Epitaffi d’autore. Oscar Wilde e l’epitaffio dei reietti.

Epitaffi d’Autore, l’ultima parola prima della parola “fine”.
Alcuni se ne vanno in punta di piedi, altri improvvisamente, quasi con un “colpo di teatro”.
In questa rubrica, che abbiamo chiamato Epitaffi d’Autore, vogliamo dare “l’ultima parola” a coloro, noti e meno noti, che hanno saputo lasciare il segno… con una sola frase.
Epitaffi che fanno pensare e persino sorridere.
Perché anche la fine, se scritta bene, merita un applauso.
Oscar Wilde: l’artista ribelle
Oscar Wilde nasce a Dublino nel 1854 e diventa una delle figure più brillanti e controverse della letteratura europea.
Drammaturgo, poeta e maestro dell’aforisma, incarna lo spirito del decadentismo e della società vittoriana, di cui svela le contraddizioni con ironia tagliente.
La sua vita è segnata da scandali e persecuzioni per la sua omosessualità, che lo portano in carcere in Inghilterra.
Muore a Parigi il 30 novembre 1900, povero e in esilio.
La sua prima sepoltura è nel cimitero di Bagneux, per poi essere traslata nel 1909 al Père Lachaise, grazie all’intervento del suo amante Robert Ross.
L’epitaffio sulla tomba
Sulla sua tomba, campeggia un’epigrafe tratta dalla sua ultima raccolta poetica, La ballata del carcere di Reading:
And alien tears will fill for him
Pity’s long-broken urn,
For his mourners will be outcast men,
And outcasts always mourn.
E lacrime straniere colmeranno per lui
l’urna della pietà ormai infranta,
poiché i suoi piangenti saranno uomini reietti,
e i reietti piangono sempre.
Il significato delle parole
Queste frasi restituiscono l’essenza della poetica di Wilde.
Liriche e struggenti, parlano di un dolore riservato agli emarginati, gli unici a potersi riconoscere nel suo destino.
L’autore accetta di non essere compianto dai benpensanti, preferendo consegnare la sua memoria a coloro che vivono ai margini della società.
Una tomba tra scandalo e mito
Il monumento che sovrasta la sua tomba è opera dello scultore americano Jacob Epstein.
La scultura raffigura una sfinge alata, scolpita in un massiccio blocco di pietra, e suscita scalpore per la nudità esplicita e i genitali ben visibili dell’angelo.
Negli anni Sessanta due donne inglesi, scandalizzate, arrivano persino a danneggiare la scultura colpendola con pietre e ombrelli.
Ma le vicende non finiscono qui: dagli anni ’90, i baci lasciati con il rossetto da centinaia di visitatori trasformano la tomba in un mosaico di impronte colorate, tanto da rovinare la pietra e costringere a restauri e a una protezione in vetro.
Un simbolo che continua a vivere
Oggi la tomba di Oscar Wilde è uno dei luoghi più visitati del Père Lachaise.
Tra fiori, lettere e segni di affetto, rappresenta non solo un omaggio al genio letterario, ma anche un altare laico alla libertà, all’amore e alla diversità.
Il suo epitaffio, inciso per sempre, parla ancora agli “outcast” di ogni epoca, confermando la sua voce ironica e poetica come una delle più luminose della modernità.
Epitaffi d’Autore, l’ultima parola prima della parola “fine”.
Alcuni se ne vanno in punta di piedi, altri improvvisamente, quasi con un “colpo di teatro”.
In questa rubrica, che abbiamo chiamato Epitaffi d’Autore, vogliamo dare “l’ultima parola” a coloro, noti e meno noti, che hanno saputo lasciare il segno… con una sola frase.
Epitaffi che fanno pensare e persino sorridere.
Perché anche la fine, se scritta bene, merita un applauso.
Oscar Wilde: l’artista ribelle
Oscar Wilde nasce a Dublino nel 1854 e diventa una delle figure più brillanti e controverse della letteratura europea.
Drammaturgo, poeta e maestro dell’aforisma, incarna lo spirito del decadentismo e della società vittoriana, di cui svela le contraddizioni con ironia tagliente.
La sua vita è segnata da scandali e persecuzioni per la sua omosessualità, che lo portano in carcere in Inghilterra.
Muore a Parigi il 30 novembre 1900, povero e in esilio.
La sua prima sepoltura è nel cimitero di Bagneux, per poi essere traslata nel 1909 al Père Lachaise, grazie all’intervento del suo amante Robert Ross.
L’epitaffio sulla tomba
Sulla sua tomba, campeggia un’epigrafe tratta dalla sua ultima raccolta poetica, La ballata del carcere di Reading:
And alien tears will fill for him
Pity’s long-broken urn,
For his mourners will be outcast men,
And outcasts always mourn.
E lacrime straniere colmeranno per lui
l’urna della pietà ormai infranta,
poiché i suoi piangenti saranno uomini reietti,
e i reietti piangono sempre.
Il significato delle parole
Queste frasi restituiscono l’essenza della poetica di Wilde.
Liriche e struggenti, parlano di un dolore riservato agli emarginati, gli unici a potersi riconoscere nel suo destino.
L’autore accetta di non essere compianto dai benpensanti, preferendo consegnare la sua memoria a coloro che vivono ai margini della società.
Una tomba tra scandalo e mito
Il monumento che sovrasta la sua tomba è opera dello scultore americano Jacob Epstein.
La scultura raffigura una sfinge alata, scolpita in un massiccio blocco di pietra, e suscita scalpore per la nudità esplicita e i genitali ben visibili dell’angelo.
Negli anni Sessanta due donne inglesi, scandalizzate, arrivano persino a danneggiare la scultura colpendola con pietre e ombrelli.
Ma le vicende non finiscono qui: dagli anni ’90, i baci lasciati con il rossetto da centinaia di visitatori trasformano la tomba in un mosaico di impronte colorate, tanto da rovinare la pietra e costringere a restauri e a una protezione in vetro.
Un simbolo che continua a vivere
Oggi la tomba di Oscar Wilde è uno dei luoghi più visitati del Père Lachaise.
Tra fiori, lettere e segni di affetto, rappresenta non solo un omaggio al genio letterario, ma anche un altare laico alla libertà, all’amore e alla diversità.
Il suo epitaffio, inciso per sempre, parla ancora agli “outcast” di ogni epoca, confermando la sua voce ironica e poetica come una delle più luminose della modernità.


















































































