Anna Coleman Ladd, la scultrice che restituiva il volto ai reduci di guerra.

Anna Coleman Ladd nasce a Filadelfia nel 1878.
Fin da giovane si innamora dell’Europa e dell’arte.
Studia scultura tra Parigi e Roma, affinando tecnica e sensibilità.
Nel 1905 sposa il medico Maunard Ladd e si trasferisce con lui a Boston.
Qui prosegue gli studi e diventa una delle protagoniste della scena artistica americana.
Espone in numerose mostre nazionali, dove le sue opere sono contese da collezionisti pubblici e privati.
Ancora oggi i suoi celebri Triton Babies adornano la fontana del più importante parco di Boston.
Anna Coleman Ladd: l’impegno umanitario durante la Grande Guerra
Alla fine del 1917, Anna segue il marito, medico della Croce Rossa, a Toul, in Francia.
Lì scopre un articolo sul lavoro di Francis Derwent Wood, pioniere delle “maschere facciali” per soldati mutilati.
Quel momento cambia per sempre il corso della sua vita.
Anna comprende che la sua arte può fare molto di più che decorare: può restituire umanità.
Nasce lo studio delle maschere-ritratto
Nel Quartiere Latino di Parigi apre uno studio luminoso, pieno di fiori e sculture.
Lo rende un’oasi di serenità per i soldati sfigurati dalla guerra.
Con l’aiuto di quattro assistenti, accoglie con amore e dignità i reduci, spesso rifiutati dalla società.
Studia con attenzione il volto deturpato e lo confronta con le foto pre-belliche.
Crea un calco in plastilina e da questo ricava una sottile maschera in rame zincato.
La maschera viene poi colorata per somigliare il più possibile alla pelle naturale.
Dettagli come baffi, sopracciglia e lacci sottilissimi completano l’opera.
Ogni pezzo richiede circa un mese di lavoro.
Quando i soldati si guardano allo specchio, le lacrime scendono.
Finalmente possono tornare a riconoscersi.
Una maschera per avere dignità anche nella morte
Nel 1936 Anna rientra a Boston con il marito.
Prima di morire, nel 1939, riceve la Légion d’Honneur dalla Francia per il suo straordinario contributo.
In tutto realizza 185 maschere-ritratto.
Nessuna di quelle maschere è giunta fino a noi: ogni soldato ha chiesto di essere sepolto con la propria.
Un gesto potente, che testimonia quanto quelle maschere fossero più di una protesi: erano la chiave per tornare a vivere.
Laura Persico Pezzino
Anna Coleman Ladd nasce a Filadelfia nel 1878.
Fin da giovane si innamora dell’Europa e dell’arte.
Studia scultura tra Parigi e Roma, affinando tecnica e sensibilità.
Nel 1905 sposa il medico Maunard Ladd e si trasferisce con lui a Boston.
Qui prosegue gli studi e diventa una delle protagoniste della scena artistica americana.
Espone in numerose mostre nazionali, dove le sue opere sono contese da collezionisti pubblici e privati.
Ancora oggi i suoi celebri Triton Babies adornano la fontana del più importante parco di Boston.
Anna Coleman Ladd: l’impegno umanitario durante la Grande Guerra
Alla fine del 1917, Anna segue il marito, medico della Croce Rossa, a Toul, in Francia.
Lì scopre un articolo sul lavoro di Francis Derwent Wood, pioniere delle “maschere facciali” per soldati mutilati.
Quel momento cambia per sempre il corso della sua vita.
Anna comprende che la sua arte può fare molto di più che decorare: può restituire umanità.
Nasce lo studio delle maschere-ritratto
Nel Quartiere Latino di Parigi apre uno studio luminoso, pieno di fiori e sculture.
Lo rende un’oasi di serenità per i soldati sfigurati dalla guerra.
Con l’aiuto di quattro assistenti, accoglie con amore e dignità i reduci, spesso rifiutati dalla società.
Studia con attenzione il volto deturpato e lo confronta con le foto pre-belliche.
Crea un calco in plastilina e da questo ricava una sottile maschera in rame zincato.
La maschera viene poi colorata per somigliare il più possibile alla pelle naturale.
Dettagli come baffi, sopracciglia e lacci sottilissimi completano l’opera.
Ogni pezzo richiede circa un mese di lavoro.
Quando i soldati si guardano allo specchio, le lacrime scendono.
Finalmente possono tornare a riconoscersi.
Una maschera per avere dignità anche nella morte
Nel 1936 Anna rientra a Boston con il marito.
Prima di morire, nel 1939, riceve la Légion d’Honneur dalla Francia per il suo straordinario contributo.
In tutto realizza 185 maschere-ritratto.
Nessuna di quelle maschere è giunta fino a noi: ogni soldato ha chiesto di essere sepolto con la propria.
Un gesto potente, che testimonia quanto quelle maschere fossero più di una protesi: erano la chiave per tornare a vivere.
Laura Persico Pezzino