 1930 ad Albany, in Georgia.
Cresce in una famiglia povera nel sud segregazionista degli Stati Uniti, dove ogni ostacolo sembra insormontabile.
Inizia fin da piccolo a cantare in chiesa ma intorno ai cinque anni accusa gravi problemi alla vista, che nel giro di pochi mesi lo porteranno alla cecità.
Inizia a studiare musica all’istituto per non vedenti della Florida.
Lì impara il Braille, ma soprattutto scopre il pianoforte. Lo strumento diventa il suo modo di comunicare, la sua bussola.
Ray ascolta tutto: gospel, blues, jazz, country.
Li assorbe, li mescola, li reinventa.
“The genius”, come viene ribattezzato da chi lo conosce bene fin dai suoi esordi, crea il suo primo gruppo, il “McSon Trio” nel 1947, sullo stile del celebre “Nat King Cole trio”.
Ray Charles, il genio che fonde i generi
Negli anni ’50, Ray Charles cambia le regole della musica americana.
Con I Got a Woman, unisce l’energia del gospel con la sensualità del rhythm and blues.
È una rivoluzione sonora e culturale.
Con capolavori come What’d I Say, Hit the Road Jack e Georgia on My Mind, conquista il pubblico e abbatte barriere razziali e stilistiche.
È tra i primi artisti afroamericani a ottenere fama e riconoscimento nel mercato discografico “bianco”.
Usa la sua arte per parlare di dolore, passione e speranza.
La sua voce graffia, accarezza, racconta.
E diventa il simbolo di un’anima che non si spezza mai.
Un’eredità che non svanisce
Ray Charles incarna il riscatto attraverso il talento.
Si muove con disinvoltura tra soul, pop, jazz e country, lasciando un segno profondo in ogni genere.
La sua carriera è costellata di premi, riconoscimenti e onori, inclusi numerosi Grammy Award.
Il suo impatto va oltre la musica: rappresenta la dignità, la resilienza e la creatività di un’intera generazione.
L’ultimo saluto
Il 10 giugno 2004, Ray Charles muore a Beverly Hills, a 73 anni.
Le sue ceneri riposano all’Inglewood Park Cemetery, a Los Angeles.
Lasciatevi trasportare dalla sua voce che canta Georgia on My Mind.