Epitaffi d’autore, Augusto Daolio.

Augusto Daolio.
Epitaffi d’Autore, l’ultima parola prima della parola “fine”.
Alcuni se ne vanno in punta di piedi, altri improvvisamente, quasi con un “colpo di teatro”.
In questa rubrica, che abbiamo chiamato Epitaffi d’Autore, vogliamo dare “l’ultima parola” a coloro, noti e meno noti, che hanno saputo lasciare il segno… con una sola frase.
Epitaffi che fanno pensare e persino sorridere.
Perché anche la fine, se scritta bene, merita un applauso.
Chi era Augusto Daolio
Nato a Novellara nel 1947, Augusto Daolio diventa la voce e l’anima dei “Nomadi”, gruppo che accompagna intere generazioni con canzoni cariche di impegno civile e poesia.
Non è solo cantante, ma anche pittore e poeta, capace di esprimersi attraverso molteplici linguaggi.
Muore prematuramente nel 1992, a soli 45 anni, lasciando dietro di sé non solo musica, ma un universo di ricordi, opere e legami profondi.
La lapide di Graziano Pompili
La sua tomba al cimitero di Novellara porta la firma dell’amico e scultore Graziano Pompili.
Non è una semplice lastra, ma una pietra scolpita con simboli che raccontano la vita di un viandante, di un nomade senza casa che ama l’avventura.
Ogni dettaglio inciso restituisce un pezzo della personalità di Augusto, trasformando la lapide in un vero racconto scolpito nella pietra.

I simboli incisi sulla pietra
Il serpente: per gli Egiziani simbolo della vita sotterranea.
La barca con l’albero: l’imbarcazione di Augusto, che parte per il suo viaggio fra i flutti marini.
La lampada a olio: luce e guida per il cammino del viandante.
Un antico simbolo divino: a protezione di chi intraprende il viaggio.
Il sole: che illumina e orienta lungo la strada.
La dea madre: richiamo alla maternità, alla femminilità e all’origine della vita.
Pesci e animali: nutrimento simbolico per sostenere il cammino.
Armi per la caccia e la pesca: strumenti di sopravvivenza.
Il flauto: la musica che accompagna le soste e la solitudine.
Amuleti e talismani: piccoli oggetti portati con sé contro la malasorte, segni di superstizione e fede.
Accanto a questi, compaiono altri piccoli segni della vita errante, evocazioni di un mondo senza casa e senza confini, che apparteneva profondamente ad Augusto.
L’epitaffio inciso
Sotto la lapide, Pompili ha lasciato una frase personale, che celebra il legame d’amicizia con Daolio:
“Amico mio, benedetta sia la pietra che testimonia la nostra breve amicizia.”
Un luogo di pellegrinaggio
La tomba di Augusto è oggi un punto di incontro e di memoria.
La sua lapide, con i simboli scolpiti dall’amico Graziano Pompili e con l’epitaffio carico di affetto, è la traduzione visiva della sua esistenza: un viaggio continuo, fatto di arte, amicizia e libertà.
Augusto Daolio.
Epitaffi d’Autore, l’ultima parola prima della parola “fine”.
Alcuni se ne vanno in punta di piedi, altri improvvisamente, quasi con un “colpo di teatro”.
In questa rubrica, che abbiamo chiamato Epitaffi d’Autore, vogliamo dare “l’ultima parola” a coloro, noti e meno noti, che hanno saputo lasciare il segno… con una sola frase.
Epitaffi che fanno pensare e persino sorridere.
Perché anche la fine, se scritta bene, merita un applauso.
Chi era Augusto Daolio
Nato a Novellara nel 1947, Augusto Daolio diventa la voce e l’anima dei “Nomadi”, gruppo che accompagna intere generazioni con canzoni cariche di impegno civile e poesia.
Non è solo cantante, ma anche pittore e poeta, capace di esprimersi attraverso molteplici linguaggi.
Muore prematuramente nel 1992, a soli 45 anni, lasciando dietro di sé non solo musica, ma un universo di ricordi, opere e legami profondi.
La lapide di Graziano Pompili
La sua tomba al cimitero di Novellara porta la firma dell’amico e scultore Graziano Pompili.
Non è una semplice lastra, ma una pietra scolpita con simboli che raccontano la vita di un viandante, di un nomade senza casa che ama l’avventura.
Ogni dettaglio inciso restituisce un pezzo della personalità di Augusto, trasformando la lapide in un vero racconto scolpito nella pietra.

I simboli incisi sulla pietra
Il serpente: per gli Egiziani simbolo della vita sotterranea.
La barca con l’albero: l’imbarcazione di Augusto, che parte per il suo viaggio fra i flutti marini.
La lampada a olio: luce e guida per il cammino del viandante.
Un antico simbolo divino: a protezione di chi intraprende il viaggio.
Il sole: che illumina e orienta lungo la strada.
La dea madre: richiamo alla maternità, alla femminilità e all’origine della vita.
Pesci e animali: nutrimento simbolico per sostenere il cammino.
Armi per la caccia e la pesca: strumenti di sopravvivenza.
Il flauto: la musica che accompagna le soste e la solitudine.
Amuleti e talismani: piccoli oggetti portati con sé contro la malasorte, segni di superstizione e fede.
Accanto a questi, compaiono altri piccoli segni della vita errante, evocazioni di un mondo senza casa e senza confini, che apparteneva profondamente ad Augusto.
L’epitaffio inciso
Sotto la lapide, Pompili ha lasciato una frase personale, che celebra il legame d’amicizia con Daolio:
“Amico mio, benedetta sia la pietra che testimonia la nostra breve amicizia.”
Un luogo di pellegrinaggio
La tomba di Augusto è oggi un punto di incontro e di memoria.
La sua lapide, con i simboli scolpiti dall’amico Graziano Pompili e con l’epitaffio carico di affetto, è la traduzione visiva della sua esistenza: un viaggio continuo, fatto di arte, amicizia e libertà.


















































































