9 maggio: Giornata dell’Europa, ma anche “ultimo” giorno di Gaza?

Il 9 maggio si celebra la Giornata dell’Europa, simbolo dell’unificazione di un continente e dei popoli che lo abitano.
Ma quest’anno, questa data rischia di assumere un significato tragicamente diverso.
Potrebbe diventare l’ultimo giorno di Gaza.
Dopo oltre 50.000 vittime palestinesi, almeno un terzo delle quali bambini, e con un territorio devastato dalle bombe, la popolazione di Gaza sopravvive sotto le macerie, nel silenzio colpevole del mondo.
In questo contesto, un gruppo di intellettuali – tra cui Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Tomaso Montanari, Francesco Pallante ed Evelina Santangelo – ha lanciato un appello globale.
Un invito a rompere l’indifferenza.
9 maggio: un appello globale per spezzare il silenzio
Il 9 maggio, si chiede a chiunque di “parlare di Gaza”: sui social, nei siti web, nei canali video, nelle strade, nelle piazze.
Condividendo parole, testimonianze, immagini, riflessioni.
Sempre accompagnati dagli hashtag #ultimogiornodigaza e #gazalastday.
È un’iniziativa civile, non violenta, inclusiva.
Una presa di parola collettiva per chiedere una pace giusta.
Non è un atto contro Israele.
Non è una manifestazione di antisemitismo.
Essere a favore della pace e della fine del genocidio di un popolo inerme non significa essere contro un altro popolo.
Significa riconoscere il diritto alla vita, alla dignità, all’autodeterminazione.
Significa scegliere l’umanità.
Noi siamo loro: la responsabilità morale dell’Europa
L’appello è chiaro: senza il mondo, Gaza muore. Ma senza Gaza, moriamo anche noi.
Muoiono la nostra coscienza, la nostra memoria storica, la nostra idea di giustizia.
E perché l’Europa che rinasce dalla guerra non può voltare lo sguardo davanti a un massacro.
Rivendicare una pace giusta, basata sul diritto internazionale, non è un atto ideologico.
È una responsabilità umana.
Il 9 maggio unisciti al coro: #ultimogiornodigaza
Il 9 maggio può essere la prima tappa di un nuovo cammino collettivo.
Per trasformare la rete in uno spazio di resistenza civile.
Per dare voce a chi non ne ha.
In questo giorno simbolico, anche un solo post, un solo gesto, una sola parola può essere un atto di pace.
Condividi. Parla. Agisci.
Perché il genocidio abbia fine.
Ora.
Laura Persico Pezzino
Il 9 maggio si celebra la Giornata dell’Europa, simbolo dell’unificazione di un continente e dei popoli che lo abitano.
Ma quest’anno, questa data rischia di assumere un significato tragicamente diverso.
Potrebbe diventare l’ultimo giorno di Gaza.
Dopo oltre 50.000 vittime palestinesi, almeno un terzo delle quali bambini, e con un territorio devastato dalle bombe, la popolazione di Gaza sopravvive sotto le macerie, nel silenzio colpevole del mondo.
In questo contesto, un gruppo di intellettuali – tra cui Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Tomaso Montanari, Francesco Pallante ed Evelina Santangelo – ha lanciato un appello globale.
Un invito a rompere l’indifferenza.
9 maggio: un appello globale per spezzare il silenzio
Il 9 maggio, si chiede a chiunque di “parlare di Gaza”: sui social, nei siti web, nei canali video, nelle strade, nelle piazze.
Condividendo parole, testimonianze, immagini, riflessioni.
Sempre accompagnati dagli hashtag #ultimogiornodigaza e #gazalastday.
È un’iniziativa civile, non violenta, inclusiva.
Una presa di parola collettiva per chiedere una pace giusta.
Non è un atto contro Israele.
Non è una manifestazione di antisemitismo.
Essere a favore della pace e della fine del genocidio di un popolo inerme non significa essere contro un altro popolo.
Significa riconoscere il diritto alla vita, alla dignità, all’autodeterminazione.
Significa scegliere l’umanità.
Noi siamo loro: la responsabilità morale dell’Europa
L’appello è chiaro: senza il mondo, Gaza muore. Ma senza Gaza, moriamo anche noi.
Muoiono la nostra coscienza, la nostra memoria storica, la nostra idea di giustizia.
E perché l’Europa che rinasce dalla guerra non può voltare lo sguardo davanti a un massacro.
Rivendicare una pace giusta, basata sul diritto internazionale, non è un atto ideologico.
È una responsabilità umana.
Il 9 maggio unisciti al coro: #ultimogiornodigaza
Il 9 maggio può essere la prima tappa di un nuovo cammino collettivo.
Per trasformare la rete in uno spazio di resistenza civile.
Per dare voce a chi non ne ha.
In questo giorno simbolico, anche un solo post, un solo gesto, una sola parola può essere un atto di pace.
Condividi. Parla. Agisci.
Perché il genocidio abbia fine.
Ora.
Laura Persico Pezzino