2 giugno 1981. Muore Rino Gaetano, la voce “fuori dal coro” della canzone italiana.

Rino Gaetano nasce a Crotone il 29 ottobre 1950.
Da piccolo si trasferisce con la famiglia a Roma, dove cresce tra i contrasti della società italiana degli anni ’60 e ’70.
È qui che inizia a sviluppare un’idea personale di musica, capace di mescolare sarcasmo, poesia e denuncia.
Nelle sue canzoni c’è l’Italia vera, quella che ride per non piangere.
La voce roca, il volto ironico, lo sguardo sognante fanno di lui una figura inconfondibile.
Rino non è mai banale.
Gioca con le parole, scava nella realtà e porta in superficie ciò che altri preferiscono ignorare.
Rino Gaetano, l’artista fuori dal coro
Il successo arriva a metà degli anni Settanta.
Brani come “Ma il cielo è sempre più blu”, “Gianna” e “Nuntereggae più” diventano inni generazionali.
Rino Gaetano non segue le mode.
Le anticipa, le sfida, le reinventa.
Nei suoi testi convivono ironia, amarezza, critica sociale e una voglia incrollabile di autenticità.
Non è solo un cantautore.
È un narratore che dà voce agli ultimi, ai dimenticati, a chi non ha microfoni.
Eppure, dietro il sorriso, c’è una malinconia profonda.
Un’inquietudine che fa da controcanto alla sua energia sul palco.
Rino non scende a compromessi.
Preferisce restare ai margini, dove si osserva meglio.
L’addio troppo presto
Il 2 giugno 1981, a soli trent’anni, Rino Gaetano muore in un incidente stradale.
Dopo aver passato una notte in compagnia di amici per le strade di Roma, il cantautore calabrese venne stroncato da un incidente mentre percorreva via Nomentana, la stessa strada dove abitava coi genitori e la sorella Anna.
Forse per un malore o un colpo di sonno, la sua macchina invase la corsia opposta e un camion la colpì in pieno.
Venne trasferito al Policlinico ma era già in coma.
Urgeva un intervento in un reparto di traumatologia cranica, che il Policlinico non aveva.
Si fecero diversi tentativi con molti altri ospedali nel corso della notte e solo alle prime luci dell’alba il cantautore venne ricoverato al Gemelli, dove morì intorno alle 6 del mattino.
Un destino tragico che colpisce un’intera generazione.
La notizia sconvolge il Paese.
Si spegne una voce scomoda, libera, necessaria.
Il funerale si svolge a Roma, nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù.
Rino riposa nel cimitero del Verano, e ancora oggi tanti visitatori gli rendono omaggio.
Non ha un epitaffio solenne.
Ma ogni sua canzone è una lapide di verità.
Ogni strofa, un grido ironico contro l’ipocrisia.
La sua arte continua a parlarci, come se non se ne fosse mai andato davvero.
LPP
Rino Gaetano nasce a Crotone il 29 ottobre 1950.
Da piccolo si trasferisce con la famiglia a Roma, dove cresce tra i contrasti della società italiana degli anni ’60 e ’70.
È qui che inizia a sviluppare un’idea personale di musica, capace di mescolare sarcasmo, poesia e denuncia.
Nelle sue canzoni c’è l’Italia vera, quella che ride per non piangere.
La voce roca, il volto ironico, lo sguardo sognante fanno di lui una figura inconfondibile.
Rino non è mai banale.
Gioca con le parole, scava nella realtà e porta in superficie ciò che altri preferiscono ignorare.
Rino Gaetano, l’artista fuori dal coro
Il successo arriva a metà degli anni Settanta.
Brani come “Ma il cielo è sempre più blu”, “Gianna” e “Nuntereggae più” diventano inni generazionali.
Rino Gaetano non segue le mode.
Le anticipa, le sfida, le reinventa.
Nei suoi testi convivono ironia, amarezza, critica sociale e una voglia incrollabile di autenticità.
Non è solo un cantautore.
È un narratore che dà voce agli ultimi, ai dimenticati, a chi non ha microfoni.
Eppure, dietro il sorriso, c’è una malinconia profonda.
Un’inquietudine che fa da controcanto alla sua energia sul palco.
Rino non scende a compromessi.
Preferisce restare ai margini, dove si osserva meglio.
L’addio troppo presto
Il 2 giugno 1981, a soli trent’anni, Rino Gaetano muore in un incidente stradale.
Dopo aver passato una notte in compagnia di amici per le strade di Roma, il cantautore calabrese venne stroncato da un incidente mentre percorreva via Nomentana, la stessa strada dove abitava coi genitori e la sorella Anna.
Forse per un malore o un colpo di sonno, la sua macchina invase la corsia opposta e un camion la colpì in pieno.
Venne trasferito al Policlinico ma era già in coma.
Urgeva un intervento in un reparto di traumatologia cranica, che il Policlinico non aveva.
Si fecero diversi tentativi con molti altri ospedali nel corso della notte e solo alle prime luci dell’alba il cantautore venne ricoverato al Gemelli, dove morì intorno alle 6 del mattino.
Un destino tragico che colpisce un’intera generazione.
La notizia sconvolge il Paese.
Si spegne una voce scomoda, libera, necessaria.
Il funerale si svolge a Roma, nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù.
Rino riposa nel cimitero del Verano, e ancora oggi tanti visitatori gli rendono omaggio.
Non ha un epitaffio solenne.
Ma ogni sua canzone è una lapide di verità.
Ogni strofa, un grido ironico contro l’ipocrisia.
La sua arte continua a parlarci, come se non se ne fosse mai andato davvero.
LPP