Epitaffi d’autore, J.R.R. Tolkien.

Epitaffi d’autore, J.R.R. Tolkien.
Epitaffi d’Autore, l’ultima parola prima della parola “fine”.
Alcuni se ne vanno in punta di piedi, altri improvvisamente, quasi con un “colpo di teatro”.
In questa rubrica, che abbiamo chiamato Epitaffi d’Autore, vogliamo dare “l’ultima parola” a coloro, noti e meno noti, che hanno saputo lasciare il segno… con una sola frase.
Epitaffi che fanno pensare e persino sorridere.
Perché anche la fine, se scritta bene, merita un applauso.
Il custode della Terra di Mezzo
John Ronald Reuel Tolkien nasce nel 1892 a Bloemfontein, in Sudafrica, ma la sua vita si radica in Inghilterra.
Professore di filologia a Oxford, diventa celebre come autore de “Il Signore degli Anelli”, “Lo Hobbit” e “Il Silmarillion”.
I suoi romanzi fondano un intero genere letterario: il fantasy epico moderno.
Creando lingue, popoli e mondi immaginari, Tolkien dona alla letteratura un universo tanto vasto quanto coerente.
Muore il 2 settembre 1973 a Bournemouth, all’età di 81 anni.
È sepolto nel cimitero di Wolvercote, accanto alla moglie Edith, scomparsa due anni prima.
L’epitaffio
Edith Mary Tolkien
Lúthien
1889–1971
John Ronald Reuel Tolkien
Beren
1892–1973
Due nomi, una leggenda
Non ci sono date, citazioni bibliche né formule commemorative.
Solo due nomi incisi sulla pietra.
Eppure, in quelle due parole, si cela tutto.
Beren e Lúthien sono i protagonisti di una delle storie d’amore più profonde e struggenti scritte da Tolkien, contenuta nel Silmarillion.
Un uomo mortale e una creatura elfica, uniti da un amore più forte della morte stessa.
Una leggenda che attraversa il tempo, tra pericoli, sacrifici e rinunce.
Edith è per Tolkien la sua Lúthien, così come lui si vede come Beren.
Due nomi che non descrivono solo un legame affettivo, ma un’identità scelta, condivisa e tramandata.
La forza della narrazione nella pietra
L’epitaffio è poetico e simbolico.
Non celebra i titoli accademici, né il successo letterario.
Parla d’amore, d’immaginazione e di fedeltà.
Racchiude la visione del mondo di Tolkien: che la realtà può essere raccontata meglio attraverso il mito.
E che le storie, come le persone, sopravvivono quando sono amate.
Un gesto d’autore
Non è un caso che sia stato proprio Tolkien a scegliere queste parole.
Fu lui a far incidere “Lúthien” sulla lapide di Edith.
Alla sua morte, il figlio Christopher completa il cerchio con l’incisione “Beren”.
Un epitaffio che non chiude, ma continua una narrazione.
Un’ultima parola che suona come un sussurro eterno.
Epitaffi d’autore, J.R.R. Tolkien.
Epitaffi d’Autore, l’ultima parola prima della parola “fine”.
Alcuni se ne vanno in punta di piedi, altri improvvisamente, quasi con un “colpo di teatro”.
In questa rubrica, che abbiamo chiamato Epitaffi d’Autore, vogliamo dare “l’ultima parola” a coloro, noti e meno noti, che hanno saputo lasciare il segno… con una sola frase.
Epitaffi che fanno pensare e persino sorridere.
Perché anche la fine, se scritta bene, merita un applauso.
Il custode della Terra di Mezzo
John Ronald Reuel Tolkien nasce nel 1892 a Bloemfontein, in Sudafrica, ma la sua vita si radica in Inghilterra.
Professore di filologia a Oxford, diventa celebre come autore de “Il Signore degli Anelli”, “Lo Hobbit” e “Il Silmarillion”.
I suoi romanzi fondano un intero genere letterario: il fantasy epico moderno.
Creando lingue, popoli e mondi immaginari, Tolkien dona alla letteratura un universo tanto vasto quanto coerente.
Muore il 2 settembre 1973 a Bournemouth, all’età di 81 anni.
È sepolto nel cimitero di Wolvercote, accanto alla moglie Edith, scomparsa due anni prima.
L’epitaffio
Edith Mary Tolkien
Lúthien
1889–1971
John Ronald Reuel Tolkien
Beren
1892–1973
Due nomi, una leggenda
Non ci sono date, citazioni bibliche né formule commemorative.
Solo due nomi incisi sulla pietra.
Eppure, in quelle due parole, si cela tutto.
Beren e Lúthien sono i protagonisti di una delle storie d’amore più profonde e struggenti scritte da Tolkien, contenuta nel Silmarillion.
Un uomo mortale e una creatura elfica, uniti da un amore più forte della morte stessa.
Una leggenda che attraversa il tempo, tra pericoli, sacrifici e rinunce.
Edith è per Tolkien la sua Lúthien, così come lui si vede come Beren.
Due nomi che non descrivono solo un legame affettivo, ma un’identità scelta, condivisa e tramandata.
La forza della narrazione nella pietra
L’epitaffio è poetico e simbolico.
Non celebra i titoli accademici, né il successo letterario.
Parla d’amore, d’immaginazione e di fedeltà.
Racchiude la visione del mondo di Tolkien: che la realtà può essere raccontata meglio attraverso il mito.
E che le storie, come le persone, sopravvivono quando sono amate.
Un gesto d’autore
Non è un caso che sia stato proprio Tolkien a scegliere queste parole.
Fu lui a far incidere “Lúthien” sulla lapide di Edith.
Alla sua morte, il figlio Christopher completa il cerchio con l’incisione “Beren”.
Un epitaffio che non chiude, ma continua una narrazione.
Un’ultima parola che suona come un sussurro eterno.


















































































