Epitaffi d’autore, Bettino Craxi.

Epitaffi d’Autore, l’ultima parola prima della parola “fine”.
Alcuni se ne vanno in punta di piedi, altri improvvisamente, quasi con un “colpo di teatro”.
In questa rubrica, che abbiamo chiamato *Epitaffi d’Autore*, vogliamo dare “l’ultima parola” a coloro, noti e meno noti, che hanno saputo lasciare il segno… con una sola frase.
Epitaffi che fanno pensare e persino sorridere.
Perché anche la fine, se scritta bene, merita un applauso.
Bettino Craxi: una vita tra potere, esilio e memoria
Bettino Craxi è uno dei protagonisti più discussi della storia politica italiana del Novecento.
Nasce a Milano nel 1934 e, dopo una lunga militanza nel Partito Socialista Italiano, ne diventa segretario nel 1976, conducendolo verso una stagione di rinnovamento e di potere.
Nel 1983 diventa Presidente del Consiglio, primo socialista a guidare un governo stabile nella storia repubblicana.
Sotto la sua direzione, l’Italia vive una fase di modernizzazione economica e politica, ma anche l’inizio di un sistema di potere che esploderà con Tangentopoli.
Coinvolto in numerosi procedimenti giudiziari, sceglie l’esilio a Hammamet, in Tunisia, dove muore il 19 gennaio 2000, lontano dall’Italia ma mai dimenticato.
La tomba di Hammamet: un simbolo

La tomba si trova nel piccolo cimitero cristiano di Hammamet, in Tunisia, dove Craxi trascorre gli ultimi anni tra malattia e lontananza dall’Italia.
È una lastra di marmo chiara, sobria, adornata da fiori e spesso da bandiere tricolori lasciate dai visitatori.
Il luogo, a pochi passi dal mare, evoca la distanza e la libertà.
Forse proprio quell’orizzonte tunisino rappresenta la sua ultima frontiera: uno spazio aperto, dove la libertà — la sua libertà — rimane intatta.
L’epitaffio
“La mia libertà equivale alla mia vita.”

L’epitaffio inciso sulla tomba di Bettino Craxi è breve ma incisivo.
Non è una frase di pentimento, né un appello alla memoria.
È una dichiarazione netta, quasi un manifesto personale, di un uomo che non accetta compromessi.
Non c’è amarezza, ma dignità.
Non c’è resa, ma affermazione.
Quelle parole racchiudono l’idea di libertà come valore assoluto, indissolubilmente legato alla vita stessa.
Suonano come una risposta silenziosa a chi lo ha condannato e a chi, ancora oggi, lo ricorda.
È il sigillo definitivo di un uomo che, anche nella morte, rimane fedele alla propria idea di libertà.
Epitaffi d’Autore, l’ultima parola prima della parola “fine”.
Alcuni se ne vanno in punta di piedi, altri improvvisamente, quasi con un “colpo di teatro”.
In questa rubrica, che abbiamo chiamato *Epitaffi d’Autore*, vogliamo dare “l’ultima parola” a coloro, noti e meno noti, che hanno saputo lasciare il segno… con una sola frase.
Epitaffi che fanno pensare e persino sorridere.
Perché anche la fine, se scritta bene, merita un applauso.
Bettino Craxi: una vita tra potere, esilio e memoria
Bettino Craxi è uno dei protagonisti più discussi della storia politica italiana del Novecento.
Nasce a Milano nel 1934 e, dopo una lunga militanza nel Partito Socialista Italiano, ne diventa segretario nel 1976, conducendolo verso una stagione di rinnovamento e di potere.
Nel 1983 diventa Presidente del Consiglio, primo socialista a guidare un governo stabile nella storia repubblicana.
Sotto la sua direzione, l’Italia vive una fase di modernizzazione economica e politica, ma anche l’inizio di un sistema di potere che esploderà con Tangentopoli.
Coinvolto in numerosi procedimenti giudiziari, sceglie l’esilio a Hammamet, in Tunisia, dove muore il 19 gennaio 2000, lontano dall’Italia ma mai dimenticato.
La tomba di Hammamet: un simbolo

La tomba si trova nel piccolo cimitero cristiano di Hammamet, in Tunisia, dove Craxi trascorre gli ultimi anni tra malattia e lontananza dall’Italia.
È una lastra di marmo chiara, sobria, adornata da fiori e spesso da bandiere tricolori lasciate dai visitatori.
Il luogo, a pochi passi dal mare, evoca la distanza e la libertà.
Forse proprio quell’orizzonte tunisino rappresenta la sua ultima frontiera: uno spazio aperto, dove la libertà — la sua libertà — rimane intatta.
L’epitaffio
“La mia libertà equivale alla mia vita.”

L’epitaffio inciso sulla tomba di Bettino Craxi è breve ma incisivo.
Non è una frase di pentimento, né un appello alla memoria.
È una dichiarazione netta, quasi un manifesto personale, di un uomo che non accetta compromessi.
Non c’è amarezza, ma dignità.
Non c’è resa, ma affermazione.
Quelle parole racchiudono l’idea di libertà come valore assoluto, indissolubilmente legato alla vita stessa.
Suonano come una risposta silenziosa a chi lo ha condannato e a chi, ancora oggi, lo ricorda.
È il sigillo definitivo di un uomo che, anche nella morte, rimane fedele alla propria idea di libertà.


















































































